mercoledì 3 Settembre 2025

Lega e Fratelli d’Italia continuano la crociata contro i centri sociali

La crociata di Lega e Fratelli d’Italia contro i centri sociali continua. Dopo lo sgombero dello storico Leoncavallo a Milano, le minacce alle esperienze controculturali si sono estese a macchia d’olio in tutta Italia, a partire dalla capitale, dove la Lega è passata all’attacco del Forte Prenestino, uno dei centri sociali più grandi e strutturati d’Europa. A Napoli, Fratelli d’Italia ha chiesto al sindaco dem Gaetano Manfredi lo sgombero di Villa Medusa, ex Opg – Je so’ pazzo e Lido Pola — tutti beni comuni urbani che godono di un regolare accordo con l’ente locale — cui si aggiunge l’Officina 99, al centro di una concessione in comodato d’uso. Il copione si ripete con il centro sociale Rivolta di Venezia, con il senatore meloniano Raffaele Speranzon che ha minacciato la revoca della concessione. La retorica della “legalità” da ristabilire si sta abbattendo, paradossalmente, su luoghi che nella gran parte dei casi non sono occupati ma dotati di permessi comunali e contratti di comodato d’uso, mostrando di fatto come queste battaglie siano guidate dal furore ideologico contro spazi di controcultura e opposizione politica e sociale.

A finire nel mirino delle forze di maggioranza sono anche le esperienze “istituzionalizzate”, come a Napoli, dove molti dei centri occupati hanno raggiunto un accordo col Comune per una concessione degli immobili ai fini sociali. Fratelli d’Italia spinge per chiudere il capitolo di coesistenza aperto sotto l’amministrazione De Magistris, chiedendo nello specifico lo sgombero di Villa Medusa, ex Opg – Je so’ Pazzo, Officina 99 e Lido Pola, divenuti nel tempo dei punti di riferimento per i propri quartieri. A Materdei, per esempio, l’ex Opg organizza da anni un teatro popolare, offre gratuitamente attività sportive, cura un laboratorio di fotografia e diversi sportelli, dalla medicina generale al lavoro, passando per la residenza per i senza fissa dimora. Di esperienze simili, formalizzate e non, è piena l’Italia. Il Viminale ha messo nel mirino oltre cento centri sociali occupati. A Roma viene ad esempio minacciato il Forte Prenestino, occupato e autogestito dal 1986. La struttura è uno dei quindici ex forti militari che dall’Ottocento circondano Roma, l’unico che grazie al lavoro degli attivisti è diventato socialmente vivibile e quindi aperto alla cittadinanza. In Veneto, Regione con una solida storia di centri sociali, Lega e Fratelli d’Italia hanno messo nel mirino Rivolta, Pedro e Bocciodromo, tra gli ultimi spazi autogestiti rimasti. «Lo sgombero del Leoncavallo? Se vinciamo, al centro sociale Rivolta succederà lo stesso», ha dichiarato il senatore Speranzon al Gazzettino, facendo riferimento alle elezioni del nuovo sindaco previste in primavera. A quanto pare l’obiettivo del centrodestra, in caso di vittoria, è di non rinnovare la convenzione col Comune per poi procedere con lo sgombero.

La caduta del Leoncavallo dopo 50 anni di attività e lavoro sul territorio ha generato un effetto domino per la destra securitaria di governo, che ha alzato l’asticella dello scontro verso i centri sociali e le esperienze controculturali, che tra molte contraddizioni rappresentano spesso delle vere e proprie anomalie nel paradigma neoliberista devoto all’estrazione di profitto. L’opposizione di centro-sinistra ha risposto puntando il dito verso il doppiopesismo nei confronti dei neofascisti di CasaPound che non sono stati sgomberati dal loro spazio occupato di via Napoleone III a Roma. Con il paradosso di chiedere di fatto lo sgombero di tutte le esperienze autogestite riducendo la questione sul piano del legalismo. Al margine del dibattito rimangono tuttavia le questioni essenziali: l’assenza nelle città di luoghi di aggregazione e servizi alla cittadinanza slegati dalle logiche commerciali che rendono di fatto i centri sociali spesso gli unici erogatori di servizi essenziali nei quartieri dove sono presenti; la concezione delle città sempre più come vetrine commerciali a uso di turisti e clienti all’interno delle quali non sono previste anomalie; e infine la criminalizzazione sistematica di ogni luogo di dissenso organizzato di cui spesso i centri sociali sono espressione. Oltre a questo, con le elezioni regionali alle porte, non è difficile scorgere nell’ennesima crociata per la sicurezza e la legalità un tentativo di spostare il dibattito pubblico verso argomenti più congeniali alla campagna elettorale.

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Salvatore Toscano

Laureato in Scienze Politiche e delle Relazioni Internazionali, per L’Indipendente si occupa di politica, diritti e movimenti. Si dedica al giornalismo dopo aver compreso l’importanza della penna come strumento di denuncia sociale. Ha vinto il concorso giovanile Marudo X: i buoni perché della politica.

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