Alcuni giorni fa il gruppo di hacker russi KillNet aveva fatto un annuncio clamoroso: l’esercito ucraino, tra morti, feriti e dispersi in battaglia, avrebbe perduto ben 1 milione e 721mila soldati. Una cifra all’apparenza spropositata e che proviene da fonti del nemico di battaglia, pubblicata dapprima sul canale Telegram russo Mash e poi anche dall’agenzia di stampa russa RIA Novosti, ma corredata da estratti di documenti ufficiali (anche personali dei militari) e foto dell’avvenuto hackeraggio compiuto dal gruppo di Anonymous russi. Un’operazione condotta insieme ad altri “pirati informatici russi” quali Palach Pro, User Sech e Beregini, raccontata nei particolari: l’apertura del “lucchetto” del cloud OneDrive dello Stato maggiore dell’esercito ucraino (custodito in un server Microsoft) trovato nel computer di uno dei responsabili della logistica militare ucraina, un certo Chernykh, grazie a un virus informatico che opera soltanto sul territorio ucraino: Niuans. I dati sulle perdite ucraine scoperti sono persino divisi anno per anno: 118.500 nel 2022, 405.400 nel 2023, 595.000 nel 2024, 621.000 nell’anno in corso.
Diversi terabyte di informazioni (custodite e in parte rese pubbliche dagli hacker) con dati personali di comandanti dell’esercito e anche l’elenco dei Paesi che stanno armando Kiev (scoprendo, ad esempio, che persino dal Kosovo sarebbero arrivati rifornimenti, se i dati fossero autentici).
Kiev si è affrettata a smentire quei numeri, affermando in più riprese che gli effettivi dell’esercito ucraino non superano le 880mila unità e che, perciò, è impossibile abbia subito quel numero di perdite. Anche tra alcuni “russologi” è serpeggiato un certo scetticismo sulla veridicità dei dati, ma non da parte di tutti.
«Dobbiamo calcolare che in Ucraina sono state indette, dall’inizio del conflitto nel febbraio 2022, almeno 20 mobilitazioni. Per avere un’idea, basti pensare che in Russia ne è stata indetta una soltanto – dice Stefano Orsi, analista politico e militare, curatore della pagina Telegram O-d.E.G Guerra Nato-Russia – non è peregrino pensare che dall’inizio del confronto bellico gli ucraini abbiano avuto tra le 300 e le 500mila unità militari perdute. Consideriamo che per ogni soldato morto ce ne sono almeno 5 feriti e arriviamo più o meno a quella cifra scoperta dagli hacker».
Dello stesso parere è Vassilij Nikolaevič Prozorov, ex colonnello dei servizi segreti ucraini SBU, passato nel 2019 dalla parte russa («ho visto crescere tra le fila dell’esercito ucraino un gran numero di fascisti e nazisti e non potevo accettarlo», si legge nella sua pagina russa di Wikipedia). Prozorov subì anche un attentato lo scorso anno a Mosca, da cui riuscì a uscire illeso. L’Indipendente lo ha raggiunto, a distanza, per conoscere la sua opinione nel merito di queste cifre.
«Dobbiamo considerare che il numero di 880mila effettivi dell’esercito ucraino fotografa appena la situazione del momento – dice Prozorov – a questo numero bisogna poi aggiungere le decine di migliaia che l’Ucraina richiama in servizio ogni mese. Non solo: chi combatte sul campo non è soltanto l’esercito (il VSU) ma anche la Guardia nazionale, la Polizia nazionale, la Polizia di frontiera: corpi militari che non vengono calcolati nelle file dello Stato maggiore. E delle cui perdite evidentemente Zelenskyj non tiene conto».
Si potrebbero aggiungere anche le migliaia di foreign fighters, tra cui, curiosamente, molti combattenti colombiani. «Io stesso sono stato sul campo di battaglia – continua Prozorov – e ho avuto modo di vedere con i miei occhi i corpi lasciati sul terreno dagli ucraini. Ho parlato con parecchi prigionieri e posso tranquillamente affermare che le perdite sono molto più alte di quelle denunciate da Kiev e superano abbondantemente il milione».
Il colonnello spiega anche il perché: «Chi possiede un armamento tecnologicamente più avanzato, come nel caso dei russi, provoca molte più perdite al nemico e ne subisce meno dalla propria parte». Prozorov smentisce anche il luogo comune secondo cui chi attacca (in questo caso i russi), pur avanzando, subisce più perdite di chi si difende perché necessariamente deve esporsi di più. Ma questo, spiega, poteva accadere tempo fa: «Oggi, con i droni che vanno in avanscoperta e sgombrano il terreno prima dell’assalto, non accade più che chi attacca perda più uomini. Se aggiungiamo a questo la nostra superiorità tecnico-militare, nell’artiglieria come nell’aviazione, questo spiega perché il numero dei caduti russi sia parecchio minore di quelli del nemico».
Secondo l’analista Orsi, addirittura nella fallita operazione ucraina nel Kursk l’esercito di Kiev avrebbe subito più perdite che in tutta la controffensiva del 2023, anch’essa conclusasi malamente.KillNet si muove su diversi fronti che riguardano i nemici della Russia: l’8 ottobre 2023, il giorno dopo l’assalto di Hamas a Israele partito da Gaza, gli hacker russi attaccarono i siti governativi israeliani. Motivo: Israele sosteneva l’Ucraina ed era quindi considerato ormai “traditore” della Russia.