Saputo dello sgombero in atto di una famiglia con bambini, decine di attivisti della Piattaforma di intervento sociale (PLAT) sono accorse in via Cherubini, a Bologna, trovando le manganellate delle forze dell’ordine. A seguito dello sfratto, un corteo spontaneo si è diretto verso la sede dei servizi sociali del Comune per pretendere una soluzione degna. Gli inquilini pagavano regolarmente l’affitto, ma quando il contratto di locazione è terminato non sono state fornite soluzioni alternative e, al momento dello sgombero, l’assistente sociale di riferimento si trovava in ferie. Il tutto a poche ore dal discorso della premier Giorgia Meloni a Rimini, dove lanciava l’importanza di un piano casa per aiutare le giovani famiglie in difficoltà.
«ISEE troppo alto per entrare in una casa popolare, troppo povero per il mercato privato dell’affitto»: questa la problematica del nucleo familiare, che risiedeva in via Cherubini da 19 anni pagando regolarmente l’affitto, secondo quanto denunciato dal PLAT. La situazione abitativa del capoluogo è infatti tra le più complesse e problematiche in Italia per i residenti: Bologna si trova infatti sul podio degli affitti più cari in Italia, con una media di 17 euro al metro quadro, subito dopo Milano (23 €/mq) e Firenze (21 €/mq). In aggiunta a ciò, vi sono circa 600 alloggi di edilizia pubblica sfitti per carenze manutentive e tra i 13 e i 15 mila alloggi privati vuoti.
A complicare ulteriormente la situazione del nucleo di via Cherubini vi era inoltre la presenza di due figli minori: secondo la legge, infatti, prima di procedere allo sfratto è necessario individuare una soluzione abitativa ad essi idonea. Nel caso in cui non fosse disponibile, si sospende la procedura – o, nei casi estremi in cui il locatario non sia disposto a prolungare la permanenza degli inquilini, si collocano temporaneamene i minori in una comunità. In nessun caso, insomma, questi possono essere mandati per strada. Secondo la denuncia del PLAT, invece, ai familiari non sarebbe stata data alcuna soluzione alternativa e anzi non si sarebbe nemmeno atteso il rientro dalle ferie dell’assistente sociale che seguiva il caso, con il quale le autorità avrebbero dovuto collaborare per proseguire con le pratiche di sfratto. La situazione economica della famiglia ha fatto sì che trovare una nuova sistemazione risultasse impossibile: un serpente che si morde la coda, insomma, che mette a nudo tutte le problematiche strutturali che compongono il problema dell’abitare a Bologna – così come in molte altre città italiane.
Nel febbraio di quest’anno, la città aveva chiesto al Parlamento Europeo di attivare un piano di emergenza proprio per far fronte alla crisi degli alloggi, che fa sì che le soluzioni abitative per famiglie a medio e basso reddito, studenti e lavoratori siano sempre meno. Il sindaco Matteo Lepore, insieme quelli di Roma e di altre città europee, avevano chiesto l’attivazione di misure quali il raddoppiamento delle risorse per i fondi di Coesione (da 7,5 a 15 miliardi di euro), maggiori investimenti in alloggi sociali a prezzi accessibili e attivazione delle clausole di salvaguardia previste nel nuovo Patto di Stabilità per escludere gli investimenti in alloggi dai massimali di deficit e debito. Mentre le soluzioni tardano ad arrivare, il governo opta per gestire le questioni sociali «trasformandole in una questione di ordine pubblico», come sottolinea il PLAT. Il reato di occupazione abusiva è peraltro centrale nel nuovo decreto Sicurezza, misura cardine del governo Meloni, che prevede il carcere tanto per chi occupa con non meglio specificate forme di violenza o minaccia un immobile (permettendo alla polizia di intervenire immediatamente per sgomberare gli occupanti) quanto per chi è solidale con l’occupazione.
Nel frattempo, il diritto all’abitazione per le famiglie è sempre meno garantito: «solo grazie alla determinazione delle atattivisti ed all’occupazione della sede dei servizi sociali la famiglia è riuscita ad evitare di finire in strada contrattando una soluzine alberghiera con un contributo mensile di centinaia di euro che consideriamo inadeguata e contro la quale continueremo a dare battaglia», riferisce il PLAT.
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