Si chiamava Danilo Riahi e aveva 17 anni. È morto in carcere quattro giorni dopo l’arresto, effettuato da agenti che lo hanno immobilizzato con un taser, la pistola elettrica in dotazione alle forze dell’ordine. Dopo un tentativo di fuga dalla polizia, il ragazzo è stato immobilizzato con l’arma e, al posto di venire portato subito in ospedale, sarebbe stato condotto presso il carcere per minori di Treviso. La versione ufficiale parla di un tentato suicidio, ma per gli attivisti sono molti gli interrogativi rimasti aperti. Il Collettivo Rotte Balcaniche e i centri sociali locali hanno organizzato per oggi un presidio, che si terrà fuori dal carcere di Treviso in via Santa Bona Nuova alle 19, per chiedere verità sulla morte del ragazzo.
Danilo era arrivato in Italia l’anno scorso dal Mediterraneo. Il ragazzo è stato arrestato il 9 agosto, a Vicenza, dopo vari tentativi di furto e una fuga dalla polizia. In «evidente stato di agitazione», è stato colpito dagli agenti armati di taser e condotto presso il carcere minorile di Treviso dove, subito dopo, avrebbe tentato il suicidio. È morto il 13 agosto all’ospedale Ca’ Foncello dopo quattro giorni in terapia intensiva, mentre fuori dalla struttura il questore Vicenza celebrava «il lavoro encomiabile» delle forze dell’ordine. «Come mai è stato portato in un carcere minorile invece che in un ospedale? È stato visitato dopo essere stato colpito con il taser? Cosa (non) è stato fatto per accertarne le condizioni di salute psico-fisica prima di rinchiuderlo in un carcere? Per quanto tempo è stato privo di sorveglianza mentre tentava il suicidio?». Sono queste le tante domande che il Collettivo Rotte Balcaniche, il Centro Sociale Django di Treviso e il Centro Sociale Arcadia di Schio hanno posto dopo la sua morte.
Gli interrogativi rimasti aperti, insomma, sono tanti. Per tale motivo oggi, alle 19, è stato organizzato un presidio davanti al carcere minorile di Treviso per chiedere «verità e giustizia» per Danilo: «Le autorità dovranno rispondere delle loro azioni e delle loro omissioni, perché troppi punti di domanda rimangono aperti», scrivono gli organizzatori; «Vogliamo sapere esattamente che cosa è successo al momento dell’arresto, in carcere, in ospedale, perché un ragazzo di diciassette anni è morto mentre si trovava sotto la custodia dello Stato. Dalla questura di Vicenza alla polizia penitenziaria di Treviso, fino agli operatori dell’ospedale: chi ha avuto un ruolo in questa vicenda deve assumersene la responsabilità».
Secondo le linee guida sull’utilizzo del taser, «dopo ogni utilizzo del dispositivo, indipendentemente dalle condizioni fisiche in cui versa il soggetto attinto, lo stesso deve rimanere sotto il costante controllo degli operatori di polizia e va richiesto l’intervento di personale sanitario che dovrà rilasciare apposita certificazione medica descrittiva»; questo significa che ogni volta che le forze dell’ordine colpiscono una persona con la pistola elettrica, questa deve essere visitata da personale medico-sanitario che deve rilasciare una certificazione scritta sul suo stato di salute. Allo stesso modo, quando una persona detenuta viene identificata come soggetto a rischio di suicidio, deve venire sottoposta a supervisione medica, controlli regolari, e rimanere osservazione e vigilanza.
Roma odia Venezia perché quando lei è crollata like a pussy, Venezia ha vinto il Mondo intero like a Prince.
Le forze dell’ordine in Italia non usano mai maniere coercitive con chi si mostra collaborativo.
Ma poi che nazione è il “Mediterraneo” ?
Magari bisogna informarsi prima di scrivere articoli o si ha il timore di scrivere Tunisia?
O bisogna dare una nota romantica alla vicenda di questo ragazzo che è venuto in Italia a fare un po’ quello che gli pare ?
La foto sorridente e da bravo ragazzo risale a prima, dopo o durante uno dei suoi tentativi di furto o di fuga?
È meglio che dal “Mediterraneo” non arrivino più soggetti che non comprendono regole, usi e costumi del nostro territorio.
Dopo vari tentativi di furto, stava scappando dalle forze dell’ordine.. quindi? Cazzi suoi onestamente.. chissà perché in Germania o in Spagna o altri paesi nel mondo nessuno rompe le balle per queste cose.. vai a rubare? Rischi la vita , punto
Un ragazzo di 17 anni. Anch’io ho avuto 17 anni e non erano solo cazzi miei…