Una richiesta di informazioni di routine si trasforma in un caso di potenziale violazione della privacy e di mancanza di sensibilità verso l’universo delle disabilità. È quanto accaduto tra Marco Macrì, vigile del fuoco genovese e padre di un bimbo disabile, e Gardaland, il celebre parco divertimenti italiano. La vicenda ha inizio con una semplice email inviata a Gardaland da Macrì, che annunciava una visita familiare a settembre e chiedeva chiarimenti su bigliettazione, accesso prioritario e strutture alberghiere sensibili ai bisogni del figlio, specificando la condizione di disabilità. In risposta, il Customer Care di Gardaland lo ha avvertito che, per valutare la richiesta, il parco chiede espressamente l’invio di una «certificazione di disabilità» che sia «completa di diagnosi», specificando di aver bisogno del verbale 104 INPS completo senza omissis. Da qui la protesta di Macrì, che ha contattato L’Indipendente per fare luce sul caso, segnalando l’accaduto al Garante della Privacy.
«Per poter valutare la Sua richiesta in anticipo, La invitiamo cortesemente ad inoltrarci in allegato la certificazione di disabilità in Suo possesso (verbale 104 INPS completo, NO OMISSIS, NO Disability Card) completa di diagnosi. Una volta ricevuto quanto richiesto, inoltreremo la documentazione all’Ufficio preposto, che procederà alla valutazione del caso». Questo il contenuto della mail inviata da un impiegato di Gardaland a Macrì, visionata da L’Indipendente. Il genitore del bambino disabile ha risposto in maniera molto dura, accusando il Parco divertimenti di aver messo in atto una «prassi totalmente inappropriata e chiaramente in contrasto con le normative sulla privacy». La richiesta del parco, quindi, viene tacciata dal vigile del fuoco di essere «invasiva, contraria alla legge e profondamente indelicata». Secondo la denuncia di Macrì, risulta in palese contrasto con il GDPR (che protegge i dati sanitari come categorie particolarmente sensibili), bypassando del tutto lo strumento della Disability Card, istituita proprio per «tutelare la privacy delle persone con disabilità» senza dover «divulgare informazioni personali e delicate».
In seguito a questa presa di posizione, Gardaland ha replicato attraverso un altro impiegato, cercando di chiarire le proprie ragioni. La richiesta della certificazione completa viene motivata con l’esigenza di garantire la massima sicurezza e di erogare servizi aggiuntivi, come l’accesso prioritario, solo a chi ne ha effettivo diritto. Il parco spiega di avere un ufficio dedicato (Welcome Desk) per personalizzare l’esperienza e che, nel caso di disabilità non visibili, la certificazione sarebbe l’unico modo per accertare l’eligibilità ai servizi. Pur ammettendo di accettare la Disability Card per la sola emissione del biglietto d’ingresso, il parco ne esclude l’utilizzo per la valutazione dell’accesso prioritario.
«Al cinema, nei musei, allo stadio è sufficiente esibire la Disability Card europea, strumento ufficiale riconosciuto dall’UE e dallo Stato italiano per attestare la condizione senza rivelare dati sensibili – dice Macrì a L’Indipendente –. La prassi di Gardaland appare dunque in contrasto con le normative europee e italiane». Macrì aggiunge che il Regolamento UE 2016/679 (GDPR) e il Codice della Privacy (D.lgs. 196/2003) «stabiliscono che i dati sanitari sono “categorie particolari di dati personali”, trattabili solo con garanzie rafforzate e in stretta necessità» e dunque «chiederli via email non cifrata è una palese violazione delle regole di sicurezza». «Aggiungo che la Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità, ratificata dall’Italia nel 2009 – conclude Macrì – sancisce il diritto di accedere alla vita culturale, ricreativa e al tempo libero senza discriminazioni né umiliazioni burocratiche». Per questo motivo, il vigile del fuoco ha inviato una PEC al Garante della Privacy chiedendo «un intervento urgente a tutela della riservatezza e della dignità delle persone con disabilità».
Che quella denunciata da Marì sia una prassi consolidata da parte di Gardaland è ampiamente riscontrabile visionando le recensioni online dell’esperienza del Parco divertimenti. «Ferragosto a Gardaland con un figlio disabile, doveva essere una bella giornata di divertimento, invece… – scrive Roberta G. sul portale Tripadvisor -. Ci presentiamo con i biglietti per tutta la famiglia e all’ingresso riservato ai disabili con l’intento di chiedere il salta coda ci viene chiesta documentazione che attesta la disabilità. Presentiamo la disability card come già fatto in altri parchi divertimento e sempre accettata, ci viene chiesto il verbale di invalidità, lo presentiamo con le scritte OMISSIS, il ragazzo ci chiede quello con la diagnosi. Al che protestiamo per violazione della privacy, ma l’addetto dice che devono averlo, altrimenti niente salta-coda (ricatto?)». In un altro commento, pubblicato nel mese di giugno, si legge: «Ho portato i miei nipoti al parco divertimento di Gardaland. Qui ho mostrato agli addetti la Disability Card ed ho chiesto cortesemente un salta fila, che mi è stato negato: chiedevano il verbale cartaceo della commissione medica dove sono scritte le patologie e credo che la richiesta vada al di là del consentito (Privacy). Ma veramente pensate che a 75 anni sia partito da Roma per scroccare un ingresso gratuito e divertirmi a fare interminabili file, ed attendere i miei nipoti che fruiscano e partecipano ai vari eventi sotto il sole?».