sabato 16 Agosto 2025

Trump-Putin parlano assieme e annunciano “grandi progressi”, ma nessun dettaglio

L’aspettativa era quella tipica di un momento storico e, sotto molti aspetti, l’attesa è stata ripagata. Ieri, venerdì 15 agosto, il presidente americano Trump e il presidente russo Putin hanno tenuto un colloquio privato di quasi tre ore alla Joint base Elmendorf-Richardson a Anchorage, in Alaska, incentrato sulla risoluzione del conflitto russo-ucraino. Un incontro, a detta di entrambi e dei rispettivi staff di consiglieri che li hanno coadiuvati, «molto positivo». Prima del vertice, i due leader si erano già incontrati in aeroporto, dove, a favore di telecamera, avevano mostrato grande affinità e confidenza reciproca. L’incontro è sfociato in un punto stampa in cui Trump e Putin si sono spesi in vicendevoli lodi, auspicando un riavvicinamento tra Stati Uniti e Russia sul versante politico-commerciale. Putin ha aperto alla prospettiva della pace in Ucraina, mentre Trump ha fatto riferimento ad alcuni punti su cui non si è ancora giunti a un accordo, mostrandosi però ottimista. Al momento non ci sono le condizioni per un cessate il fuoco, ma tutti gli indicatori – sebbene i dettagli del colloquio non siano stati resi noti – dimostrano la potenziale crucialità di questo primo passo.

Attorno alle 21 italiane di ieri (le 11 locali), il Presidente russo Putin è arrivato alla Base Congiunta Elmendorf-Richardson di Anchorage, in Alaska, dove lo aspettava il presidente USA Donald Trump, con cui non si incontrava dal 2019. Quest’ultimo lo ha accolto con grandi sorrisi e addirittura con un applauso, catturato dalle telecamere in diretta (un frammento video che è stato poi fatto sparire dai filmati pubblicati dagli account ufficiali della Casa Bianca). I due leader hanno successivamente percorso insieme un tappeto rosso passando davanti alla guardia d’onore, prima di salire a bordo della stessa auto – fattore non scontato – che li ha portati al luogo del vertice. E, se come spesso si dice, “la forma è anche sostanza”, tutto faceva presagire che l’occasione non sarebbe stata persa. Ai colloqui, a porte chiuse, hanno partecipato, per la Russia, il ministro degli Esteri Sergei Lavrov e il consigliere Yuri Ushakov; per gli USA c’erano il segretario di Stato Marco Rubio e l’inviato speciale Steve Witkoff. Il meeting è durato due ore e quarantacinque minuti, poi i due leader hanno raggiunto la sala stampa per rilasciare le dichiarazioni di rito, senza però rispondere alle domande dei giornalisti presenti. Sullo sfondo, campeggiava l’eloquente scritta “perseguire la pace”.

Contravvenendo al protocollo, a prendere la parola per primo non è stato il “padrone di casa” Donald Trump, ma il suo omologo russo, che ha parlato per 8 minuti (il doppio del tempo rispetto al tycoon). «Ringrazio il mio collega per avermi invitato in Alaska – ha detto Putin – siamo vicini, molto vicini». Lodando il presidente Trump per averlo accolto in modo «affettuoso» e ribadendo che, se nel 2020 «fosse stato lui il presidente, non ci sarebbe stato il conflitto», Putin ha affermato: «Siamo orientati a concludere la guerra con l’Ucraina ma dobbiamo garantire la sicurezza della Russia. Dovevamo incontrarci con gli Stati Uniti, dobbiamo voltare pagina e ristabilire rapporti che non erano mai così bassi dal tempo della guerra fredda. Dobbiamo agire in campo politico ma anche in campo economico». Nel suo intervento, Putin ha dichiarato che, per risolvere la guerra in Ucraina, occorre «eliminare le cause profonde di quel conflitto, considerare tutte le legittime preoccupazioni della Russia e ristabilire un giusto equilibrio di sicurezza in Europa e nel mondo», aggiungendo di essere concorde con Trump sul fatto che «anche la sicurezza dell’Ucraina dovrebbe essere garantita. Nonostante il clima positivo, come era prevedibile, non è stato subito raggiunto un accordo sul cessate il fuoco e sulla fine del conflitto. «Ci sono stati molti, moltissimi punti su cui abbiamo concordato, direi un paio di punti importanti su cui non siamo ancora arrivati, ma abbiamo fatto qualche progresso», ha detto Donald Trump, che ha annunciato che avrebbe sentito a breve il presidente ucraino Zelensky e i rappresentanti della NATO.

La prima importante reazione al vertice Trump-Putin è arrivata dal presidente ucraino Vladimir Zelensky, che su X ha annunciato che lunedì incontrerà Trump a Washington D.C. «per discutere tutti i dettagli riguardanti la fine delle uccisioni e della guerra» e di essere «grato per l’invito». Confermando che il presidente USA lo ha «informato del suo incontro con il leader russo e dei punti principali della loro discussione», Zelensky ha ribadito la sua «disponibilità a lavorare con il massimo sforzo per raggiungere la pace» e a sostenere «la proposta del presidente Trump di un incontro trilaterale tra Ucraina, Stati Uniti e Russia».

Il vertice in Alaska ha suscitato grande attenzione sulla stampa russa, che, seppure solitamente assai “abbottonata”, ha evidenziato due temi principali: la «chance per la pace» in Ucraina e le prospettive di rafforzamento delle relazioni tra Mosca e Washington, anche sotto il profilo della «cooperazione commerciale». L’agenzia Ria Novosti ha sottolineato l’opportunità di porre fine al conflitto in Ucraina grazie alla proposta di Putin. Anche il giornale Izvestia si è concentrato sulla stessa questione, evidenziando l’annuncio del presidente russo riguardo alla possibilità di una risoluzione del conflitto, ma ha ampliato la sua analisi, esplorando le prospettive di una collaborazione più ampia tra le due potenze, con un focus sulla cooperazione economica e commerciale. Nel suo intervento, infatti, Putin non ha mancato di citare l’attualità della collaborazione nell’Artico e dei contatti interregionali, inclusi quelli tra l’Estremo Oriente russo e la West Coast americana. Ed è forse proprio questo il vero punto di svolta, che potrebbe costituire il prodromo per un riavvicinamento che vada oltre il solo capitolo della guerra russo-ucraina.

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Stefano Baudino

Laureato in Mass Media e Politica, autore di dieci saggi su criminalità mafiosa e terrorismo. Interviene come esperto esterno in scuole e università con un modulo didattico sulla storia di Cosa nostra. Per L’Indipendente scrive di attualità, politica e mafia.

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