Nel contesto di generale ostilità che oppone i Paesi baltici alla Russia, l’Estonia ha aggiunto un ulteriore tassello nelle azioni contro la Nazione eurasiatica confinante. Ha infatti deciso di installare cancelli scorrevoli e blocchi stradali nei tre valichi di frontiera estoni con la Russia per bloccare la circolazione di persone e veicoli in pochi secondi. Le barriere sono state installate al valico di frontiera di Narva, nel nord del Paese, e ai valichi di Koidula e Lujamaa, nel sud, per un costo complessivo di circa tre milioni di euro. Il governo estone ha giustificato la nuova misura citando l’ingresso di trenta migranti irregolari provenienti dal territorio russo. Secondo le guardie di frontiera, grazie alle nuove installazioni, ora saranno sufficienti circa tre secondi per chiudere i posti di controllo. «Non possiamo mai escludere completamente un attacco migratorio ai nostri confini», ha dichiarato Peter Maran, responsabile del valico di frontiera sud-orientale.
Il problema dei flussi migratori illegali coinvolge anche cittadini estoni che tentano di entrare senza documenti in Russia: negli ultimi anni, infatti, diverse persone hanno provato ad attraversare illegalmente il confine aggirando i posti di blocco. A Lujamaa, ad esempio, recentemente un conducente lettone ubriaco alla guida di uno scooter ha tentato di attraversare il valico per entrare in Russia senza fermarsi al posto di blocco, ma è stato ostacolato grazie al nuovo sistema.
Al di là del problema migratorio, il nuovo provvedimento del governo estone riflette in realtà una più profonda avversione storica non solo nei confronti della Russia, ma anche dei suoi cittadini: i Paesi baltici, infatti, al momento dell’indipendenza dall’Unione sovietica non hanno riconosciuto la cittadinanza ai cittadini russi che vivevano sul loro territorio e, ancora oggi, in Estonia e Lettonia la minoranza russa – costituita da migliaia di persone – vive senza essere riconosciuta da alcuna madrepatria. Si tratta dei cosiddetti russi “apolidi”, che ancora oggi posseggono i passaporti grigi per non-cittadini e non hanno accesso al diritto di voto o al pubblico impiego. Quest’anno, inoltre, con il pretesto di invasione da parte di Mosca, il governo estone ha deciso, attraverso una riforma del sistema scolastico, di abolire la lingua russa dalle scuole entro il 2030, sostituendola con l’uso esclusivo dell’estone e rendendo il russo una lingua «straniera». Una decisione che rischia di esasperare le discriminazioni etniche fomentando l’attrito tra russi e estoni.
La decisione di installare barriere ai valichi di frontiera si inserisce in questo contesto e avviene proprio in un momento in cui gli Stati Uniti e la Russia stanno cercando una possibile strada per avviare i negoziati, attraverso l’incontro tra Trump e Putin previsto in Alaska il prossimo 15 agosto. Rispetto alla volontà di Washington di instaurare quantomeno un dialogo con il Cremlino, l’Ue e in particolare i Paesi baltici continuano a prepararsi per quella che definiscono una sempre più probabile guerra contro la Russia. Per questa ragione, le tre Repubbliche baltiche, insieme a Finlandia e Polonia, hanno deciso di ritirarsi dalla convenzione di Ottawa, che vieta l’uso di mine antiuomo, pianificando di disseminare i territori al confine con la Federazione russa con milioni di mine. Oltre a questo, in molte nazioni nordiche sono state incrementate esercitazioni e simulazioni di guerra per prepararsi a quella che considerano una possibile invasione.
L’attuale decisione di bloccare i valichi non fa altro che inasprire le relazioni già tese con la Russia, confermate anche dall’annunciata espulsione di un diplomatico russo dall’ambasciata estone, definito «persona non grata». I Paesi baltici sono saldamente schierati a fianco dell’Ucraina e non sono inclini a concessioni o negoziati per risolvere il conflitto che da tre anni si svolge nel cuore dell’Europa. Pochi giorni fa, infatti, hanno dichiarato in una nota – insieme a Danimarca, Norvegia, Finlandia, Islanda e Svezia – di «riaffermare il principio secondo cui i confini internazionali non possono essere modificati con la forza». Il tutto mentre, in vista dell’incontro tra Trump e Putin, diversi funzionari e politici cominciano a parlare della necessità di uno scambio di territori. Similmente, il capo della politica estera dell’Unione europea, l’estone Kaja Kallas, ha dichiarato domenica che qualsiasi accordo tra Washington e Mosca per porre fine alla guerra in Ucraina deve includere l’Ucraina e l’UE, aggiungendo che «tutti i territori temporaneamente occupati appartengono all’Ucraina». L’installazione delle barriere ai valichi di frontiera con la Russia non solo inasprisce le tensioni con la Russia, ma riassume anche la fondamentale chiusura verso ogni soluzione diplomatica, che non lascia altra via di risoluzione delle controversie se non la guerra.
Tutti i paesi nordici insieme non fanno la popolazione dell’Italia e un centesimo della nostra ricchezza artistica e culturale.
Tutta la loro ricchezza è dovuta solo al razzismo del popolo USA che quando in famiglia si accorge di essere troppo nero, è disposto a spendere qualsiasi cifra per fare entrare qualche bionda o biondo a rischiararne la pelle, per quanto oca sia.
La loro paura della Russia è giustificata solo dalla loro nullità e dai ricordi di come non furono in grado di resistere nemmeno alla Germania.
Gli Estoni, per vivere in pace, dovrebbero togliersi quanto prima la Kallas dai piedi.
Barriere, muri, divisioni, discriminazione, odio…. proprio lo specchio dell’europa
Che dio vi maledica