martedì 12 Agosto 2025

Jimmy Lai: il processo simbolo su cui si misura il futuro democratico di Hong Kong

Il 14 agosto 2025 la corte speciale di Hong Kong ascolterà le arringhe finali nel processo a Jimmy Lai, imprenditore e attivista pro-democrazia e cittadino del regno Unito detenuto da oltre quattro anni con accuse legate alla controversa Legge di Sicurezza Nazionale imposta mentre infuriavano le proteste popolari del 2020. Accusa e difesa presenteranno le rispettive sintesi delle prove, prima che i tre giudici — nominati direttamente dal capo del governo e che decideranno in assenza di giuria — si ritirino per deliberare. Dopo le arringhe, la sentenza potrebbe richiedere settimane o mesi. In caso di condanna per “collusione con forze straniere” e altri reati previsti dalla legge, Lai rischia l’ergastolo.

Si tratta di un momento di particolare rilevanza per il significato politico che il caso ha assunto nel dibattito globale sui diritti e le libertà a Hong Kong. «A quattro anni dal suo arresto le autorità di Hong Kong hanno una strategia chiara: mantenere il processo in corso, sfumare la strada e sperare che il mondo dimentichi Jimmy Lai», ha dichiarato la direttrice delle campagne di Reporter Senza Frontiere (RSF). Nel 2020, la stessa organizzazione aveva conferito a Lai il Premio Speciale per la Libertà di Stampa.

La vicenda di Jimmy Lai non può essere compresa senza ripercorrere la sua storia personale. Nato a Canton (Guangzhou), grande città portuale cinese, nel 1947, Lai lasciò la Cina nel 1961 all’età di 12 anni, arrivando clandestinamente a Hong Kong nascosto nella stiva di un’imbarcazione. Iniziò a lavorare come operaio tessile, dormendo in fabbrica e vivendo con mezzi minimi; grazie a intraprendenza e determinazione divenne direttore di stabilimento entro i vent’anni. Nel 1981 fondò Giordano, catena di abbigliamento che crebbe fino a diventare un marchio internazionale.

Il massacro di piazza Tiananmen del 1989 rappresentò il punto di svolta politico nella sua vita. Lai sostenne apertamente il movimento democratico e iniziò a criticare pubblicamente la leadership di Pechino, attirandosi l’ostilità del Partito Comunista Cinese. In quello stesso anno lanciò il magazine Next e, nel 1995, il quotidiano Apple Daily, noto per il suo stile popolare e la linea editoriale critica verso il governo centrale. Negli anni successivi fu bersaglio di boicottaggi e pressioni economiche. L’entrata in vigore della Legge di Sicurezza Nazionale nel 2020 segnò una svolta definitiva: nell’agosto di quell’anno venne arrestato con accuse gravi, tra cui collusione con forze straniere e pubblicazione di materiale sovversivo.

Il processo attuale è iniziato il 18 dicembre 2023 e ha visto mesi di deposizioni, comprese oltre cinquanta giornate di testimonianza diretta di Lai. Nel luglio 2024, come riportato da Reuters, il tribunale di Hong Kong ha respinto la richiesta dei legali di porre fine anticipatamente al processo, stabilendo che esistevano prove sufficienti per procedere. In quell’occasione, i giudici fissarono la ripresa delle udienze al 20 novembre 2024, tappa intermedia che ha portato alla chiusura della fase istruttoria e alla fissazione della data del 14 agosto come ultimo atto in aula prima che la corte decida

Per i sostenitori di Lai, un’eventuale condanna rappresenterebbe un ulteriore passo nella trasformazione della città da centro libero a territorio sottoposto a un controllo politico stretto da parte di Pechino. Tra i suoi sostenitori internazionali figura anche Jennifer Robinson, nota per essere stata l’avvocato chiave nella liberazione di Julian Assange — giornalista e fondatore di WikiLeaks perseguito dagli Stati Uniti per la pubblicazione di documenti segreti.

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