martedì 12 Agosto 2025

Crosetto: “Netanyahu ha perso la ragione e va fermato”, il governo farà finalmente qualcosa?

Per la prima volta, un membro del governo italiano ha duramente attaccato il premier israeliano Benjamin Netanyahu per i massacri a Gaza e ipotizzato conseguenze per le sue azioni. Si tratta del ministro della Difesa italiano, Guido Crosetto, che ha rilasciato un’intervista a La Stampa dai toni molto accesi. «A Gaza siamo di fronte alla pura negazione del diritto e dei valori fondanti della nostra civiltà» ha dichiarato il capo del dicastero di via XX Settembre, aggiungendo che «non convince più» la motivazione della «legittima difesa di una democrazia di fronte a un terribile attacco terroristico», e che «contro l’occupazione di Gaza e alcuni atti gravi in Cisgiordania» occorre «prendere decisioni che obblighino Netanyahu a ragionare». Si attende ora di vedere se alle dure parole di Crosetto seguiranno fatti da parte del governo Meloni, che si è finora contraddistinto come uno dei maggiori difensori d’Israele in Europa, al punto da rinunciare – tra i pochi – al riconoscimento dello Stato di Palestina e votare contro la revisione dell’accordo di associazione UE-Israele.

Crosetto si è espresso senza mezzi termini sulle colonne del giornale diretto da Andrea Malaguti, intervistato dal giornalista Alessandro De Angelis. «Noi siamo impegnati sul fronte degli aiuti umanitari, ma oltre alla condanna bisogna ora trovare il modo per obbligare Netanyahu a ragionare». Secondo il ministro, infatti, «non sarebbe una mossa contro Israele, ma un modo per salvare quel popolo da un governo che ha perso ragione e umanità», dal momento che occorre sempre «distinguere i governi dagli Stati e dai popoli come dalle religioni che professano». Un discorso che «vale per Netanyahu, vale per Putin, i cui metodi, ormai, pericolosamente si assomigliano». Un conto, ha dichiarato il ministro, «è liberare Gaza da Hamas, un conto dai palestinesi. La prima si può chiamare liberazione. Cacciare invece un popolo dalla sua terra è ben altro, e il termine usato mi pare del tutto improprio». Crosetto afferma l’esecutivo di Tel Aviv «non è disposto a dialogare» poiché «ha assunto una linea fondamentalista e integralista». Non si tratta più di «legittima difesa», ha evidenziato il ministro, ma «un progetto di segno diverso: la conquista di un territorio straniero mettendo in conto una catastrofe umanitaria».

In realtà, fino ad oggi, nessuna delle timide e sparute critiche avanzate da ministri del governo italiano nei confronti di Israele ha mai portato ad alcuna conseguenza tangibile. Dopo quasi due anni di violenze e oltre 50mila morti, solo lo scorso luglio – e solo in seguito all’attacco contro la chiesa cattolica a Gaza – l’esecutivo Meloni ha trovato il tempo di condannare gli attacchi israeliani, ma ha evitato azioni concrete. Nonostante le parole di Giorgia Meloni e Antonio Tajani contro Israele, l’Italia non ha infatti intrapreso misure politiche decisive, come il riconoscimento dello Stato di Palestina, sospensione dei trattati con Israele o sanzioni contro i responsabili israeliani. Anche la proposta di sospendere il memorandum di cooperazione militare con Israele, che sarebbe conforme agli obblighi internazionali, è stata completamente ignorata, così come l’interruzione dell’Accordo di associazione UE-Israele.

L’Italia ha rifiutato anche iniziative come il blocco del commercio di armi verso Israele o la sospensione degli scambi con le colonie israeliane, nonostante il parere della Corte Internazionale di Giustizia che considera illegali gli insediamenti nei territori occupati. Mentre Stati come Belgio, Spagna e Regno Unito hanno intrapreso azioni simili, il nostro Paese ha impedito che tali misure venissero adottate, rimanendo in una posizione di sostegno implicito a Israele. Anche per quanto riguarda le sanzioni, mentre altri Paesi europei hanno agito contro i coloni israeliani e i ministri estremisti, l’Italia ha opposto resistenza, definendo le sanzioni contro Tel Aviv come «velleitarie». Ora il ministro Crosetto sembra essere uscito allo scoperto in maniera chiara. Solo il tempo chiarirà se questa “fuga in avanti” potrà essere foriera di un cambio di rotta da parte dell’esecutivo sulla lettura dei massacri in Palestina da parte del governo israeliano.

Nel frattempo, nella Striscia di Gaza si continua a morire di morte violenta e di stenti. Solo dall’alba di oggi, come attestato da Al Jazeera, nel governatorato di Khan Younis almeno cinque persone sono state uccise in un attacco israeliano contro una tenda che ospitava civili sfollati nella zona di al-Mawasi. Nella città di Gaza, che Israele ha dichiarato di voler invadere, almeno quattro persone sono state uccise e altre sono rimaste ferite in un attacco aereo su un appartamento nella zona di al-Sahaba. Pesanti bombardamenti hanno colpito anche altre abitazioni nella città di Gaza, provocando ulteriori 8 morti. Almeno 20 persone sono rimaste intrappolate sotto le macerie dopo che è stata colpita una struttura residenziale nei pressi della moschea di al-Faruq. Inoltre, il Ministero della Salute di Gaza ha registrato cinque morti dovute a carestia e malnutrizione nelle ultime 24 ore, tra cui due bambini, il che porta il numero totale di decessi correlati alla fame registrati dal 7 ottobre 2023 a 227. 103 di questi erano bambini.

Avatar photo

Stefano Baudino

Laureato in Mass Media e Politica, autore di dieci saggi su criminalità mafiosa e terrorismo. Interviene come esperto esterno in scuole e università con un modulo didattico sulla storia di Cosa nostra. Per L’Indipendente scrive di attualità, politica e mafia.

Ti è piaciuto questo articolo? Pensi sia importante che notizie e informazioni come queste vengano pubblicate e lette da sempre più persone? Sostieni il nostro lavoro con una donazione. Grazie.

L'Indipendente non riceve alcun contributo pubblico né ospita alcuna pubblicità, quindi si sostiene esclusivamente grazie agli abbonati e alle donazioni dei lettori. Non abbiamo né vogliamo avere alcun legame con grandi aziende, multinazionali e partiti politici. E sarà sempre così perché questa è l’unica possibilità, secondo noi, per fare giornalismo libero e imparziale. Un’informazione – finalmente – senza padroni.

Articoli correlati

1 commento

Iscriviti a The Week
la nostra newsletter settimanale gratuita

Guarda una versione di "The Week" prima di iscriverti e valuta se può interessarti ricevere settimanalmente la nostra newsletter

Ultimi

+ visti