È di 466 persone il bilancio degli arresti effettuati dalla polizia metropolitana di Londra in occasione delle ultime ingenti mobilitazioni lanciate a sostegno di Palestine Action, il gruppo di attivisti che porta avanti azioni di sabotaggio contro le multinazionali coinvolte nel genocidio palestinese, recentemente messo al bando dal governo britannico. Le proteste londinesi si sono svolte ieri, sabato 9 agosto, e fanno parte di un più ampio sollevamento a supporto del gruppo e contro le politiche del governo britannico. Secondo l’associazione Defend Our Juries, gli arresti di sabato segnerebbero un nuovo record per il numero più alto di arresti mai effettuati nella storia dalla polizia metropolitana in una singola protesta. Palestine Action è stato inserito nella lista dei gruppi terroristici dopo che alcuni suoi attivisti sono entrati in una base della Royal Air Force, danneggiando alcuni aerei. Con la messa al bando per terrorismo, chiunque mostri supporto per il gruppo è passibile di incriminazione.
Le proteste a favore di Palestine Action sono state lanciate venerdì e prevedevano una più ampia mobilitazione di tre giorni per contestare in generale le politiche del governo britannico. Non è chiaro se, visto il grande numero di arresti e il dispiegamento di forze dell’ordine, le proteste continueranno ancora oggi. Nella prima giornata di manifestazione, i dimostranti si sono riuniti nelle vicinanze di alberghi utilizzati per ospitare i richiedenti asilo nelle aree di Islington e di Canary Wharf. Da quanto comunica la polizia metropolitana, alcuni manifestanti si sarebbero presentati con il volto coperto da una kefiah, tradizionale sciarpa palestinese, e al termine della giornata sarebbero state fermate quattro persone. Il giorno dopo, invece, circa 800 persone, si sono radunate in presidio presso Parliament Square, mentre altre centinaia si sono mosse in corteo verso Russell Square. Le forze dell’ordine hanno reso noto che chiunque avesse mostrato anche il minimo supporto a Palestine Action sarebbe stato arrestato. Secondo le ricostruzioni della polizia metropolitana, le persone arrestate, tra cui figurano anche anziani, sono state fermate perché esponevano cartelli di sostegno al gruppo o perché in possesso di adesivi dell’organizzazione da affiggere nella piazza. La polizia sostiene di avere arrestato tutte le persone dotate di adesivi o simboli che richiamavano a Palestine Action, ma l’associazione Defend Our Juries smentisce tale affermazione. Le forze dell’ordine affermano inoltre di avere arrestato altre otto persone per altri motivi.
Secondo la stessa Defend Our Juries, con 474 arresti totali, quella di sabato è stata la singola manifestazione con più arresti nella storia della capitale britannica. Non è tuttavia la prima volta che le forze dell’ordine del Paese arrestano in massa persone che protestano a favore di Palestine Action, tanto che, nelle prime due settimane successive alla messa al bando del gruppo, la polizia britannica aveva già arrestato quasi 200 persone per lo stesso motivo. Palestine Action è stato inserito nella lista dei gruppi terroristici lo scorso 7 luglio, e da allora chiunque collabori con l’organizzazione, promuova le sue attività o manifesti a suo favore è passibile di arresto. Gli attivisti sono noti per le loro attività di sabotaggio, che hanno spesso portato a risultati concreti, inducendo diverse aziende a interrompere i rapporti con l’israeliana Elbit, costringendo alla chiusura di fabbriche e cancellando importanti contratti – come il progetto Watchkeeper da 2,1 miliardi di sterline. Un tribunale britannico ha ammesso la facoltà del gruppo di presentare ricorso contro la decisione del governo britannico, che gli attivisti paiono intenzionati a presentare.