sabato 2 Agosto 2025

La retromarcia di Zelensky: l’Ucraina reintroduce l’anticorruzione dopo le proteste

Messo sotto pressione da un’ondata imponente di proteste popolari e dagli stessi vertici dell’Unione Europea, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha fatto marcia indietro sulla contestata legge che elimina l’indipendenza delle agenzie anticorruzione, firmata solo la scorsa settimana. Migliaia di manifestanti si sono radunati a Kiev e in altre città ucraine scandendo slogan come «vergogna!» e «il popolo è il potere», mentre alti funzionari europei hanno avvisato il capo ucraino che la legge metteva a repentaglio la possibilità del Paese di aderire all’Ue. Stretto tra il malcontento popolare e i moniti dell’UE, Zelensky ha rapidamente cambiato direzione, firmando ieri un nuovo disegno di legge che «garantisce l’assenza di qualsiasi tipo di influenza o interferenza esterna» sulle agenzie anticorruzione del Paese. Il tutto anche per disinnescare una crisi politica che ha compromesso la sua stessa credibilità. Il nuovo disegno di legge è stato approvato con 331 voti a favore e nessun contrario. Successivamente, il presidente ucraino si è affrettato a sottolineare su Telegram che «L’Ucraina è una democrazia. Non ci sono dubbi».

Il nuovo disegno di legge annulla gli emendamenti che conferivano al procuratore generale, scelto dal presidente stesso, la possibilità di interferire nelle indagini delle agenzie anticorruzione, ossia l’Ufficio Nazionale Anticorruzione e la Procura Speciale Anticorruzione (NABU e SAPO). Il provvedimento, infatti, avrebbe permesso a Zelensky di proteggere i suoi alleati dalle indagini e da eventuali azioni penali. Del resto, la NABU ha accusato di corruzione 71 persone tra parlamentari e ex parlamentari, 31 dei quali risiedono ancora nel parlamento ucraino. Inoltre, mentre Zelensky firmava il disegno di legge la scorsa settimana, sia la NABU che la SAPO stavano indagando sulle accuse di corruzione che coinvolgono alcuni dei suoi più stretti alleati di governo. Se da un lato, la maggior parte dei parlamentari che la scorsa settimana hanno votato a favore della legge contestata hanno ammesso di aver commesso un errore, dall’altro, alcuni esponenti di rilievo della politica ucraina, come Julia Tymoshenko, hanno difeso l’iniziativa legislativa che sopprime l’indipendenza delle agenzie anticorruzione. «Questo disegno di legge, presentato dal presidente sotto una pressione colossale, non riguarda NABU e SAPO, né la lotta alla corruzione. NABU e SAPO sono organi di pressione politica sul governo ucraino dall’esterno. Non siamo un Paese che può essere governato da potenze straniere come un cane al guinzaglio», ha affermato l’imprenditrice energetica e politica ucraina, tra le principali sostenitrici della rivoluzione arancione del 2004.

Lo stesso Zelensky, in un discorso tenuto il 23 luglio ha sostenuto che l’obiettivo del governo non era quello di smantellare l’apparato anticorruzione bensì di liberarlo dall’influenza russa: «L’infrastruttura anticorruzione funzionerà solo senza l’influenza russa: bisogna liberarsene», aveva detto. Tuttavia, come riporta anche il quotidiano Politico, né lui né il suo capo di gabinetto Andriy Yermak, che funge da co-presidente , hanno indicato esattamente in che modo Mosca potrebbe aver influenzato una delle due agenzie. In altre parole, Zelensky e il suo gruppo non hanno riportato prove di quanto da loro affermato. Da parte sua, la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen ha descritto la legge di giovedì come «un passo positivo» e ha esortato l’Ucraina a proseguire nel suo percorso di riforme, mentre l’Alto rappresentante per la politica estera Kaja Kallas ha scritto che dimostra la «determinazione dell’Ucraina a tornare rapidamente sulla buona strada quando sono in gioco i valori democratici europei».

I due uffici anticorruzione erano stati creati nel 2015, in seguito alla Rivoluzione di Maidan, come parte delle riforme filo-Occidentali e la stessa UE aveva esercitato pressioni in tal senso. La NABU e la SAPO, in seguito, hanno intensificato il loro lavoro di controllo sulla corruzione dopo l’inizio della guerra con la Russia nel 2022, quando si è reso necessario gestire una grande quantità di fondi e di armi provenienti dai Paesi Occidentali come sostegno alla guerra ucraina contro la Russia. In questo contesto, hanno denunciato legislatori e alti funzionari governativi, tra cui un allora vice primo ministro accusato il mese scorso di aver incassato una tangente di 345.000 dollari, secondo la Reuters. Non stupisce, dunque, che Zelensky – come anche i suoi predecessori – abbia provato a mettere sotto il suo controllo l’apparato anticorruzione, anche se questo contraddice gli ideali democratici e liberali a cui la classe politica ucraina sostiene di aspirare.  La marcia indietro di Zelensky sembra, infatti, più dettata da interessi e pressioni interne ed esterne, tra cui quella dell’Ue, che da un autentico sentimento democratico. Dopo gli emendamenti che modificano il precedente disegno di legge, i manifestanti hanno applaudito e gridato di gioia, mentre il rappresentante dell’opposizione Yaroslav Yurchyshyn ha ringraziato gli ucraini per aver impedito alle autorità di finire «a un passo dall’abisso» dell’autocrazia.

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Giorgia Audiello

Laureata in Economia e gestione dei beni culturali presso l'Università Cattolica di Milano. Si occupa principalmente di geopolitica ed economia con particolare attenzione alle dinamiche internazionali e alle relazioni di potere globali.

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