sabato 26 Luglio 2025

Varese: attivisti per la Palestina bloccano la fabbrica di armi Leonardo SPA

Vernice rossa, catene, fumogeni e striscioni contro le implicazioni dell’industria bellica nel genocidio in atto a Gaza. Nella mattinata di ieri, mercoledì 23 luglio, un gruppo di attivisti della campagna “Palestina Libera” – movimento che si batte per i diritti del popolo palestinese – ha messo in atto una forte azione dimostrativa presso la sede della Divisione Elicotteri di Leonardo di Sesto Calende, in provincia di Varese. Tre attivisti si sono legati con delle catene a terra per evitare il passaggio di mezzi, mentre altri due sono saliti sul tetto di uno degli edifici del complesso ricoprendo di vernice rossa l’insegna dell’azienda. L’azione ha immediatamente richiamato sul posto le forze dell’ordine, che hanno identificato gli autori delle azioni dimostrative e li hanno accompagnati in Questura a Varese.

Attivisti in azione alla sede Leonardo di Sesto Calende

Il gruppo di dimostranti, la cui azione intende denunciare il coinvolgimento dell’azienda e del governo italiano nei massacri in corso a Gaza, fa parte della branca italiana del collettivo internazionale Palestine Action. Dopo aver scavalcato la recinzione perimetrale, due attivisti sono riusciti a raggiungere il tetto dell’edificio, utilizzando vernice rossa sull’insegna della nota azienda bellica, tramutandola in un’accusa esplicita: “Leonardo produce genocidio”. Simultaneamente, sono stati accesi due fumogeni rossi come simbolo del sangue del popolo palestinese. Nel frattempo, altre tre persone si sono incatenate all’ingresso dello stabilimento, mentre venivano issate una bandiera palestinese, una irlandese e uno striscione con la scritta “Palestina libera”. Il vicesindaco di Sesto Calende, Giorgio Circosta, ha commentato l’episodio affermando che «le cause dei conflitti non possono essere ricercate in aziende come Leonardo ma nella rinnovata aggressività degli Stati», criticando i metodi del blitz ma riconoscendo la legittimità della causa. Ha poi ringraziato le forze dell’ordine per aver gestito la situazione «in modo professionale».

«È inaccettabile sostenere un governo criminale che sta commettendo un massacro e una pulizia etnica davanti agli occhi del mondo solo perché economicamente conveniente – si legge in un comunicato diffuso dal gruppo di attivisti -. Gli italiani non vogliono essere complici di questo genocidio. Siamo qui oggi per ricordare alla Leonardo che la Costituzione Italiana ripudia la guerra e noi non lasceremo che non la rispettino. Israele è sotto processo per atti di genocidio, il suo primo ministro Benjamin Netanyahu è un ricercato internazionale per crimini di guerra, su di lui pende un mandato di arresto della Corte penale internazionale. La Leonardo fa affari con queste persone, traendo profitto dal genocidio dei palestinesi». La protesta si inserisce in un più ampio ciclo di mobilitazioni contro il coinvolgimento dell’industria militare italiana nei rifornimenti bellici a Israele. Secondo un recente rapporto delle Nazioni Unite curato dalla relatrice speciale Francesca Albanese, la Leonardo SPA — controllata dallo Stato italiano — è tra le aziende che più hanno tratto profitto dalla guerra a Gaza, registrando bilanci record nel 2023 e nel 2024.

Nel frattempo, a Gaza aumentano esponenzialmente le vittime per la carestia. Nella sola giornata di ieri, il ministero della Sanità della Striscia ha riportato la morte per fame di 10 persone, che hanno portato il totale di decessi per malnutrizione e carestia a 111. A questi si aggiungono gli oltre 1.000 palestinesi uccisi mentre cercavano di ottenere del cibo, colpiti dai proiettili israeliani. Per denunciare la precarietà delle condizioni dei palestinesi, l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha detto che i palestinesi stanno morendo a causa di una «carestia di massa causata dall’uomo», e oltre 100 ONG hanno rilasciato un comunicato congiunto in cui avvertono del sempre più imminente rischio di «carestia di massa». Negli ultimi giorni, a quasi 22 mesi dall’inizio degli attacchi, i ministri degli Esteri di 25 Paesi del cosiddetto “blocco Occidentale”, tra cui l’Italia, hanno rilasciato un comunicato per chiedere a Israele di fermare i massacri a Gaza. Qualche ora dopo la sua pubblicazione, Israele ha risposto ai Paesi coinvolti, sostenendo che le loro parole sono «scollegate dalla realtà».

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Stefano Baudino

Laureato in Mass Media e Politica, autore di dieci saggi su criminalità mafiosa e terrorismo. Interviene come esperto esterno in scuole e università con un modulo didattico sulla storia di Cosa nostra. Per L’Indipendente scrive di attualità, politica e mafia.

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