Mentre l’Unione Europea continua a imporre sanzioni contro la Russia, l’Ungheria si è accordata con la Serbia e la Federazione russa per potenziare il proprio approvvigionamento di gas. Il ministro ungherese degli Affari Esteri e del Commercio, Péter Szijjártó, ha infatti annunciato la costruzione di un nuovo oleodotto in collaborazione con i «partner» russi e serbi. Le parole di Szijjártó esprimono vicinanza alla Russia e l’intenzione ungherese di non allinearsi alle politiche dell’UE: «Mentre Bruxelles vieta l’energia russa, taglia i legami e blocca le rotte, noi abbiamo bisogno di più fonti e più rotte. L’Ungheria non cadrà vittima di queste decisioni disastrose». Secondo il portavoce del governo ungherese, Zoltan Kovacs, l’oleodotto potrebbe essere operativo entro il 2027. Esso avrà una capacità di 5 milioni di tonnellate all’anno e sarà lungo 300 chilometri.
Gli annunci di Szijjártó e Kovacs sono arrivati ieri, lunedì 21 luglio. Le dichiarazioni sono state rilasciate in seguito a una videoconferenza tra la ministra delle Miniere e dell’Energia serba, Dubravka Đedović Handanović, il primo viceministro dell’Energia russo, Pavel Sorokin, e lo stesso Szijjártó. In occasione dell’incontro, i tre funzionari hanno esaminato gli investimenti per il progetto e lo stato attuale dei preparativi per la costruzione. La costruzione del gasdotto, secondo quanto riporta il governo serbo, dovrebbe iniziare il prossimo anno e terminare nel 2027, anno in cui è previsto anche che il gasdotto entri in funzione. L’agenzia di stampa statale russa TASS riporta che l’opera sarà lunga un totale di 300 chilometri, di cui 180 in territorio ungherese e 120 in territorio serbo. Il progetto prevede anche la costruzione di una stazione di misurazione, che sarebbe edificata al confine tra i due Paesi. L’oleodotto dovrebbe collegare la raffineria di Százhalombatta, di proprietà della compagnia petrolifera e del gas ungherese MOL, con la città di Algyő, nell’Ungheria meridionale, e successivamente con la città serba di Novi Sad. Il progetto è sviluppato congiuntamente da MOL e dalla società serba Transnafta.
TASS riferisce che le discussioni tra Ungheria e Serbia per la costruzione dell’oleodotto vanno avanti da tempo, ma che quella di ieri rappresenta la prima indicazione pubblica della partecipazione della Russia ai colloqui. Lo scorso febbraio, il governo ungherese aveva già annunciato un investimento di 320 milioni nel progetto, dichiarando che gli studi di fattibilità erano già stati effettuati. In quello stesso periodo, Szijjártó scriveva che «oggi, non esiste sicurezza energetica ungherese senza la Serbia, e non esiste sicurezza energetica serba senza l’Ungheria». L’Ungheria dipende quasi interamente dal flusso di gas russo che arriva attraverso la Serbia, e uno dei motivi per cui il primo ministro ungherese Viktor Orbán si è spesso opposto all’imposizione di sanzioni contro la Russia o all’approvazione di pacchetti di aiuto all’Ucraina è proprio legato alla stabilità energetica del Paese: in diverse occasioni, l’Ungheria ha rimarcato il proprio bisogno di garanzie sull’approvvigionamento energetico, minacciando o ponendo il veto alle misure per poi sciogliere la riserva; è successo lo scorso gennaio, o più recentemente a giugno, insieme alla Slovacchia, che ha mantenuto la propria opposizione fino a qualche settimana fa. Con il progetto in attivo, l’Ungheria, sostengono le autorità ungheresi, non si limiterebbe al consumo di idrocarburi, ma diventerebbe anche un Paese di transito per il commercio di petrolio.
Visto che gli ameriCani hanno fatto saltare il North Stream qualcun’altro dovrà costruire gasdotti alternativi.
Finalmente qualcosa si muove nel verso giusto.