lunedì 21 Luglio 2025

Cisgiordania, un rapporto documenta la pulizia etnica in atto nei villaggi di Masafer Yatta

L’organizzazione Mediterranea Saving Humans ha presentato presso la sala Caduti di Nassirya, al Senato, il primo report del monitoraggio riguardo la violazione dei diritti umani a Masafer Yatta, comunità  di più di 20 villaggi palestinesi nel sud della Cisgiordania. I numeri e le evidenze al suo interno mostrano come, in poco più di 4 mesi (dal 31 gennaio al 31 maggio 2025), si siano verificati 838 attacchi da parte delle forze di occupazione israeliane – coloni, polizia ed esercito – contro 27 villaggi palestinesi dell’area, con una media di quasi 7 attacchi al giorno. La violazione numericamente più significativa tra quelle registrate è l’invasione delle proprietà palestinesi a scopo intimidatorio o di molestia da parte dei coloni. In 147 casi dei 409 riguardanti l’invasione delle proprietà palestinesi però, l’azione è stata accompagnata da violazioni di altro tipo, come atti di intimidazione verbale o armata da parte delle forze di Occupazione, aggressioni da parte dei coloni, arresti dei palestinesi presenti nella proprietà, incendi o danneggiamenti a terreni, piante, sistemi di irrigazione o di beni di altro tipo. 

Il documento di Mediterranea sottolinea come, a seguito di queste invasioni, in molti casi il passo successivo sia la creazione di avamposti per occupare le proprietà. Questi avamposti, chiamati outpost, sono pensati e costruiti dai coloni con la sempre presente complicità delle autorità israeliane. Solo nel periodo di analisi sono nati 12 nuovi avamposti nell’area di Masafer Yatta. La presenza di questi outpost israeliani all’interno dei Territori occupati della Cisgiordania è illegale non solo secondo il diritto internazionale, ma anche secondo la legge israeliana. Ma l’illegalità di questa pratica non ferma l’avanzamento della colonizzazione della Cisgiordania, anzi: i cittadini israeliani che decidono di stabilirsi o costruire nuovi avamposti ricevono ingenti incentivi da parte del governo. Le azioni compiute dai coloni dovrebbero essere controllate, fermate e punite dalle forze di polizia israeliana che, in quanto forza occupante, avrebbe il dovere di garantire la sicurezza della popolazione sotto occupazione. Il report mostra invece come, nel 71% delle volte in cui intervengono le forze di polizia o l’esercito israeliani, o questi non fanno nulla per fermare le violenze dei coloni (34,23 % dei casi) oppure agiscono a danno dei palestinesi con arresti arbitrari (37,84% dei casi). A questi arresti, il rapporto lega la discriminazione legale che i cittadini palestinesi della Cisgiordania subiscono, dato che, a differenze di israeliani e cittadini stranieri che rispondono alla legge civile israeliana, i palestinesi sono sottoposti a alla legge militare. Alla connivenza di coloni e forze di occupazione il report dedica un intero capitolo, dove vengono esaminati i modi e gli strumenti usati dalle forze di occupazione per procedere verso l’obiettivo ormai palese della pulizia etnica e dell’annessione dei Territori Occupati della Cisgiordania. 

Nella mattina di giovedì al Senato erano presenti, oltre al senatore di AVS Giuseppe De Cristofaro, promotore della conferenza di presentazione, anche i deputati PD Rachele Scarpa e Arturo Scotto. Insieme alle personalità politiche erano presenti anche Denny Castiglione, coordinatore del progetto Mediterranea with Palestine che fornisce attivisti e attiviste internazionali per attuare la pratica non violenta della presenza protettiva, Laura Marmorale, presidente Mediterranea e in collegamento il giurista Luigi Daniele. «Un progetto nato dal bisogno di non limitarci all’azione diretta, ma di testimoniare, raccogliere dati e raccontare ciò che vediamo», così Castiglione ha spiegato il motivo per cui Mediterranea si è impegnata nella stesura di questa prima metà di report, la seconda parte uscirà alla fine dell’anno. Anche la presidente di Mediterranea da spiegazione della scelta di compilare questo rapporto affermando che «ciò che accade in Cisgiordania viene raccontato solo sporadicamente, solo quando diventa mediaticamente insostenibile.

«Abbiamo voluto raccontare la sistematicità, l’organizzazione, la scientificità con cui avvengono gli attacchi, parte di un disegno preciso, coerente con quanto avviene anche a Gaza». Nel ringraziare i parlamentari presenti, Marmorale, criticando l’operato del governo di Meloni, ha esortato all’azione: «Sappiamo quanto questo governo sia allergico alla sospensione dei memorandum, come stiamo vedendo anche con la Libia. Ma non per questo possiamo rinunciare o arretrare».

Ed è proprio giovedì mattina, mentre la presidente del Consiglio per la prima volta in due anni e mezzo di massacri ha criticato le azioni di Israele solo dopo che è stata colpita l’unica chiesa di Gaza che fungeva da rifugio per i civili, che alla Camera è stata bocciata la mozione che chiedeva la sospensione del memorandum d’intesa militare tra Italia e Israele. Blande critiche da una parte e saldi accordi dall’altra. «Il governo fa spallucce, oggi assistiamo alla condanna di Giorgia Meloni rispetto alla chiesa colpita a Gaza, però poi non si agisce di conseguenza» ha dichiarato Scotto a L’Indipendente a margine della conferenza. Interrogato poi sulla questione della Relatrice speciale delle Nazioni Unite, il deputato PD ha definito «sconcertate e inaccettabile il silenzio del Governo. Noi continueremo a chiedere che venga presa una posizione chiara in difesa di una nostra concittadina». 

Giorno dopo giorno, la Cisgiordania è sempre più vicina alla completa pulizia etnica della popolazione palestinese e all’annessione totale da parte di Israele e Castiglione ammette «non possiamo dimenticare che tutto questo non inizia il 7 ottobre 2023, siamo arrivati in ritardo e lo dobbiamo riconoscere in modo autocritico, ma ancora di più non possiamo oggi rimanere fermi».

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Filippo Zingone

Laureato in Antropologia presso la Sapienza di Roma per poi conseguire il master in giornalismo della Fondazione Lelio e Lisli Basso. Si occupa di esteri, focalizzandosi sull’Africa subshariana e il Medio Oriente.

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