Negli ultimi tempi il turismo sembra essere sulla bocca di tutti. Nel corso dei mesi un numero sempre maggiore di testate appartenenti al circolo mediatico generalista ha iniziato a interessarsi a un tema per troppo tempo messo da parte, che è riuscito a emergere in superficie solo quando in molti luoghi la situazione è divenuta ormai fuori controllo. Dalle proteste contro la turistificazione a Barcellona, alla manomissione delle key box a Roma, dai quartieri di Kyoto chiusi per la presenza di troppi turisti, alle immagini delle varie località marittime o montane invase da turisti che sporcano...
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Complimenti, davvero complimenti, per questo ben argomentato e coraggioso articolo. Si potrebbe forse aggiungere che purtroppo i tanti nostri amministratori comunali, regionali e nazionali e gli stessi “amministrati” invocano turismo e turisti come fenomeno salvifico e risolutivo dei problemi dell’economia. Farebbero bene a leggere un articolo come questo e qualche raro altro scritto sull’argomento. Potrebbero rendersi conto, si spererebbe, che il “turismo” così tanto esaltato e rincorso altro non è che una rinuncia alla propria identità, alla propria cultura, alla capacità di produrre ricchezza dalla propria intelligenza creativa e produttiva. Si finisce semplicemente per sfruttare i frutti della intelligenza creativa delle generazioni passate (anche di secoli e millenni passati) che sono state capaci di realizzare ciò che oggi viene sfruttato e diventare dei questuanti di ricchezza che, prodotta altrove, si vorrebbe venisse spesa qui. In aggiunta, come viene giustamente sottolineato nell’articolo, si finisce per creare dipendenza e precarietà.