Dodici Paesi del cosiddetto “Sud Globale” hanno deciso di adottare immediatamente misure concrete per fermare il genocidio a Gaza. L’annuncio è arrivato nell’ambito della conferenza di Bogotá, organizzata dal Gruppo dell’Aia, una coalizione di Paesi nata all’inizio dell’anno per rendere efficaci le decisioni delle istituzioni internazionali. Tra le misure concordate, l’embargo di armi a Israele, la chiusura dei porti alle navi dotate di simili carichi da destinare a Tel Aviv, e l’avvio di una «revisione urgente» di tutti i contratti pubblici; i Paesi hanno fissato una data di scadenza per permettere ad altri Stati di aggiungersi all’iniziativa, individuandola nel prossimo 20 settembre, quando avrà inizio l’80º ciclo dell’Assemblea Generale dell’ONU. Alla conferenza hanno partecipato altri 18 Paesi, tra cui Cina, Irlanda e Spagna, che hanno dichiarato all’unanimità «che l’era dell’impunità deve finire». «Un passo avanti epocale», ha dichiarato la Relatrice ONU per i territori palestinesi occupati Francesca Albanese, presente alla conferenza. «Il tempo stringe perché altri Stati – dall’Europa al mondo arabo e oltre – si uniscano a loro».
La conferenza di Bogotá è iniziata martedì 15 luglio e terminata ieri, 16 luglio. Al termine delle discussioni, 12 Stati (Bolivia, Cuba, Colombia, Indonesia, Iraq, Libia, Malesia, Namibia, Nicaragua, Oman, Saint Vincent e Grenadine, Sudafrica) hanno approvato misure da adottare immediatamente, dividendole in più punti: impedire la fornitura o il trasferimento di armi, munizioni, carburante militare, equipaggiamento militare correlato e articoli a duplice uso civile e militare a Israele; impedire il transito, l’attracco e la prestazione di servizi alle navi in tutti i casi in cui vi sia un chiaro rischio che trasportino tali carichi; impedire il trasporto dei medesimi materiali in navi che battono la loro bandiera; avviare un’immediata revisione dei contratti pubblici per impedire alle istituzioni di finanziare la presenza illegale di Israele nei territori palestinesi occupati; rispettare gli obblighi internazionali e collaborare a renderli efficaci. La conferenza ha concordato una scadenza per permettere a tutti gli Stati di prendere misure contro Israele. La data coincide con i termini della risoluzione ONU del 18 settembre, con la quale l’Assemblea Generale chiede la fine dell’occupazione in Palestina e dà un anno a tutti gli Stati per prendere misure contro di essa.
Agli incontri erano presenti un totale di 30 Stati, tra cui quattro europei: Irlanda, Norvegia, Slovenia e Spagna. Nelle deliberazioni della conferenza di Bogotá, i partecipanti hanno concordato all’unanimità «che il diritto internazionale deve essere applicato senza timore o favoritismi attraverso politiche e legislazioni interne immediate», lanciando un appello per un cessate il fuoco immediato. La conferenza è stata presidiata da Colombia e Sudafrica ed è stata organizzata dagli otto Paesi del Gruppo dell’Aia, che include, oltre ai presidianti, Bolivia, Cuba, Honduras, Malesia, Namibia e Senegal. Il Gruppo dell’Aia è stato formato il 31 gennaio 2025, con l’obiettivo di perseguire «un’azione collettiva attraverso misure legali e diplomatiche coordinate a livello nazionale e internazionale» per garantire il rispetto delle decisioni della Corte Internazionale di Giustizia e della Corte Penale Internazionale, con particolare riguardo proprio alla questione palestinese.
Almeno qualcuno ha la schiena diritta. Forse servirà a poco, ma è sempre un forte messaggio. Certo è che finché USA , o meglio, le lobby ebraiche che condizionano la politica americana, sosterranno Israele ” a prescindere”, non si arriverà ad una soluzione definitiva.