La Difesa statunitense ha annunciato l’avvio di una partnership con le principali aziende specializzate nel settore dell’intelligenza artificiale. Con contratti da 200 milioni di dollari l’uno, la Chief Digital and Artificial Intelligence Office (CDAO) si è aggiudicata per un anno servizi di IA volti ad affrontare “sfide critiche per la sicurezza nazionale”, con applicazioni che spazieranno in “molteplici ambiti operativi”, inclusa la sfera del combattimento.
A beneficiare dell’investimento governativo saranno Anthropic, Google, OpenAI e xAI, i principali protagonisti statunitensi del settore, i quali metteranno a disposizione i loro modelli di IA generativa per rispondere alle esigenze del Paese. Non essendo stati divulgati dettagli concreti sul modus operandi della collaborazione, non resta che formulare ipotesi sul come questa possa prendere forma concretamente. Qualche indizio può altresì essere ricavato prendendo in considerazione gli obiettivi ufficiali della CDAO: accelerare l’adozione di strumenti capaci di incidere su ogni settore del Pentagono, dagli uffici al campo di battaglia.
“L’adozione dell’intelligenza artificiale sta trasformando la capacità del Dipartimento di supportare i nostri combattenti e mantenere un vantaggio strategico sui nostri avversari”, ha dichiarato il Dr. Doug Matty, responsabile del CDAO. “Sfruttare soluzioni commerciali in un approccio integrato accelererà l’uso dell’IA avanzata nei nostri compiti essenziali, sia nell’ambito congiunto della sfera del combattimento sia nei sistemi informativi di intelligence, business e amministrazione”.
La notizia era nell’aria: il 16 giugno OpenAI aveva già pubblicato sul proprio blog la firma di un contratto con il Pentagono per il lancio di “OpenAI for Government”, progetto pensato per “servire il bene pubblico” agevolando i dipendenti federali nella riduzione della burocrazia e migliorando il servizio alle “persone americane”. Pur presentando il rapporto in termini manageriali e pacifici, OpenAI stessa ha ammesso che svilupperà “modelli personalizzati per la sicurezza nazionale”.
È ormai storicamente comprovato che, nel tempo, le Big Tech abbiano instaurato relazioni con le agenzie d’intelligence; tuttavia, il settore informatico mostra oggi un interesse sempre più marcato verso l’industria militare, rivelandosi apparentemente pronto a mettere da parte ogni riserva etica in cambio di contratti milionari. Amazon, Microsoft e Google, per esempio, hanno intensificato la fornitura di servizi cloud a Israele contestualmente all’invasione della Palestina: un rapporto ufficialmente “non bellico”, ma che i vertici israeliani hanno apertamente ammesso di utilizzare sul campo di battaglia.
L’apertura dei contratti da parte del Pentagono coincide, peraltro, con un momento mediaticamente molto critico nei confronti di come siano gestiti e sviluppati i chatbot. Solo una settimana fa Grok, il chatbot di xAI, ha fatto emergere i toni esplicitamente nazisti dei suoi materiali di riferimento, denunciando presunte cabale ebraiche e promuovendo le politiche di Adolf Hitler come soluzione all’odio nei confronti dei cittadini caucasici. Considerando che xAI è una delle aziende selezionate dalla Difesa, desta non poco scalpore l’idea che l’esercito possa integrare nelle sue operazioni uno strumento che si è autodefinito “Mecha Hitler”.