giovedì 17 Luglio 2025

Israele attacca la Siria: bombardato il palazzo del ministero della difesa

Israele ha bombardato la capitale siriana Damasco, prendendo di mira l’edificio del ministero della Difesa e un’altra struttura situata vicino al palazzo presidenziale. L’attacco è avvenuto nel pomeriggio di oggi, mercoledì 16 luglio, in un momento di grande tensione per il Paese. L’escalation che ha portato ai bombardamenti di oggi risale allo scorso venerdì, quando nel governatorato di Suwayda, nel sud della Siria, sono scoppiati violenti scontri settari tra la popolazione drusa, vicina a Tel Aviv, e quella beduina. Dopo gli scontri, il ministero della Difesa siriano ha inviato le proprie forze a Suwayda, e Israele ha iniziato a bombardare il sud del Paese, giustificando gli attacchi come una difesa dei propri alleati. La situazione è attualmente in rapida evoluzione: l’agenzia di stampa statale siriana SANA riporta che sarebbe già stato raggiunto un accordo di cessate il fuoco con alcuni capitribù drusi di Suwayda, ma i leader dei gruppi separatisti avrebbero dichiarato la loro intenzione di continuare a combattere.

Il bombardamento israeliano su Damasco è stato lanciato attorno alle 14 di oggi, e circa mezz’ora dopo SANA ha confermato che si trattava di un attacco di Tel Aviv. Da quanto riporta l’agenzia di stampa, le bombe israeliane hanno ucciso una persona e ne hanno ferite almeno altre 18. Poco dopo l’attacco, il primo ministro israeliano Netanyahu ha pubblicato un videomessaggio rivolto alla popolazione drusa della Siria, dichiarando la comunità «cittadina di Israele» e chiedendole di non attraversare il confine, per lasciare che le IDF continuino le proprie operazioni. Le stesse IDF, invece, hanno annunciato «un ulteriore rafforzamento dei mezzi di raccolta e attacco e il dirottamento delle forze verso il Comando Settentrionale, al fine di aumentare il ritmo degli attacchi e fermare gli attacchi contro i drusi in Siria», rilanciando le operazioni nel Governatorato di Suwayda.

A Suwayda, effettivamente, la situazione sembra ancora tesa, e gli scontri tra le milizie druse e quelle affiliate al governo centrale paiono continuare. Questi erano scoppiati lo scorso venerdì, quando si sono verificati episodi di violenza tra la popolazione drusa e quella beduina. Secondo una delle varie ricostruzioni, gli scontri sarebbero scoppiati a causa di una ondata di rapimenti, tra cui quello di un noto mercante druso del posto. I combattimenti tra i gruppi armati drusi e quelli beduini sono continuati tutto il fine settimana, causando almeno 248 morti; lunedì il governo centrale ha dunque deciso di inviare l’esercito nella regione. In risposta, tuttavia, Israele ha bombardato aree del sud della Siria, con l’obiettivo dichiarato di impedire all’esercito di Damasco di raggiungere la zona, «per difendere i fratelli drusi». Ieri, il governo siriano ha annunciato un cessate il fuoco, che tuttavia è stato smentito dai leader dei gruppi drusi separatisti. Dopo i bombardamenti di oggi su Damasco si è ripetuto lo schema: attorno alle 17 è arrivato un ulteriore annuncio di un accordo, che tuttavia non è stato confermato dalle fonti ufficiali del Paese, e che è stato smentito dal Consiglio Militare di Suwayda, una delle milizie druse del Governatorato.

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Dario Lucisano

Laureato con lode in Scienze Filosofiche presso l’Università di Milano, collabora come redattore per L’Indipendente dal 2024.

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