Prosegue il piano europeo per prepararsi a una guerra contro la Russia. Dopo il riarmo e l’aumento delle spese militari da destinare all’Alleanza atlantica, ora è il porto di Rotterdam, il più grande d’Europa, a prepararsi alla guerra contro la nazione eurasiatica guidata da Vladimir Putin. Lo scalo olandese, infatti, sta predisponendo aree per accogliere navi della NATO cariche di mezzi e forniture militari e pianificando esercitazioni anfibie. A riferirlo è stato direttamente l’amministratore delegato dell’Autorità portuale di Rotterdam, Boudewijn Siemons, in un’intervista al quotidiano britannico Financial Times (FT). Il ministero della Difesa olandese ha chiesto alle autorità portuali di destinare degli spazi per lo scarico regolare di diverse navi con materiali militari nell’ambito delle operazioni della NATO, rendendo disponibili tali spazi per diverse settimane per quatto o cinque volte all’anno. Secondo il FT, si tratta della prima volta che il porto si prepara ad attività simili: non era mai successo nemmeno durante il periodo della Guerra fredda.
La preparazione dello scalo a possibili scopi militari sarebbe solo una parte di una strategia più ampia per affrontare un possibile conflitto con la Russia: la Commissione europea, infatti, anche alla luce della pandemia e della crisi del gas dovuta alla fine dell’importazione del gas russo, intende predisporre e adottare una nuova “strategia di stoccaggio” per beni essenziali quali rame, litio, grafite, attrezzature mediche ed energia, imitando la riserva obbligatoria di petrolio introdotta dopo lo shock del 1973. Secondo il FT, lo stesso direttore del porto di Rotterdam ha esortato l’UE a creare riserve strategiche non solo di petrolio, ma anche di rame, litio, grafite e farmaci. A suo dire, le aree circostanti i porti, dotate di una logistica avanzata, sono ideali per lo stoccaggio di tali riserve. Simons ha anche reso noto che il porto sta coordinando le proprie attività con il vicino porto di Anversa in previsione dell’arrivo di equipaggiamenti e materiali dal Regno Unito, dagli Stati Uniti e dal Canada, per gestire eventuali picchi nel traffico militare. «Non tutti i terminal sono adatti a carichi militari. In caso di grandi volumi, potremmo affidarci ad Anversa o viceversa», ha spiegato, aggiungendo anche che «Ci vediamo sempre meno come concorrenti: collaboriamo dove possibile».
Il porto di Rotterdam si estende per 42 chilometri lungo il fiume Mosa e movimenta ogni anno circa 436 milioni di tonnellate di merci, ricevendo 28 mila navi marittime e 91 mila imbarcazioni fluviali. In seguito alle sanzioni imposte dall’UE alla Russia, il traffico del porto è calato dell’8%, soprattutto nei settori legati al greggio. Il porto di Anversa, invece, con 240 milioni di tonnellate di merci all’anno, rappresenta il secondo scalo europeo e ospita regolarmente forniture per le truppe statunitensi di stanza in Europa. I porti sono ora coinvolti nelle misure di preparazione militare a livello continentale, che prevedono, tra le altre cose, un piano di riarmo da 800 miliardi di euro e l’aumento delle spese per la Difesa fino al 5% del Pil. L’UE ha scelto la strada della guerra contro la Russia in maniera apparentemente irreversibile, sebbene fino ad ora abbia pagato a caro prezzo, soprattutto a livello economico e industriale, la decisione di contrastare con tutti i mezzi possibili la Federazione russa.
Anche un rapporto pubblicato pochi giorni fa dalla Fondazione russa Roscongress, intitolato La militarizzazione dell’Europa: bilanci e geografia delle nuove capacità produttive, attesta la volontà del Vecchio Continente di prepararsi specificamente a uno scontro militare con Mosca, mettendosi nelle condizioni di affrontare un conflitto lungo e intenso senza l’appoggio degli Stati Uniti e riconvertendo a questo scopo l’intera economia europea. L’effetto è il ridimensionamento dell’economia civile a favore di quella militare: secondo il rapporto, tra il 2021 e il 2024, la spesa totale per la difesa dell’UE è aumentata del 31%, raggiungendo i 326 miliardi di euro. In questo contesto, i produttori di armi, soprattutto quelli europei, hanno iniziato a battere nuovi record finanziari: le vendite di ogni produttore europeo di armi crescono di diverse decine di punti percentuali all’anno. Guidata ideologicamente da una strategia rigidamente atlantista, piuttosto che cercare soluzioni diplomatiche e riprendere il dialogo con Mosca, l’Ue ha deciso di sacrificare i popoli europei sull’altare della guerra. A tal fine, la preparazione dei porti di Rotterdam e Anversa è solo l’ultimo tassello di una predisposizione complessiva del Vecchio Continente allo scontro con la Russia, anche nel tentativo ultimo di arginare il rapido mutamento degli assetti internazionali.