Un centinaio di alberi (in vaso) sistemati in 7 diverse piazze del centro storico al fine di contrastare il caldo cittadino: questa l’iniziativa del Comune di Bologna, guidato dal sindaco Matteo Lepore, che rientra nel più ampio progetto denominato Bologna Verde e volto a contrastare la vulnerabilità climatica attraverso interventi di mitigazione e adattamento. Dei circa 20 milioni di euro investiti complessivamente nel progetto, 128 mila sono stati spesi per l’acquisto e la sistemazione di queste piante: poco meno di 1300 euro ciascuna, una cifra che le opposizioni definiscono spropositata, al punto da aver presentato un esposto alla Corte dei Conti. In aggiunta a ciò, gli alberi non sarebbero nemmeno sufficientemente alti da creare effettivamente una zona d’ombra e dovrebbero in ogni caso essere rimossi a settembre, quando verranno sistemati definitivamente nei cortili e nelle scuole d’infanzia della città.
La dimensione degli alberelli è effettivamente ridotta: un tronco tra i 20 e i 25 centimetri, per un’altezza di 4-5 metri al massimo. Dalle immagini diffuse dal Comune stesso, è evidente che le zone d’ombra create dalle piante siano estremamente ridotte e non sufficienti a creare uno spazio d’ombra sufficiente a dare sollievo dal caldo estremo di queste settimane o a limitare l’effetto “isola di calore” nel centro cittadino, come vorrebbe l’amministrazione. I soldi necessari sono stati prelevati dal Fondo per la riparazione e l’adattamento climatico, il quale prevede la messa in atto di interventi volti a riparare i danni dei fenomeni climatici. Tuttavia, già solo per la sua durata l’intervento non si dimostra essere pensato per avere efficacia a lungo termine, nonostante l’ingente spesa effettuata. Secondo il capogruppo della Lega nel Consiglio Comunale, Matteo Di Benedetto, la somma corrisponde a circa il triplo del massimo possibile per l’acquisto di piante simili. Di Benedetto ha denunciato la natura puramente «estetica» e di «cosmesi urbana» dell’iniziativa, definendola una manovra di greenwashing e annunciando anche di aver presentato un esposto alla Corte dei Conti. Stefano Cavedagna, eurodeputato di FDI, segnala inoltre il rischio che piante così giovani e fragili possano morire facilmente, complici proprio le alte temperature.
Negli anni, il Comune di Bologna ha abbattuto molti più alberi di quanti ne abbia piantati. Come spiegato da Anna Petrucci, presidente del Comitato Tutela Alberi, le piante con le quali il Comune cerca di sostituire gli alberi secolari abbattuti per far posto a infrastrutture urbane sono spesso piccole e mantenute male, motivo per il quale si seccano e muoiono nell’arco di un paio di stagioni. Inoltre, «prima che un albero vada a sostituire le funzioni di quelli abbattuti ci vanno 30-40 anni». In un solo anno, denuncia Petrucci, sono stati abbattuti migliaia alberi per la costruzione del Passante di Mezzo, così come capitato a centinaia di altri che hanno dovuto far posto alla nuova linea tramviaria. In via degli Scalini, sulla collina bolognese, la deforestazione messa in atto dall’amministrazione ha comportato, a seguito dell’alluvione del 2023, una frana che ha causato la chiusura della via, riaperta solamente dopo 2 anni e 600 mila euro di interventi di ripristino. Lo scorso anno, solamente la ferma opposizione di cittadini e comitati – che hanno resistito anche alla dura repressione di polizia – ha evitato la cementificazione del parco Don Bosco e l’abbattimento di 42 alberi.
Il progetto, spiega Lepore ai media, è di piantare complessivamente 3 mila alberi. Quelli in vaso distribuiti in giro per le piazze, assicura, saranno innaffiate tre volte a settimana, si valuterà poi se sarà necessario farlo di più. Nel frattempo, quelle che già ci sono «permetteranno alle persone di attraversare questa piazza così assolata», riferisce in una intervista rilasciata in piazza Nettuno. Peccato che dell’ombra non ci sia traccia neanche lontanamente.