sabato 12 Luglio 2025

Sanchez prova a riemergere dalla crisi di governo con 15 misure anticorruzione

BARCELLONA – Ancora una volta Pedro Sánchez sembra essere riuscito ad uscire indenne dal pantano che in questi mesi ha coinvolto il Partido Socialista Obrero Español (PSOE). Durante la seduta del Consiglio dei ministri che si è celebrata ieri, 9 luglio, il presidente del governo si è pronunciato sui casi di corruzione nei quali sono risultati invischiati José Luis Ábalos e Santos Cerdán, le due pedine essenziali del partito e che per un momento hanno fatto tremare il futuro prossimo della legislatura.

Davanti ai gruppi parlamentari radunati tra gli scranni del Congresso, Sánchez ha nuovamente chiesto «perdono» per la leggerezza con la quale ha scelto persone apparentemente di fiducia, per ricoprire la carica di segretario d’organizzazione del partito socialista. 

«Mi chiedono dimissioni e nuove elezioni. Ho considerato queste opzioni e mi è sembrata la soluzione più semplice per me e per la mia famiglia. Ma dopo aver ascoltato molte persone ho capito che gettare la spugna non è un’opzione. Continuerò perché sono un politico pulito che non conosceva questi casi di corruzione». Con queste parole Sánchez ha smentito ogni tipo di ipotesi riguardante la possibilità di celebrare nuove elezioni e ha rilanciato invece il suo impegno varando quindici misure anticorruzione, per le quali però non sono ancora chiari i rispettivi iter legislativi e le concrete applicazioni.

In un primo blocco finalizzato alla prevenzione e al controllo sulla corruzione, Sánchez ha annunciato la creazione di una «Agenzia d’integrità pubblica indipendente» indirizzata alla supervisione e alla persecuzione di pratiche corrotte. Ha inoltre esteso la metodologia per l’aggiudicazione dei fondi Next Generation su tutta l’amministrazione pubblica, oltre all’uso dell’Intelligenza Artificiale nella Piattaforma di contrattazione del Settore pubblico. Attraverso la Ley de Adminstración Abierta, il governo rafforza l’obbligo sulla trasparenza attiva e stabilisce controlli a campione sui patrimoni delle alte cariche dello stato. In questo contesto Sánchez ha annunciato l’imposizione di controlli esterni sui partiti e le fondazioni che ricevono finanziamenti per più di 50.000 euro e ha proposto un disegno legge che protegga coloro che sporgono denuncia di pratiche corrotte alle forze dell’ordine. Tra le altre cose il presidente ha promosso normative per perseguire «non solo i corrotti, ma anche i corruttori», facendo riferimento a nuovi controlli, multe e liste nere contro quelle aziende già incriminate. Infine, sono state annunciate misure atte alla riscossione e il recupero dei beni «rubati mediante corruzione».

In seguito al discorso del presidente, i vari portavoce dei partiti alleati e d’opposizione si sono alternati pronunciandosi sulla questione. I due rappresentanti della destra e dell’estrema destra spagnola, Alberto Núñez Feijóo del Partido Popular e Santiago Abascal di VOX, hanno duramente attaccato Sánchez e hanno chiesto elezioni. D’altra parte, i partiti alleati hanno teso la mano al presidente del Governo, scagliandosi principalmente contro la destra. Yolanda Díaz, ministra del Lavoro, vicepresidente e portavoce di Sumar, ha espresso la sua fiducia sul Governo e rivendicato l’autorialità di dieci delle quindici misure anticorruzione. In un discorso emozionato, nel quale ha fatto menzione al padre, noto sindacalista e antifranchista galiziano deceduto solo il giorno precedente, Díaz ha sottolineato la necessità di proseguire con la legislatura e mettere un freno alle destre. Anche il portavoce di Esquerra Republicana de Catalunya Gabriel Rufián si è scagliato contro la destra, per poi avvertire il Partito Socialista, senza grande incisività, di dover prendere misure in caso di ulteriori scandali mentre non si sono discostati particolarmente i partiti indipendentisti baschi e galiziani Euskal Herria Bildu e BNG.

Particolarmente critici invece sono stati i partiti indipendentisti conservatori catalani e baschi Junts e PNV: la portavoce catalana Míriam Nogueras ha minacciato Sánchez di essere in uno stato di proroga che non può durare l’intera legislatura; mentre la nuova portavoce del PNV Maribel Vaquero ha messo il presidente davanti alla necessità di una mozione di fiducia, proposta seguita anche da Cristina Valido, portavoce del partito canario Coalición Canaria. Dura è stata anche la portavoce di Podemos Ione Belarra, che ha definito le misure proposte da Sánchez come «cosmetiche» e ha messo il fuoco sul machismo venuto fuori dalle intercettazioni e sulla corruzione del bipartitismo spagnolo.

Nonostante Pedro Sánchez abbia provato a mettere in ordine e a prendersi le responsabilità della questione, lo spettacolo messo in scena ieri si è rivelato grottesco, ai limiti dell’imbarazzo. Fatta eccezione per la presentazione delle misure, per le quali al momento non è chiaro come e quando possano essere applicate e soprattutto quanto dovranno essere rimaneggiate per poter essere presentate al voto della Camera, Sánchez non ha dimostrato concretamente l’intenzione di voltare pagina. Difatti, durante il suo turno di risposta il presidente del governo ha dato vita ad un siparietto nel quale ha accusato i popolari di essere il partito con il maggior numero di scandali nella storia spagnola, mettendo a paragone i “soli” 5 milioni presuntamente rubati mediante la corruzione di Santos Cerdán, contro i 123 milioni sottratti dal caso “Gurthel” esploso durante gli anni del governo di Mariano Rajoy, oltre che le decine di scandali avvenuti durante il governo di José Maria Aznar.

Per il momento la legislatura è salva. Poco prima della pausa estiva Pedro Sánchez è riuscito a sopravvivere assicurandosi la fiducia degli alleati. Nonostante la seduta di ieri non prevedesse votazione, la destra spagnola ha avuto la conferma che una mozione di sfiducia sarebbe ancora prematura, ma non impossibile. Davanti ai giochi della politica, però, la cittadinanza è stata costretta ancora una volta a veder vincere il «male minore» del bipartitismo, ma i frutti di questa strategia probabilmente non si riveleranno favorevoli a Pedro Sánchez. La politica spagnola va in vacanza, al ritorno ci si aspetta un autunno caldissimo.

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Armando Negro

Laureato in Lingue e Letterature straniere, specializzato in didattiche innovative e contesti indipendentisti. Corrispondente da Barcellona, per L’Indipendente si occupa di politica spagnola, lotte sociali e questioni indipendentiste.

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