A Ovindoli, in provincia de L’Aquila, è stata ufficialmente bandita una gara da 6,2 milioni di euro per la realizzazione di una nuova seggiovia quadriposto nel cuore del Parco Naturale Regionale Sirente-Velino. L’opera, finanziata dal Fondo per lo Sviluppo e la Coesione 2021-2027 grazie a un accordo tra Regione Abruzzo e Governo, punta a rafforzare l’offerta turistica della stazione sciistica di Ovindoli, ma ha riacceso lo scontro tra sviluppo turistico e tutela ambientale. Il progetto ha ottenuto tutte le autorizzazioni ambientali, ma è contestato da numerose associazioni, le quali denunciano la distruzione di 13 ettari di habitat protetti e l’anacronismo dell’opera in un contesto di nevosità invernale sempre minore.
Il nuovo impianto, “Costa della Tavola”, collegherà la quota 1926 metri della stazione a valle con i 2032 metri di quella a monte, sviluppandosi per 560 metri e servendo nuove piste (Costa della Tavola 1 e 2, Genziana). L’obiettivo dichiarato dalle amministrazioni comunale e regionale è quello di rafforzare il comprensorio e porre le basi per un futuro collegamento con Campo Felice, creando un unico grande bacino sciistico. «Stiamo andando avanti verso un obiettivo molto ambizioso e utile per il turismo abruzzese», ha ribadito il presidente della Regione Marco Marsilio (FdI), che vede nell’ampliamento un volano economico per il territorio. Sulla stessa linea il sindaco di Ovindoli, Angelo Ciminelli, al terzo mandato e con una carriera da maestro di sci: «Con la firma della convenzione Regione-Comune andiamo avanti in tempi record, con grande determinazione». Ma il progetto non convince gli ambientalisti, che parlano di “cancellazione del paesaggio” e di un intervento in pieno contrasto con la legislazione europea. L’area è infatti non solo dentro un Parco Regionale, ma ricade anche nella Zona a Protezione Speciale (ZPS) Sirente Velino e confina con la Zona Speciale di Conservazione Monte Sirente e Monte Velino. Secondo le associazioni Lega Italiana Protezione Uccelli (LIPU), Mountain Wilderness Italia, Club Alpino Italiano, Stazione Ornitologica Abruzzese e Salviamo l’Orso, la nuova seggiovia impatterà su 13 ettari di territorio caratterizzato da almeno sei habitat naturali riconosciuti e protetti a livello europeo. Senza contare le minacce dirette anche per specie di interesse comunitario come la Vipera ursinii «Si sta distruggendo la più vasta area dell’Appennino per questi interventi – denuncia Augusto De Sanctis della Stazione Ornitologica Abruzzese – nonostante il divieto esplicito di legge, si andranno a cancellare habitat prioritari di prateria». Un rischio confermato da Bruno Petriccione, presidente di Appennino Ecosistema, che ha portato il caso fino alla Commissione Europea nel 2023 con un ricorso ancora in attesa di risposta.
L’iter autorizzativo, non a caso, ha avuto uno storico travagliato. Nel 2022 il Tar Abruzzo aveva dato ragione alle associazioni annullando il provvedimento unico regionale che autorizzava le opere. Ma nel 2023 il Consiglio di Stato ha ribaltato la sentenza, sbloccando di fatto il progetto. Per le istituzioni, però, i permessi sono regolari, le quali evidenziano che il progetto “garantisce la conservazione degli habitat presenti”, forti dei pareri favorevoli della Valutazione di Incidenza Ambientale e del nulla osta in materia di tutela del paesaggio del Comune di Ovindoli, cui si aggiungono l’esito positivo della Valutazione di Impatto Ambientale della Regione e l’autorizzazione paesaggistica del Ministero per i Beni e le Attività Culturali. Il nuovo lotto segue la realizzazione della seggiovia Max Bortolotti, inaugurata a marzo 2025, parte del primo pacchetto di interventi finanziato con fondi pubblici. Il Masterplan Abruzzo prevede un investimento complessivo salito a circa 13 milioni di euro, articolato in più lotti per potenziare gli impianti esistenti e costruirne di nuovi. Non tutti gli operatori turistici, però, sembrano entusiasti di questa corsa all’espansione. Giancarlo Bartolotti, gestore degli impianti, ha espresso più volte perplessità: «La nostra è una stazione sciistica di dimensioni contenute. Un incremento improvviso e massiccio di visitatori rischierebbe di compromettere l’equilibrio che abbiamo mantenuto negli anni».
Il dibattito resta quindi acceso. Da un lato la Regione e il Comune spingono per consolidare il turismo invernale come risorsa strategica per l’economia locale. Dall’altro, ambientalisti e parte della comunità temono la definitiva trasformazione di un paesaggio unico dell’Appennino centrale, mettendo in discussione la compatibilità tra sviluppo economico e tutela di un territorio riconosciuto a livello europeo per il suo valore naturalistico. Il caso, comunque, è tutt’altro che isolato. Lungo tutto lo Stivale sono infatti diverse le opere anacronistiche come questa che, in un contesto di riscaldamento globale, investono ancora denaro pubblico a favore di un settore morente e sempre più impattante.