mercoledì 9 Luglio 2025

Microsoft sostiene che l’IA sia migliore dei medici nel diagnosticare malattie

Microsoft ha presentato nei giorni scorsi dettagli su Mai-DxO, un innovativo sistema di orchestrazione di intelligenze artificiali che promette di diagnosticare patologie complesse con una precisione superiore a quella dimostrata dai medici umani. Il progetto si basa su di un approccio iterativo che emula il tradizionale processo clinico, quello “passo-a-passo”: il sistema pone domande mirate, ordina esami e rielabora le ipotesi fino a raggiungere delle conclusioni finali. Secondo Mustafa Suleyman, Amministratore Delegato della divisione IA di Microsoft, siamo davanti a “un autentico passo avanti verso la superintelligenza medica“.

L’esperimento condotto, il Sequential Diagnosis with Language Models, è costruito su 304 diversi casi studio estrapolati dalle conferenze della rivista medica New England Journal of Medicine (NEJM). Attingendo a questi pregressi, Microsoft ha contrapposto le prestazioni di un team di medici indipendenti e quelle di uno strumento noto come MAI Diagnostic Orchestrator. MAI‑DxO si è dunque appoggiato sui grandi modelli di IA generativa per simulare il lavoro di un gruppo composto da medici esperti. Gli esiti finali? I dottori hanno azzeccato le diagnosi nel 20% dei casi, mentre MAI‑DxO, appoggiandosi al modello o3 di OpenAI, è riuscita a toccare l’80% di successo. Non solo, l’orchestratore avrebbe virtualmente fatto risparmiare il 20% sui costi clinici, selezionando esami e procedure più economiche.

I ricercatori coinvolti sono inoltre convinti del fatto che, spingendo MAI‑DxO al massimo della precisione, si possa raggiungere addirittura un’accuratezza dell’85,5%. Ufficialmente, nonostante l’entusiasmo, Microsoft ribadisce che il prototipo non è ancora pronto per l’impiego clinico, tuttavia voci interne reperite da Wired rivelano che la Big Tech starebbe valutando di integrare l’orchestratore medico all’interno di Bing, così che gli utenti possano chiedergli un consulto nel diagnosticare i disturbi. Lo strumento che rischia di finire in mano a personale non qualificato è però caratterizzato da criticità evidenti, alcune delle quali sono citate dagli stessi autori dell’esperimento.

In questa fase di test, l’intelligenza artificiale ha rielaborato casi storici in un ambiente simulato. Gli episodi valutati potrebbero essere già stati fagocitati dai modelli in fase di addestramento e comunque non tengono in considerazione elementi chiave della pratica medica. Variabili quali flussi di lavoro ospedalieri, tolleranza delle procedure diagnostiche e interazione medico-paziente non rientrano nell’analisi eseguita, inoltre l’esperimento non prevede l’esistenza di falsi positivi o di sindromi benigne. Cosa ancora più importante, i ricercatori hanno privilegiato una logica di efficienza ed economia, ammettendo che un eventuale sviluppo pratico dello strumento di diagnosi dovrebbe “incorporare fattori di rischio specifici al paziente e considerare fattori aggiuntivi che vadano al di là dei costi”.

Il team di Microsoft, insomma, non ha tenuto conto di quanto alcuni interventi possano essere invasivi o rischiosi, i tempi d’attesa per effettuare gli esami, la velocità di decorrenza delle patologie acute. L’obiettivo era raggiungere un’alta precisione della diagnosi, mantenendo bassi i costi dell’ipotetica assistenza sanitaria. I risultati ottenuti da MAI‑DxO, seppur notevoli, vanno dunque valutati adottando una dovuta prospettiva, riconoscendone sia le potenzialità che i notevoli limiti: l’orchestratore di IA potrebbe un giorno rappresentare un ottimo strumento di consultazione da parte del personale medico, tuttavia, non tenendo in considerazione fattori reali, questi è un povero sostituto di uno staff clinico in carne e ossa.

Avatar photo

Walter Ferri

Giornalista milanese, per L’Indipendente si occupa della stesura di articoli di analisi nel campo della tecnologia, dei diritti informatici, della privacy e dei nuovi media, indagando le implicazioni sociali ed etiche delle nuove tecnologie. È coautore e curatore del libro Sopravvivere nell'era dell'Intelligenza Artificiale.

L'Indipendente non riceve alcun contributo pubblico né ospita alcuna pubblicità, quindi si sostiene esclusivamente grazie agli abbonati e alle donazioni dei lettori. Non abbiamo né vogliamo avere alcun legame con grandi aziende, multinazionali e partiti politici. E sarà sempre così perché questa è l’unica possibilità, secondo noi, per fare giornalismo libero e imparziale. Un’informazione – finalmente – senza padroni.

Ti è piaciuto questo articolo? Pensi sia importante che notizie e informazioni come queste vengano pubblicate e lette da sempre più persone? Sostieni il nostro lavoro con una donazione. Grazie.

Articoli correlati

3 Commenti

Iscriviti a The Week
la nostra newsletter settimanale gratuita

Guarda una versione di "The Week" prima di iscriverti e valuta se può interessarti ricevere settimanalmente la nostra newsletter

Ultimi

Articoli nella stessa categoria