venerdì 4 Luglio 2025

Bugie di guerra e servilismo

«Caro Donald, grazie per la tua azione decisiva in Iran, è stata davvero straordinaria… Riuscirai a ottenere qualcosa che NESSUN presidente americano è riuscito a fare in decenni. L’Europa pagherà in GRANDE misura, come dovrebbe, e sarà una tua vittoria». Questa sviolinata a Trump, con tanto di maiuscole per imitare lo stile sui social del capo, non è stata scritta da un bambino di otto anni affascinato dal presidente americano, ma dal segretario generale della NATO, Mark Rutte, che in teoria dovrebbe rappresentare gli interessi di tutti i Paesi dell’Alleanza Atlantica e che, come cittadino ed ex premier olandese, sarebbe pure un cittadino europeo. Non contento, davanti alle telecamere, all’ultimo vertice dell’Alleanza, Rutte ha chiamato «paparino» (daddy) l’uomo che aveva appena dato ordine di bombardare le basi nucleari iraniane facendosi beffe del diritto internazionale. 

Chi con freddezza, chi con ironia, il grosso dei media ha riportato la notizia come se fosse una nota di colore su cui fare gossip. Non c’è da stupirsi. Sono gli stessi che hanno propagato senza alcuno spunto critico tre clamorose bugie di guerra. Prima hanno assecondato l’ennesimo crimine israeliano, facendo passare i bombardamenti sull’Iran come “legittima difesa”. Poi hanno ripetuto l’idea che il regime di Teheran fosse prossimo ad avere l’arma nucleare, nonostante la smentita diretta dell’Agenzia atomica dell’ONU. Infine hanno ribadito senza alcuno spunto di riflessione la teoria occidentale secondo cui l’atomica in mano a Teheran sarebbe il più grande pericolo per la pace, omettendo di scrivere che i bombardamenti “difensivi” venivano dall’unico Paese del Medio Oriente che le armi atomiche le ha per davvero (Israele) e dall’unico Paese che nella sua storia l’atomica l’ha anche usata, radendo al suolo Hiroshima e Nagasaki (gli USA). 

La verità è che i media dominanti, in quanto organi di propaganda del potere politico, non sono altro che uno specchio delle miserie della politica europea. La guerra in Medio Oriente e le imbarazzanti dichiarazioni di Rutte hanno avuto almeno il merito di aver reso palese quanto appariva chiaro da tempo: la classe politica europea è talmente abituata al ruolo di governatore coloniale per conto di Washington da aver perso del tutto la capacità di immaginare un futuro libero dagli ordini americani. E, tra tutti, i più servili sono proprio quei governi i cui leader, con sprezzo del ridicolo, continuano a definirsi “patrioti” o “sovranisti”. Come quello italiano, con la Meloni che non solo non ha detto una parola contro l’attacco all’Iran – come d’altra parte non è riuscita a dirla in un anno e mezzo sul genocidio in Palestina – ma che ha obbedito senza batter ciglio all’aumento delle spese militari al 5% del PIL ordinato da Trump, assecondando l’accusa che dà agli europei degli ingrati che usufruiscono a scrocco della difesa americana.

L’ultima enorme bugia del leader americano, che nessun media e nessun governo europeo smaschera occupandosi di spiegare ai cittadini una verità scomoda: il motivo per cui gli USA pagano da decenni spese militari enormi coprendo gran parte del bilancio della NATO è perché questa serve direttamente gli interessi imperiali a stelle e strisce e perché le decine di basi americane in Europa non servono solo contro fantomatici aggressioni russe, ma sono lo strumento attraverso il quale, dal lontano 1945, gli USA hanno trasformato le nazioni europee in Stati a sovranità limitata, con tanto di organizzazioni paramilitari pronte a effettuare colpi di Stato se i governi nazionali avessero alzato troppo la testa (chi volesse saperne di più cerchi informazioni sulla “Organizzazione Gladio”, operativa per oltre 30 anni in Italia). Le azioni e le richieste fuori controllo dell’amministrazione americana potrebbero essere l’occasione per dire a Trump «Non smantelleremo quello che rimane dello Stato sociale per pagare i tuoi soldati. Non ci serve la tua protezione, riporta pure i marines a casa e libera il nostro territorio dalle 120 strutture militari americane che occupano l’Italia da ormai ottant’anni». Ma ovviamente nessun politico avrà il coraggio di dirlo. Servirebbero leader anziché amministratori coloniali, e all’orizzonte non se ne vedono.

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Andrea Legni

Giornalista professionista dal 2013, autore di documentari, reportage e inchieste pubblicate sui principali quotidiani italiani. È cofondatore e direttore de L’Indipendente.

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1 commento

  1. Non c’é da stupirsi troppo per questo ripugnante servilismo, Andrea. L’ultimo che ha avuto le palle per dire no agli americani è morto esule a Hammamet. Dove lo trovi oggi uno con le palle in questa classe dirigente (dirigente?).

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