Una donna originaria della Guadalupa e residente a Parigi è stata identificata come la sola persona conosciuta a possedere un gruppo sanguigno mai osservato prima, ribattezzato “Gwada negativo”. Lo ha annunciato l’Ente francese per il trattamento del sangue (EFS), sottolineando che la scoperta ha ricevuto il risconoscimento ufficale della Società Internazionale di Trasfusione di Sangue (ISBT) e che si tratta così del 48° sistema di gruppi sanguigni mai registrato. La storia ha avuto inizio nel 2011, quando la donna si sottopose a un semplice esame del sangue pre-operatorio. Fu allora che i ricercatori notarono un anticorpo anomalo, senza però avere gli strumenti per approfondirne la natura. Otto anni dopo, grazie al sequenziamento genetico di nuova generazione, il caso è stato riaperto e ha portato a una svolta che potrebbe potenzialmente cambiare alcune regole della medicina trasfusionale.
Per comprendere la portata di questa scoperta bisogna partire da come funzionano i gruppi sanguigni. I più noti – A, B, AB e 0 – fanno parte del sistema AB0, identificato all’inizio del Novecento e basato sulla presenza o assenza di specifici antigeni sulla superficie dei globuli rossi. Negli anni, spiegano gli esperti, i sistemi riconosciuti sono cresciuti fino a 47 – ciascuno con caratteristiche molecolari proprie – anche se, tuttavia, viene sottolineato che nelle trasfusioni resta cruciale un principio: il sangue di chi dona deve essere compatibile con quello di chi riceve, altrimenti si rischiano gravi reazioni immunitarie. È per questo che la scoperta di nuovi gruppi non rappresenta solo una curiosità scientifica, ma può rivelarsi vitale per le persone con combinazioni rare. Per quanto riguarda il caso in questione, dopo i prelievi effettuati ben quattordici anni fa, la svolta è arrivata nel 2019, quando i ricercatori dell’EFS hanno riesaminato il campione della paziente utilizzando il sequenziamento del DNA ad alto rendimento. Grazie a tale tecnica hanno identificato una mutazione genetica mai registrata prima nei database mondiali, trasmessa da entrambi i genitori della donna. È proprio questa doppia eredità genetica a renderla, di fatto, incompatibile con ogni altro donatore.
Il nome scelto, “Gwada negativo”, omaggia le origini caraibiche della paziente e, secondo i ricercatori, ha una sonorità che funziona in tutte le lingue. «È l’unica persona al mondo compatibile con se stessa», ha dichiarato Thierry Peyrard, biologo medico dell’EFS coinvolto nella ricerca, il quale ha poi aggiunto che la scoperta – ed in particolare i metodi che sono stati utilizzati – potrebbe migliorare concretamente l’assistenza per chi presenta gruppi sanguigni rari e difficili da classificare. «Scoprire nuovi gruppi sanguigni significa offrire ai pazienti con gruppi rari un livello di assistenza migliore», aggiunge l’EFS, concludendo che l’obiettivo ora è quello di individuare altre persone con la stessa mutazione, anche se finora la donna della Guadalupa resta un caso unico al mondo.