Un giovane dinosauro carnivoro, scoperto nel 1996 nel Wyoming e lungo appena tre metri, sta per essere messo all’asta con una stima compresa tra i 4 e i 6 milioni di dollari, anche se si prevede che il prezzo possa aumentare ulteriormente. È quanto accadrà al fossile di un ceratosauro vissuto circa 150 milioni di anni fa che sarà venduto da Sotheby’s, nota casa d’aste internazionale. Il tutto a distanza di un anno da un altro fossile di dinosauro con stima simile ma che ha raggiunto quota 45 milioni di dollari, il che, secondo esperti intervistati recentemente dalla stampa internazionale, conferma una tendenza: i fossili di dinosauri stanno raggiungendo prezzi di mercato mai visti. Una crescita che allarma paleontologi e ricercatori, preoccupati per il rischio che questi reperti finiscano sempre più spesso in mani private e fuori dalla portata della comunità scientifica.
Per decenni, i fossili di dinosauri sono stati considerati reperti scientifici da destinare esclusivamente a collezioni pubbliche e istituzioni accademiche. Ma negli ultimi anni, il mercato ha conosciuto un’impennata impressionante, culminata con la vendita dello stegosauro “Apex” per 45 milioni di dollari. Secondo molti esperti, tra cui il presidente dell’Associazione di Paleontologia Applicata André LuJan, queste aste multimilionarie stanno generando un “effetto Apex”, alimentando la speculazione e causando un aumento vertiginoso dei prezzi dei fossili e degli affitti dei terreni di scavo, rendendo difficile l’accesso ai paleontologi accademici. A complicare il quadro, alcune società iniziano a promuovere i fossili come investimenti: nel dicembre scorso, infatti, 2,75 milioni di dollari in azioni sono stati venduti per finanziare lo scavo di uno stegosauro in Wyoming, con l’80% delle quote detenute dagli escavatori stessi. Per alcuni, come il commerciante Peter Lovisek, ciò rappresenta un modo per «democratizzare l’accesso ad asset di alto valore». Ma per altri, tuttavia, si tratta solo di un modo per approfittare dell’ottimismo degli investitori, con il rischio che «molte persone rimarranno con le mani in mano».
Per quanto riguarda il reperto prossimamente in vendita, dopo anni di inattività presso il Museum of Ancient Life, il fossile è stato venduto a Brock Sisson, «amico fidato di lunga data e partner del museo», come dichiarato da McKay Christensen, amministratore delegato di Thanksgiving Point, fondazione che possiede il Museum of Ancient Life. La decisione, ha aggiunto, è stata presa con l’approvazione unanime del consiglio e i fondi saranno destinati al mantenimento delle collezioni e all’educazione dei visitatori. Sisson e il suo team hanno ricostruito lo scheletro utilizzando stampa 3D e supporti metallici removibili, preservandone la possibilità di studio. Ora, l’esemplare può essere venduto con ampia documentazione che ne attesta la provenienza e i lavori di restauro, un aspetto che secondo Sotheby’s contribuisce a garantirne l’integrità scientifica. «Questo giovane ceratosauro è un esemplare davvero straordinario», ha affermato Cassandra Hatton, vicepresidente della casa d’aste, aggiungendo che l’esemplare non è mai stato completamente studiato poiché il museo che lo ospitava non è certificato come deposito paleontologico pubblico. Inoltre, citando casi come la vendita del Tyrannosaurus rex “Sue” al Field Museum e il prestito dello stesso “Apex” all’American Museum of Natural History, Hatton ha difeso il ruolo di Sotheby’s nel «far entrare esemplari come questo nella fiducia del pubblico».
D’altra parte però, non tutti sono convinti: secondo Stuart Sumida, presidente della Society of Vertebrate Paleontology, simili operazioni rischiano di sottrarre materiale scientifico alla comunità. «Rendono più difficile per i ricercatori accedere a esemplari importanti», ha spiegato. E secondo lo storico Lukas Rieppel, dell’Università Brown, il mercato resta imprevedibile: l’hype mediatico, le pubblicazioni o il semplice fatto che un fossile sia stato esposto in un museo possono gonfiarne artificialmente il valore. Di fronte a queste incertezze, le opinioni restano divise.