Dopo 26 mesi consecutivi di contrazione, la produzione industriale italiana torna a crescere lievemente. I dati Istat di aprile 2025 mostrano un aumento tendenziale dello 0,3% rispetto allo stesso mese del 2024. Su base mensile, l’indice destagionalizzato segna un +1,0% rispetto a marzo, con una crescita trimestrale dello 0,4%. I settori di attività economica che registrano gli incrementi tendenziali maggiori sono l’industria del legno, della carta e la stampa (+4,7%), la fornitura di energia elettrica, gas, vapore ed aria (+4,3%) e la fabbricazione di computer e prodotti di elettronica (+3,3%). Ma a guidare il rimbalzo della produzione italiana è in particolare il settore delle armi e delle munizioni, con una produzione raddoppiata, considerati gli obiettivi di riarmo dell’Unione Europea e il contesto geopolitico. Di contro, le flessioni più ampie si registrano nella produzione di prodotti farmaceutici di base e preparati farmaceutici (-11,0%), nella fabbricazione di mezzi di trasporto (-9,5%) e nella fabbricazione di coke e prodotti petroliferi raffinati (-5,0%). Ma a segnare i risultati peggiori è l’industria automobilistica, con i veicoli che cedono in termini di produzione il 30% su base annua.
Come spiega Il Sole 24 Ore, i dati di aprile pubblicati dall’Istat modificano di poco le performance del 2025, caratterizzate da un calo dell’1,2% della produzione industriale nel primo quadrimestre, discesa che raddoppia considerando la sola manifattura: escludendo, infatti, dal calcolo attività estrattiva ed energia c’è ancora una volta un calo annuo, una frenata dello 0,1% determinata in particolare dalla farmaceutica e dai mezzi di trasporto. Secondo Prometeia e Intesa San Paolo, il 2025 sarà un anno di transizione: “se in valori correnti i ricavi della manifattura potranno crescere dell’1,8%, una ventina di miliardi oltre i livelli 2024 (1143 miliardi), si tratta comunque di un valore inferiore rispetto ai picchi (1163) del biennio 2022-2023”. I principali enti di previsione, tra cui Istat, Ocse e Bankitalia, stimano un progresso dello 0,6% per il Pil italiano nel 2025. Tenendo conto di una crescita acquisita dello 0,5% nel primo trimestre (stima Istat), ciò significa che i trimestri successivi saranno a crescita quasi zero.
Il rimbalzo della produzione potrebbe essere dovuto alla ricostituzione delle scorte, dopo che molte aziende hanno esportato materiali oltreoceano per anticipare i dazi imposti dal presidente statunitense Donald Trump. Tuttavia, l’industria automobilistica risulta ancora debole: in quattro mesi il comparto auto ha visto una produzione di 1,45 milioni di vetture, l’1% oltre quanto realizzato nello stesso periodo 2024. Poco brillante è anche l’export, in discesa del 2,1%. L’energia risulta stabile, mentre settori chiave come i trasporti e i farmaceutici richiedono attenzione. Si tratta di capire, dunque, se sia solo un rimbalzo temporaneo o un fenomeno destinato a consolidarsi: per una ripresa strutturale, infatti, occorre affrontare il nodo energetico e la collocazione dell’Italia nel contesto economico globale.
L’aumento dei costi energetici, da un lato, e il complicato contesto commerciale causato dai dazi di Trump, dall’altro, rendono meno competitiva la produzione industriale del Belpaese, così come quella del resto d’Europa, a partire dalla Germania. Occorre, dunque, agire in direzione degli interessi nazionali cercando fonti energetiche convenienti e sostenibili e agendo sul piano diplomatico per poter mitigare i dazi voluti da Washington. In tale contesto, l’abbandono del gas russo e l’importazione di gas naturale liquefatto americano più costoso non ha giocato a favore delle industrie italiane, in particolare quelle automobilistiche. Proprio alla luce di tale scenario, l’UE – Italia compresa – sta cercando di riconvertire la produzione industriale verso il comparto bellico, soprattutto per “salvare” la disastrosa economia di Berlino. Infatti, anche se il Pil del primo trimestre è stato rivisto al rialzo a +0,4%, oltre le attese, anche la locomotiva tedesca stenta a ripartire, mentre in Francia la produzione manifatturiera ad aprile arretra dello 0,6% rispetto al mese precedente e dell’1% su base annua. Considerato il contesto generale europeo e internazionale, occorrerà aspettare i prossimi dati per capire se l’Italia si è realmente ripresa dalla crisi della produzione industriale.