Stellantis ha avviato una nuova procedura di licenziamento collettivo, con l’obiettivo di allontanare 610 operai tramite incentivo all’esodo. Questa volta gli “esuberi” sono stati individuati nel polo produttivo torinese, con centro a Mirafiori. Si aggiungono al migliaio annunciato nei mesi scorsi, tra gli stabilimenti di Melfi, Pomigliano d’Arco, Termoli e Pratola Serra. Il cambio al vertice in casa Stellantis, con Antonio Filosa che ha ereditato la carica di amministratore delegato da Carlos Tavares, non si è tradotta in strappi con le politiche di dismissione intraprese negli ultimi anni. La giustificazione è la solita: il crollo della produzione, che non impedisce però alla multinazionale italo-francese di distribuire dividendi agli azionisti e staccare stipendi milionari ai dirigenti. La crisi produttiva non viene quindi affrontata con politiche industriali di rilancio ma fatta pagare esclusivamente agli operai, attaccati parallelamente dalla stretta repressiva varata dal governo Meloni.
«Cambiano gli amministratori delegati, ma non cambia il trend di svuotamento di Mirafiori e il depauperamento di Torino. Invece di rilanciare le produzioni, di avere un piano composito per lo stabilimento torinese, il nuovo Ad continua a solcare la strada sbagliata del suo predecessore», ha dichiarato Ed Lazzi, segretario generale della FIOM-CGIL di Torino. Per i 610 operai in esubero, Stellantis ha pensato di ricorrere allo strumento dell’incentivo all’esodo, proprio come un anno fa, quando un migliaio di operai dell’area torinese aderirono alle uscite incentivate. Si tratta di una misura che riguarda in particolare i dipendenti prossimi alla pensione, che in cambio di una buonuscita e per evitare pressioni indirette accettano il licenziamento, con il rischio di vedere allungarsi i tempi di accesso alla pensione. Secondo Luigi Paone della UILM, uno dei sindacati che ha accettato l’accordo sulle uscite incentivate, il piano «serve per aprire la strada all’assunzione di giovani lavoratori in vista dell’avvio produttivo della 500 ibrida», previsto per agosto. Uno scenario non così scontato, dal momento che i dati sulla forza-lavoro italiana in Stellantis, passata dalle oltre 55mila unità del 2021 alle 40mila odierne, racconta di un piano di dismissione, come denunciato da altri sindacati, tra cui la FIOM che non ha accettato l’accordo sull’esodo incentivato.
La produzione di Stellantis è crollata. Nei primi tre mesi del 2025 sono uscite dagli stabilimenti italiani 109.900 unità. Nello stesso periodo del 2024 se ne contavano 170.415, per un calo del 35,5% che segna un record negativo che non si registrava dal 1956. Non fa eccezione lo storico stabilimento di Mirafiori, alle prese col fermo produttivo della Maserati. A Modena, ai lavoratori del Tridente è stato proposto di trasferirsi in Serbia, dove dal 2024 Stellantis ha delocalizzato la produzione della Grande Panda elettrica, tra i modelli più venduti del gruppo.
Il crollo della produzione italiana e l’assenza di un piano industriale in grado di rilanciarla pesano sulle spalle degli operai Stellantis, ma non su azionisti e dirigenti, che in tempo di crisi non rinunciano agli utili, sottraendoli ad esempio alla Ricerca e Sviluppo. Proprio nelle scorse ore sono trapelati i primi dettagli del futuro contratto di Antonio Filosa, che dovrà essere confermato nella carica di Ad alla prossima riunione degli azionisti prevista a luglio. Stipendio annuale base di 1,8 milioni di euro (1125 volte il salario di un operaio Stellantis) a cui vanno aggiunti svariati bonus, che potrebbero permettere a Filosa di guadagnare nel triennio 2025-2027 un totale di 24 milioni di euro.
Poiché tutti gli ad delle multinazionali occidentali studiano nelle stesse Università, (Bocconi, London School of Economics, Dipartimenti di Economia di Harvard, Detroit etc., etc.), la cattiva notizia è che tutti si comportano allo stesso modo. La bella notizia invece è che, visto che sono solamente degli algoritmi viventi, saranno i primi ad essere sostituiti dalla IA.