mercoledì 11 Giugno 2025

I dubbi dell’anticorruzione sul Ponte sullo Stretto: “Nessuna chiarezza sui costi”

Il presidente dell’Autorità nazionale anticorruzione, Giuseppe Busia, ha espresso numerose perplessità sul Ponte sullo Stretto in occasione di un’audizione davanti alle Commissioni riunite Ambiente e Trasporti della Camera. Nonostante il via libera definitivo del ministero dell’Ambiente, Busia ha denunciato l’assenza di un progetto esecutivo completo, che impedisce una visione chiara dei costi e aumenta i rischi economici. Ha chiesto un piano unitario e maggiori controlli antimafia, anche sui subappalti e gli affidamenti inferiori ai 150mila euro. Ha poi sollevato dubbi sul rispetto delle norme UE sugli appalti, evidenziando il rischio di sforamenti di spesa oltre il limite consentito del 50%. La palla è ora in mano al Cipess, che riunisce i ministri economici coinvolti, che sarà chiamato a esaminare il progetto. Dopo tale passaggio, potrà partire la fase operativa.

Busia ha tenuto la sua audizione in occasione dell’esame del decreto Infrastrutture, cui hanno partecipato anche DIA, Federbalneari e l’Associazione Rete Civica per le Infrastrutture nel Mezzogiorno. Una delle problematiche messe al centro dal presidente dell’ANAC circa l’annoso dibattito sulla realizzazione del Ponte sullo Stretto è quello della attuale «assenza del progetto esecutivo completo». Busia ha affermando che «sarebbe auspicabile si arrivasse nel frattempo al progetto esecutivo complessivo per dare al governo e al Parlamento una visione chiara di quali sono almeno i costi iniziali». Infatti, ha spiegato, «sappiamo che dopo l’approvazione del progetto esecutivo ci possono essere delle varianti e la storia insegna che spesso aumentano i costi ma non essendo stata fatta la gara e quindi, essendo al limite della soglia di tolleranza, anche nell’interpretazione più benevola questo sarebbe molto importante». Il presidente dell’ANAC ha fatto notare come la normativa europea richieda «che non ci si discosti, in termini di costi, di più del 50% del valore messo ordinariamente in gara», evidenziando che «il valore messo a base di gara del Ponte era molto inferiore, quasi la metà, di quello preso come riferimento oggi». Dunque, se l’Aula del parlamento ratificherà il decreto, «ci sarà una copertura di tipo normativo per la responsabilità, ma residua il fatto che il legislatore nazionale non può derogare alla disposizione che peraltro il decreto correttamente richiama come vincolo», ha detto.

I rilievi avanzati da Busia non finiscono qui. Il presidente dell’anticorruzione evidenzia infatti che, relativamente al Ponte sullo Stretto, nel Dl Infrastrutture «non si fa riferimento alle verifiche antimafia, alle verifiche sulle imprese», affermando che «un’opera di queste dimensioni, anche finanziaria, richiede un innalzamento delle verifiche». Busia ha spiegato che questo decreto possa «rappresentare l’occasione per prevedere l’utilizzo nella progettazione di tutti gli elementi della digitalizzazione, anche dei cantieri, in modo da verificare tutte le imprese, anche quelle in subappalto dove si realizzano, più volte, le più pericolose infiltrazioni di mafia e per garantire la sicurezza dei lavoratori». Secondo il presidente dell’ANAC si tratterebbe di «un aumento, credo condiviso da tutti, che può essere inserito in questo decreto abbassando le soglie dei controlli antimafia, che sono ordinariamente fissati a 150mila, invece estendendolo per le imprese che hanno affidamenti anche inferiori». Perplessità condivise anche dalla vice direttrice operativa della Dia, Lorena Di Galante DIA, segnalando che «per i contratti di lavori, forniture e servizi» nel decreto si richiedono «solamente liberatorie provvisorie». Snellendo, di fatto, il procedimento relativo alle verifiche antimafia in materia di Protezione civile.

Nel mese di maggio è arrivato il via libera definitivo del ministero dell’Ambiente al Ponte sullo Stretto, con il progetto che ora deve passare all’esame del Cipess, il Comitato interministeriale per la programmazione economica e lo sviluppo sostenibile. Ad aprile, il governo italiano aveva inviato un dossier alla Commissione europea guidata da Ursula von der Leyen in cui il Ponte sullo Stretto è stato inquadrato addirittura come una questione di sicurezza continentale. La realizzazione dell’opera è stata infatti definita dall’esecutivo «imperativa e prevalente per l’interesse pubblico» non solo per ragioni economiche o di protezione civile, ma anche e soprattutto per motivazioni geopolitiche e militari, fondamentali in caso di scenari di guerra per «il passaggio di truppe e mezzi della NATO». La strategia del governo è infatti quella di inserire il ponte nel Military Mobility Action Plan dell’UE, il piano continentale per facilitare il movimento rapido delle forze armate, contando così sull’etichetta di “opera strategica militare” al fine di ottenere le indispensabili deroghe ambientali. Se la Commissione europea darà l’ok, il Ponte sullo Stretto potrebbe perfino rientrare nel novero delle spese militari utili a far crescere il rapporto spesa-difesa/Pil, come auspicato dall’Alleanza Atlantica.

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Stefano Baudino

Laureato in Mass Media e Politica, autore di dieci saggi su criminalità mafiosa e terrorismo. Interviene come esperto esterno in scuole e università con un modulo didattico sulla storia di Cosa nostra. Per L’Indipendente scrive di attualità, politica e mafia.

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