lunedì 2 Giugno 2025

Hamas avanza una controproposta al piano di cessate il fuoco, per gli USA è “inaccettabile”

Il gruppo palestinese Hamas ha risposto alla proposta di cessate il fuoco elaborata dagli Stati Uniti e sottoscritta da Israele lo scorso giovedì 29 maggio, chiedendo di apportare alcune modifiche. Secondo quanto riportato da Reuters, che cita un comunicato del gruppo, questi avrebbe dichiarato che rilascerà 10 ostaggi vivi e 18 cadaveri in cambio del rilascio di un certo numero di ostaggi palestinesi da parte di Israele. Hamas ha però aggiunto la richiesta di giungere a un cessate il fuoco permanente, del ritiro completo di Israele dalla Striscia e di garantire un adeguato flusso di aiuti umanitari alla popolazione dell’enclave. La risposta è arrivata dopo un ciclo di «consultazioni nazionali». Tuttavia, l’inviato speciale degli Stati Uniti Witkoff l’ha definita «inaccettabile».

«Ho ricevuto la risposta di Hamas alla proposta degli Stati Uniti – ha scritto Witkoff in un post su X – È totalmente inaccettabile e ci fa solo fare un passo indietro. Hamas dovrebbe accettare la proposta quadro che abbiamo avanzato come base per i colloqui di prossimità, che potremo avviare immediatamente la prossima settimana. Questo è l’unico modo in cui potremo concludere un accordo di cessate il fuoco di 60 giorni nei prossimi giorni, in cui metà degli ostaggi viventi e metà di quelli deceduti torneranno a casa dalle loro famiglie e in cui potremo avere, nei colloqui di prossimità, negoziati sostanziali e in buona fede per cercare di raggiungere un cessate il fuoco permanente».

L’agenzia di stampa palestinese QNN riferisce che la risposta di Hamas include un calendario per il rilascio dei prigionieri ancora vivi – 4 il primo giorno del cessate il fuoco, 2 il trentesimo e 4 il sessantesimo. Secondo l’agenzia, i corpi dei deceduti sarebbero invece consegnati al decimo, trentesimo e cinquantesimo giorno. La risposta di Hamas comprenderebbe anche la richiesta di iniziare negoziati per giungere a un cessate il fuoco permanente.

Il quotidiano di informazione israeliano Times of Israel, citando un funzionario del governo israeliano, riporta che il governo starebbe trattando la risposta del gruppo palestinese come un «effettivo rifiuto» e che, nonostante Hamas abbia presentato la sua risposta ufficiale alla proposta di Witkoff, i mediatori starebbero ancora lavorando per «ammorbidire alcune delle richieste». Dopo l’annuncio di giovedì da parte della Casa Bianca, che sosteneva che Israele avesse firmato la proposta di cessate il fuoco elaborata dall’inviato speciale USA Witkoff, il premier Netanyahu ha sottolineato quanto già affermato in precedenza, ovvero che la guerra non terminerà prima della «sconfitta di Hamas».

La proposta dell’inviato speciale USA, Witkoff, sottoscritta da Israele, prevede un cessate il fuoco di 60 giorni con il rilascio di 10 ostaggi israeliani vivi e 18 deceduti entro il settimo giorno del cessate il fuoco, oltre all’immediata distribuzione di aiuti umanitari (organizzata da Nazioni Unite e Mezzaluna Rossa) a Gaza nonappena Hamas avesse sottoscritto la proposta. Inoltre, la proposta avrebbe compreso la cessazione di tutte le attività militari offensive israeliane dalla Striscia e una cessazione dei movimenti aerei per 10/12 ore al giorno. La proposta prevedrebbe inoltre una «ridistribuzione» dell’IDF, insieme a ulteriori colloqui per un cessate il fuoco permanente e un eventuale ritiro dell’esercito dall’enclave.

Nel frattempo, il massacro nell’enclave non accenna a fermarsi, mentre la distribuzione degli aiuti umanitari organizzata da USA e Israele continua a rivelarsi un completo fallimento. L’esercito israeliano ha bombardato 60 abitazioni nel nord della Striscia in meno di 48 ore, intensificando ulteriormente l’offensiva contro i civili. Sono oltre 54 mila le morti accertate per gli attacchi israeliani nella Striscia di Gaza a partire dal 7 ottobre 2023, 61.700 per il governo dell’enclave (ma, secondo alcune stime, il numero reale potrebbe essere circa il triplo). Non c’è pace nemmeno nella Cisgiordania occupata, dove l’esercito israeliano ha fatto oggi irruzione nelle città di Tubas e Tulkarem, istituendo altri posti di blocco militari e aggredendo civili nel sud di Hebron.

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Valeria Casolaro

Ha studiato giornalismo a Torino e Madrid. Dopo la laurea in Scienze della Comunicazione, frequenta la magistrale in Antropologia. Prima di iniziare l’attività di giornalista ha lavorato nel campo delle migrazioni e della violenza di genere. Si occupa di diritti, migrazioni e movimenti sociali.

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