Le banane sono un frutto gradito a moltissime persone, ma negli ultimi tempi la credibilità di questo alimento viene messa in discussione su vari fronti, dal punto di vista nutrizionale e ambientale. C’è chi sostiene sia un frutto da eliminare a causa del suo elevato contenuto zuccherino (in realtà contiene né più né meno gli zuccheri di una mela gialla Golden, niente di esorbitante), altri ritengono che le coltivazioni di banane, anche quelle BIO, siano inondate di pesticidi e dunque l’alimento sia nocivo o comunque da limitare fortemente, e infine ci sono i detrattori per motivi di tipo ambientale: sostengono che le banane arrivano da molto lontano e quindi inquinano il pianeta.
Quest’ultima motivazione è sicuramente vera e non contestabile, a patto però che chi la formula sia coerentemente una persona che si limiti a mangiare soltanto la frutta e verdura locale e di stagione. Perché in caso contrario, se acquista l’uva nel mese di Marzo, oppure fragole e zucchine in inverno, allora il ragionamento sulla sostenibilità e impatto ambientale decade completamente, dal momento che il cibo fuori stagione arriva anch’esso dall’altra parte del mondo e richiede coltivazioni in serre riscaldate a gasolio, niente di più ecologico rispetto alle banane che giungono dall’Ecuador insomma.
Da un punto di vista strettamente salutistico quindi molte persone sono oggi interessate a consumare frutti e verdure che non vengano trattati coi pesticidi e fertilizzanti chimici, dal momento che la scienza ci avverte da tempo che i residui di queste sostanze, presenti nei cibi, possono contribuire allo sviluppo di patologie di vario tipo e all’infiammazione dell’organismo. Ecco perché i consumatori più attenti vorrebbero avere dati rassicuranti sulla produzione della frutta biologica e l’assenza di residui di pesticidi chimici. Da sempre purtroppo si diffondono in rete sospetti e notizie infamanti sul BIO, e i consumatori finiscono per essere preda di affermazioni e notizie confuse e discordanti. Tutto ciò non può fare altro che generare sconforto e perdita di fiducia nelle coltivazioni biologiche, e si finisce per pensare che il cibo BIO è solo un’illusione o una truffa, e in realtà sia trattato con pesticidi e altre sostanze tossiche al pari di quello convenzionale. Con questo articolo mi accingo a dare delle informazioni che smentiscono quest’idea errata sul BIO, e vedremo come vi sia una reale differenza qualitativa delle banane biologiche rispetto a quelle che provengono da coltivazione convenzionale.
I test di laboratorio sui pesticidi
Abbiamo sempre bisogno di dati certi e numeri per poter dimostrare ciò che ha una valenza oggettiva in fatto di qualità degli alimenti, al di là delle affermazioni della teoria e delle normative di legge previste sulla carta per le produzioni biologiche. Ciò che conta alla fine sono sempre i dati riscontrati sull’alimento. Ecco perché mi avvalgo dei test effettuati sulla banane – sia quelle biologiche che quelle convenzionali – dal mensile Il Salvagente, rivista leader nei test di laboratorio contro le truffe ai consumatori, pubblicati sul numero di febbraio 2022. Questo test sulle banane aveva come titolo Cosa resta sotto la buccia e vorrei partire proprio dal titolo facendo notare ai nostri lettori come i residui di sostanze pesticida siano stati misurati nel frutto e non nella buccia. Questi test sono molto accurati perché ci dicono se ci sono sostanze tossiche nella parte edibile del frutto, quella che poi noi tutti mangiamo e alla quale siamo interessati, dal momento che la buccia è spesso la parte che non viene consumata in alcun modo.
Il primo appunto importante da farci dunque è il seguente: i pesticidi sono stati ritrovati nella polpa della banana di quasi tutti i campioni testati. Quasi tutte le banane hanno evidenziato la presenza di residui di uno o più pesticidi (anche fino a 6 pesticidi diversi in alcuni casi). Quasi tutti dicevo, perché guarda caso alcuni campioni di banane biologiche non avevano alcun residuo di pesticidi, mentre tutte la banane da agricoltura convenzionale portate in laboratorio avevano i pesticidi. In pratica le banane testate sono state quelle di marchi diversi, vendute in supermercati e discount italiani, 20 campioni in tutto. Il secondo appunto da farci è questo: purtroppo le banane sono un frutto che non fa eccezione e hanno residui di pesticidi, specialmente se acquistiamo quelle non biologiche, dove il 100% dei prodotti in commercio è contaminato da pesticidi tossici come Tiabendazolo, Imidacloprid o l’acido gibberellico (quest’ultimo è un ormone per la crescita e la maturazione del frutto), sebbene i valori riscontrati dai test siano stati in tutti i casi sotto ai limiti di legge consentiti.
Le banane biologiche e i pesticidi naturali
Veniamo al nocciolo dei test effettuati in laboratorio e in particolare concentriamoci sulle banane BIO, assodato che il 100% delle banane da agricoltura convenzionale contiene residuo di pesticidi e ormoni per la maturazione del frutto, come emerso anche da altri test precedenti effettuati ad esempio in Svizzera da un’altra rivista dei consumatori chiamata K-tipp. In questo test svizzero notiamo fra l’altro come nessuna banana BIO avesse residuo di pesticidi nella polpa del frutto.
Tornando al test italiano de Il Salvagente, va detto subito che in due prodotti BIO sono state trovate tracce di pesticidi proibiti e non ammessi per il BIO: si tratta di 2 banane biologiche di due importanti catene della Grande Distribuzione: la francese Carrefour e l’italiana Esselunga. Due casi che non trovano scusanti, in questi prodotti i pesticidi chimici non devono essere presenti in alcun modo. Le due aziende hanno preso impegni per rimuovere completamente i pesticidi dalle filiere del loro prodotto biologico. Staremo a vedere.
Poi ci sono stati 2 marchi BIO che hanno mostrato la presenza di un pesticida naturale, lo Spinosad, ovvero di una sostanza consentita nella normativa del biologico per allontanare gli insetti che attaccano le piante di banane. Parliamo però di pesticidi naturali, ben diversi da quelli chimici (mai ammessi nel BIO), che possono essere utilizzati e che hanno caratteristiche di tossicità differenti dai pesticidi chimici di sintesi. Lo Spinosad è una sostanza di origine naturale ad azione insetticida derivata dalla fermentazione provocata dal batterio Saccharopolyspora spinosa, appartenente all’ordine degli Actinomiceti, batteri con caratteristiche simili ai funghi. Questo prodotto è una neurotossina e quando gli insetti entrano in contatto con la sostanza o la ingeriscono, i loro muscoli iniziano a flettersi involontariamente, poiché interferisce sulla trasmissione degli impulsi nervosi. Ciò provoca paralisi in tempo breve e morte nel giro di alcuni giorni. Gli agricoltori biologici utilizzano a volte questo pesticida naturale, diffondendo sui terreni il batterio responsabile della fermentazione. Il limite massimo previsto dal disciplinare di produzione BIO per questa sostanze è di 2 mg/kg e nelle banane BIO in cui è stato ritrovato il valore era di 0,005 mg/Kg, ovvero 400 volte inferiore al limite di legge.
Possiamo dire tranquillamente in questo caso che il pesticida naturale è del tutto legittimo e non comporta alcun rischio per la salute del consumatore. Infine, altri 3 marchi BIO di banane non avevano assolutamente nessun residuo di alcuna sostanza pesticida, né chimico né naturale. Ribadisco invece che tutti i campioni di banane non biologiche avevano residui di più sostanze pesticida.
Da qui la conclusione che possiamo trarre, come messaggio finale, è che le coltivazioni biologiche sono ancora una buona garanzia di prodotto privo di pesticidi, e che chi getta fango nel cibo BIO potrebbe avere interessi legati alla grande industria delle produzioni intensive, che non può certo fare a meno di usare sostanze tossiche e ormoni nelle coltivazioni. La credibilità del BIO, inevitabilmente, è legata ai dati oggettivi e alle percentuali di confronto con le produzioni convenzionali: in media il 96% delle produzioni convenzionali di frutta e verdura presenta i residui di pesticidi (anche fino a 10-12 molecole diverse in uno stesso frutto, nel caso di mele o di alcuni ortaggi), mentre il 98,17% delle produzioni BIO non presenta nessun residuo, e spesso quando lo si ritrova è dovuto a contaminazioni accidentali, tipicamente da trasporto di sostanze per via del vento, provenienti dai trattamenti di produttori vicini che spruzzano i pesticidi nei loro campi e coltivano col metodo convenzionale. Questi sono i dati con cui ad oggi, da consumatori, dobbiamo fare i conti e trarre le nostre conclusioni sulle scelte di acquisto.
Bisognerebbe sempre informarsi bene prima di usare le classiche frasi fatte tipo “tanto il bio è tutta una truffa”.