sabato 31 Maggio 2025

La crisi dell’auto spinge la Volvo a tagliare il 15% della forza lavoro

In una mossa già anticipata a fine aprile, ieri la casa automobilistica Volvo ha annunciato il taglio di 3.000 posti di lavoro come parte di un vasto piano di riduzione dei costi dovuto alla crisi che sta affliggendo la compagnia, così come tutto il settore automobilistico europeo. Infatti, i licenziamenti arrivano mentre la casa automobilistica cerca di resuscitare il suo prezzo azionario e aumentare la domanda, ristrutturando parte della sua attività. La maggior parte dei tagli dovrebbe colpire i lavoratori svedesi e, nello specifico, i così detti “colletti bianchi” che lavorano negli uffici della casa automobilistica, i quali rappresenterebbe la maggior quota di dipendenti, anche più degli operai.

Il piano di ristrutturazione della casa automobilistica, che dal 2010 è di proprietà del conglomerato multinazionale cinese Geely Holding, le permetterà di risparmiare fino a 1,9 miliardi di euro. Parte integrante di questo piano è il licenziamento di 3000 lavoratori, un 40% dei quali è formato da “colletti bianchi”, ovvero coloro che lavorano nei vari uffici, specie nella comunicazione e nelle risorse umane. Volvo ha una forza lavoro globale che si aggira sulle 44.000 unità, di cui 29.000 in Europa. Nel primo trimestre, la compagnia ha registrato un utile operativo di 175 milioni di euro rispetto ai 433 milioni dello stesso periodo dell’anno precedente. Le azioni della casa automobilistica sono scese molto nell’ultimo periodo, con ribassamenti che sono arrivati anche al 10% prima di risalire, senza però riguadagnare il calo avuto. Per rialzare il suo valore, l’azienda ha anche messo a punto un piano di riacquisto delle proprie azioni. Tra le cause della crisi di Volvo c’è quindi il suo valore azionario in discesa, il calo delle vendite, il collasso del mercato dei veicoli elettrici sui cui Volvo aveva puntato tutto.

Il CEO di Volvo, Hakan Samuelsson, che è stato recentemente riportato in quel ruolo dopo aver diretto l’azienda per un decennio fino al 2022, ha fatto riferimento alla forte competizione nel mercato dell’auto elettrica, senza però citare la Cina – regina incontrastata in questo segmento della produzione automobilistica. Eppure Volvo intende diventare una casa automobilistica interamente elettrica. «Con cinque auto completamente elettriche (EV) già sul mercato e altri cinque modelli in fase di sviluppo, l’elettrificazione completa rimane un pilastro fondamentale della strategia di prodotto di Volvo Cars. Il suo obiettivo a lungo termine rimane quello di diventare un’azienda automobilistica completamente elettrica e mira anche a raggiungere zero emissioni nette di gas serra entro il 2040», è scritto sul sito della casa automobilistica.

L’incertezza del mercato europeo, già in forte crisi da un paio di anni in primis per la forte concorrenza cinese, è anche dovuta alle minacce tariffarie di Trump che ha proposto, e poi sospeso, una tariffa del 25% sull’importazione di veicoli all’interno degli Stati Uniti. «Abbiamo bisogno di tornare a una sorta di accordo commerciale con gli Stati Uniti. Altrimenti, questo sarà ovviamente molto difficile per il business negli Stati Uniti», ha detto Samuelsson. Per quanto concerne la crisi generale dell’auotomotive europeo, per cui l’UE ha deciso di rivedere in grossa parte gli obiettivi del Green Deal e della transizione ecologica, il CEO di Volvo ha detto: «L’industria automobilistica è nel bel mezzo di un periodo difficile. Per affrontare questo problema, dobbiamo migliorare la nostra generazione di flussi di cassa e ridurre strutturalmente i nostri costi».

La crisi è profonda e persino i grandi e prestigiosi marchi europei, come quelli tedeschi e così adesso Volvo, sono costretti a tagliare per cercare di rimanere al passo con la concorrenza spietata del mercato globale dei veicoli. Ovviamente i primi a rimetterci sono sempre i lavoratori.

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Michele Manfrin

Laureato in Relazioni Internazionali e Sociologia, ha conseguito a Firenze il master Futuro Vegetale: piante, innovazione sociale e progetto. Consigliere e docente della ONG Wambli Gleska, che rappresenta ufficialmente in Italia e in Europa le tribù native americane Lakota Sicangu e Oglala.

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