sabato 31 Maggio 2025

Israele ha approvato la costruzione di 22 nuove colonie illegali su terre rubate ai palestinesi

Israele ha approvato la costruzione di altre 22 colonie illegali sul territorio palestinese in Cisgiordania. La notizia è arrivata dal ministero della Difesa israeliano e si colloca all’interno di una iniziativa del ministro della Difesa israeliano Israel Katz e del ministro delle Finanze israeliano Bezalel Smotrich, che promuovono da tempo il progetto di espansione coloniale di Israele. Questo, si legge in un comunicato del ministero ripreso dai media israeliani, consiste «in una visione strategica a lungo termine, il cui obiettivo è rafforzare la presa israeliana sul territorio, evitare la creazione di uno Stato palestinese e creare le basi per il futuro sviluppo degli insediamenti nei prossimi decenni». Israele continua così a strappare con la forza i territori palestinesi al loro legittimo popolo, violando apertamente leggi e risoluzioni internazionali, alcune delle quali vincolanti, che dichiarano illegali gli insediamenti e la pratica di espansione coloniale.

La notizia dell’approvazione della costruzione di nuovi insediamenti da parte di Israele è arrivata giovedì 29 maggio. Da quanto si apprende dai media israeliani che hanno visionato il testo, registrato come classificato, tra le 22 nuove colonie ci saranno Homesh e Sa-Nur, due ex insediamenti evacuati nel 2005 insieme al disimpegno di Israele dalla Striscia di Gaza, quando fu approvata una legge che proibiva agli israeliani di entrare in quella parte della Cisgiordania settentrionale. Nei vent’anni che hanno seguito il ritiro israeliano, si sono verificati ripetuti tentativi di ristabilire la presenza dei coloni negli insediamenti evacuati, e l’anno scorso la legge che proibiva agli israeliani di entrare nella zona è stata abrogata, aprendo la strada al reinsediamento coloniale. La lista dei nuovi insediamenti comprende anche quattro nuove comunità lungo il confine con la Giordania, e l’ampliamento di quelli che vengono definiti “avamposti”, territori dove i coloni si insediano spontaneamente erigendo abitazioni e costruendo infrastrutture, prima di ottenere il riconoscimento del governo israeliano. Negli ultimi anni, il lavoro di Smotrich, spalleggiato da Katz, si è concentrato proprio sul riconoscimento e l’ampliamento degli avamposti coloniali.

Il Jerusalem Post, basandosi sulla mappa delle nuove colonie condivisa dallo stesso Smotrich, spiega che i nuovi insediamenti costituiranno una «cintura di sicurezza» attorno ai territori palestinesi considerati più «pericolosi». L’agenzia di stampa Israel Hayom riporta che le nuove colonie nella Valle del Giordano, «un luogo che le valutazioni indicano come una delle principali vie attraverso cui l’Iran introduce di contrabbando equipaggiamento militare attraverso la Giordania nella Samaria settentrionale», saranno gestite dai veterani di guerra che hanno prestato servizio in prima linea durante il genocidio a Gaza. Sembra inoltre che il governo voglia utilizzare i nuovi insediamenti per rafforzare la presenza israeliana lungo la strada 443, che collega Gerusalemme e Tel Aviv. Dalle dichiarazioni politiche e dalle ricostruzioni dei media, insomma, lo scopo dei nuovi insediamenti sembra chiaro: essi, servirebbero, da una parte, a consolidare e rafforzare la presenza israeliana sul territorio e, dall’altra, a isolare le città palestinesi. Gettando un rapido sguardo alla mappa condivisa da Smotrich si nota infatti come quattro dei nuovi insediamenti verranno posti tra Tulkarem e Jenin, uno a nord di Nabuls, due tra Ramallah e Gerico e tre attorno a Hebron.

L’annuncio della costruzione di nuove colonie da parte di Israele è stato accompagnato da un assoluto silenzio delle istituzioni Occidentali. Eppure, sono diverse le risoluzioni e le sentenze che dichiarano illegale la presenza israeliana nei Territori Palestinesi Occupati, chiedendo che gli Stati prendano posizione per impedirla e disincentivarla. La risoluzione 446 del Consiglio di Sicurezza del 1979, dal valore vincolante, definisce gli insediamenti privi di «validità giuridica», sostiene che la pratica costituisce una «flagrante violazione del diritto internazionale», e chiede a Israele di interromperla. La risoluzione 2334 del 2016, la più recente tra le vincolanti, reitera questi stessi punti. La costruzione di insediamenti da parte dei coloni è una pratica che viene portata avanti mediante l’uso della violenza, cacciando con la forza i palestinesi dalle proprie case, abbattendo le loro abitazioni con le ruspe, arrestando la popolazione, minacciandola – o sparandole – con i fucili, organizzando raid contro i residenti, uccidendo il bestiame delle comunità locali. Tutte queste pratiche sono ampiamente documentate da organizzazioni umanitarie, da inchieste giornalistiche, ONG (anche israeliane) e dalle stesse istituzioni internazionali come l’ONU. Secondo organizzazioni umanitarie, al solo 2017 e nella sola Cisgiordania, erano presenti oltre 200 colonie abitate da almeno 620mila coloni.

Avatar photo

Dario Lucisano

Laureato con lode in Scienze Filosofiche presso l’Università di Milano, collabora come redattore per L’Indipendente dal 2024.

L'Indipendente non riceve alcun contributo pubblico né ospita alcuna pubblicità, quindi si sostiene esclusivamente grazie agli abbonati e alle donazioni dei lettori. Non abbiamo né vogliamo avere alcun legame con grandi aziende, multinazionali e partiti politici. E sarà sempre così perché questa è l’unica possibilità, secondo noi, per fare giornalismo libero e imparziale. Un’informazione – finalmente – senza padroni.

Ti è piaciuto questo articolo? Pensi sia importante che notizie e informazioni come queste vengano pubblicate e lette da sempre più persone? Sostieni il nostro lavoro con una donazione. Grazie.

Articoli correlati

1 commento

Iscriviti a The Week
la nostra newsletter settimanale gratuita

Guarda una versione di "The Week" prima di iscriverti e valuta se può interessarti ricevere settimanalmente la nostra newsletter

Ultimi

Articoli nella stessa categoria