Le nuove norme promosse dal governo Meloni sulla caccia, ispirate dal ministro Francesco Lollobrigida, sono finite nel mirino della società civile, che con molteplici iniziative sta contestando i piani dell’esecutivo. Le nuove misure, che devono ancora passare in Consiglio dei Ministri, mirano a stravolgere radicalmente il quadro normativo esistente: estensione delle aree cacciabili, liberalizzazione delle catture di richiami vivi, apertura di nuove concessioni perfino sui litorali demaniali e la possibilità di sparare fino a notte fonda e in periodo di nidificazione sono solo alcuni dei punti più controversi del disegno di legge. Critici e associazioni animaliste lanciano l’allarme su un potenziale scenario di «caccia selvaggia», denunciando l’impatto devastante sulla biodiversità, la sicurezza dei cittadini e l’immagine turistica del Paese.
Tante sono le iniziative da segnalare. Centrale è il ruolo che sta svolgendo il WWF nella mobilitazione, con il lancio della petizione #StopCacciaSelvaggia, che ha già visto la firma di oltre 30mila persone. «Il Governo vuole stravolgere le regole sulla caccia: più mesi per sparare, aumento delle specie cacciabili, meno aree protette, fucili anche in spiaggia e nei boschi, migliaia di uccelli catturati rinchiusi a vita in gabbia, meno libertà di vivere in natura», scrive l’organizzazione, parlando di «una legge pericolosa che mette a rischio animali già vulnerabili e trasforma la natura in un campo di tiro». Negli scorsi giorni, inoltre, Italia Nostra – associazione non-profit italiana che si occupa di tutela, promozione e valorizzazione del patrimonio culturale, storico e artistico del Paese – ha indirizzato un appello formale al Presidente Sergio Mattarella: «La prospettiva descritta dalla nuova legge sulla caccia di animali uccisi tutto l’anno e in ogni luogo e l’inevitabile previsione di nuovi incidenti di caccia solleva interrogativi profondi sulla nostra coscienza collettiva e sul rispetto per la vita umana ed animale – si legge nel testo che gli organizzatori invitano a inviare al Capo dello Stato tramite l’apposito form -. Viviamo in un’epoca in cui la sostenibilità e la tutela della biodiversità dovrebbero essere al centro delle nostre politiche, eppure questa nuova norma sembra andare in direzione opposta. […] Le chiedo con forza di “bloccare” l’entrata in vigore di questa norma sulla caccia selvaggia, che potrebbe avere conseguenze devastanti per la nostra fauna, per l’ecosistema e per le nuove generazioni».
Oltre 1.600 cittadini hanno inoltre firmato una petizione online per chiedere chiarezza sul rapporto tra il ministro Lollobrigida e le lobby venatorie. I promotori accusano il governo Meloni di aver favorito, fin dall’inizio della legislatura, i cacciatori a scapito della fauna selvatica con provvedimenti a ripetizione, norme “ad personam” e un apparente disprezzo per gli obblighi europei in materia di conservazione. La petizione denuncia il tentativo di silenziare il dibattito pubblico e di imporre misure drastiche senza alcuna consultazione con ecologisti, enti locali e semplici cittadini. Un’altra petizione è stata poi lanciata dall’Associazione Bearsandothers, che in una lettera aperta alla premier Giorgia Meloni ha messo in luce il contrasto tra la promessa di tutela ambientale del governo e le misure di fatto più permissive mai viste in un testo unico sulla caccia. «É una proposta di legge, devastante, dirompente, che liberalizza il bracconaggio e addirittura prevede penalizzazioni per chi lo contrasta visto che diventerebbe legale: un vero e proprio ritorno al medioevo, dove tutto era lecito e permesso, sponsorizzato dal governo italiano che vuole accaparrarsi i voti della lobby dei cacciatori e dei costruttori di armi», hanno scritto in un comunicato i proponenti. «È necessario attivarsi in ogni dove e presso l’Europa per fermare questa proposta di legge, che è anticostituzionale, visto che all’articolo 9 della costituzione, dopo decenni di lotta si è riusciti a fare immettere il concetto di rispetto della biodiversità», conclude l’associazione.
In ultimo, occorre ricordare che già da marzo è partito l’iter della raccolta firme per un referendum volto ad abrogare l’Art. 19 Ter, che renderebbe di fatto legale la caccia in ogni area del Paese. L’obiettivo della campagna, che al momento vede 32.700 a fronte delle 500mila richieste, è restituire milioni di ettari di bosco e campagna alle famiglie e agli escursionisti, che oggi temono di imbattersi in “zone di guerra” frequentate da cacciatori. Salvare la vita degli animali selvatici – sottolineano gli organizzatori – significa anche proteggere il diritto di ciascuno a passeggiare nei boschi, raccogliere funghi o castagne in tranquillità, senza il timore di piombate indiscriminate. Parallelamente, è inoltre possibile sottoscrivere la proposta che si pone la finalità di vietare la caccia nei fondi privati andando a modificare l’Art. 842 Codice Civile, che attualmente prevede l’ingresso dei cacciatori nei fondi privati anche senza l’autorizzazione del proprietario.