Un tribunale federale statunitense ha bloccato l’entrata in vigore dei dazi del presidente Trump. La decisione della Corte, di preciso, giudica illegittima la tariffa generalizzata del 10% su tutte le merci in entrata nel Paese, emanata sulla base dell’International Emergency Economic Powers Act (IEEPA). L’IEEPA è una legge del 1977 che regola l’imposizione di sanzioni in situazioni di emergenza, e che, sostiene il tribunale, sarebbe stata utilizzata in maniera illegittima dall’amministrazione Trump. Rimangono fuori dalla decisione della Corte i dazi per cui Trump non ha fatto ricorso all’IEEPA, come alcuni di quelli contro la Cina (non quelli generali) o quelli del 25% su acciaio e alluminio. «La Corte non si pronuncia sulla saggezza o sulla probabile efficacia dell’uso dei dazi da parte del Presidente come leva finanziaria», si legge nel comunicato del collegio formato da tre giudici. «Tale uso è inammissibile non perché sia insensato o inefficace, ma perché la legge federale non lo consente». L’amministrazione Trump ha ora 10 giorni di tempo per adeguarsi all’ordine del tribunale.
La decisione della Corte del Commercio Internazionale è stata annunciata ieri, mercoledì 28 maggio. Essa giunge in risposta a una causa intentata dallo studio legale senza scopo di lucro Liberty Justice Center per conto di cinque piccole imprese che importano merci dai Paesi colpiti dai dazi. Di preciso, la Corte ha stabilito che l’IEEPA, che Trump ha invocato come legge d’emergenza per emanare le tariffe, non conferisce al presidente l’autorità unilaterale di imporre dazi sui vari Paesi del mondo. Con tale sentenza, vengono bloccate la tariffa universale del 10% su tutte le merci in entrata e quelle contro i Paesi che avevano annunciato contromisure, come quelle generali sui prodotti cinesi. La Corte, inoltre, ha bloccato le tariffe imposte dall’amministrazione Trump a Cina, Messico e Canada, contro quello che il presidente ha definito «flusso inaccettabile di droga e immigrazione illegale negli Stati Uniti»; il motivo del blocco di queste ultime, tuttavia, non c’entra con l’IEEPA, e ha a che fare con vizi di forma. Secondo la Corte, infatti, gli ordini legati a tali tariffe non affronterebbero direttamente il problema per cui sono stati emanati. La sentenza del Tribunale non tocca le tariffe su acciaio e alluminio e quelle sulle auto, che sono state emanate sulla base di un’altra legge.
Con la sua sentenza, la Corte ha dato alla Casa Bianca 10 giorni di tempo per completare l’iter burocratico per la sospensione dei dazi, ma è molto probabile che l’amministrazione Trump presenti ricorso in appello. Da quanto riporta l’emittente britannica BBC citando un ex alto funzionario di un’agenzia doganale statunitense, nel periodo che precede l’eventuale aggiustamento normativo da parte dell’esecutivo, i dazi rimarranno in vigore. Il funzionario ha inoltre spiegato che se gli eventuali procedimenti degli altri tribunali dovessero confermare la sentenza della Corte per il commercio internazionale, le aziende che hanno dovuto pagare dazi riceveranno il rimborso degli importi versati con gli interessi. Le decisioni della Corte per il commercio internazionale, di preciso, possono essere impugnate presso la Corte d’appello degli Stati Uniti per il circuito federale di Washington, e presso la Corte suprema degli Stati Uniti.
I dazi di Trump sono stati annunciati in occasione di quello che il presidente USA ha definito Liberation Day (giorno della liberazione), lo scorso 2 aprile. Quel giorno, Trump ha annunciato tariffe specifiche per decine di Paesi del mondo, e una tariffa generalizzata del 10% su tutti i prodotti in entrata negli Stati Uniti. Dopo l’annuncio dei dazi, che ha ricevuto una ondata di condanna a livello globale, i mercati di tutto il mondo sono crollati, alcuni Paesi hanno annunciato contromisure e altri hanno aperto le trattative con Trump. Tra i Paesi che hanno annunciato ritorsioni, figura in prima fila la Cina, con cui Trump ha avviato un lungo braccio di ferro fatto di rialzi e contro-rialzi. Lo scontro commerciale è terminato lo scorso 12 maggio, quando i due Paesi hanno annunciato di avere trovato un primo accordo sulle tariffe.