venerdì 30 Maggio 2025

Il governo Meloni dice no alle sanzioni contro Israele e conferma la cooperazione militare

Mentre l’Unione Europea, tra forti frizioni e con immani ritardi, cerca di passare dalle parole ai fatti per fermare la carneficina a Gaza, il governo italiano continua a tenere una posizione sempre più ipocrita e isolata nei confronti del genocidio in atto. A parole, Antonio Tajani invoca il cessate il fuoco, esprime «indignazione» per i civili uccisi, condanna l’espulsione dei palestinesi da Gaza. Ma nei fatti non cambia nulla: l’Italia è tra i pochissimi Paesi europei – insieme all’Ungheria – che non ha mai pronunciato un atto concreto di rottura con il governo Netanyahu. Nessuna sanzione, nessun ritiro dell’ambasciatore, nessun riconoscimento dello Stato palestinese. Anzi, mentre Bruxelles alza finalmente la voce, l’Italia rinnova tacitamente il Memorandum militare con Tel Aviv, piazzandosi accanto all’Ungheria tra i più tenaci sostenitori di Israele in Europa.

Le parole di Tajani – ed è tutto dire – sono state ad oggi le più critiche pronunciate dal governo italiano nei confronti di Israele. Ma sono rimaste parole. Anzi, l’Italia continua ad opporsi a tutte le misure proposte dall’UE e agli appelli lanciati da frange sempre più ampie della società civile. In Parlamento, Tajani ha enunciato la lista degli aiuti umanitari offerti dall’Italia alla popolazione palestinese: pacchi alimentari, evacuazioni, cure per i bambini. Ma tutto questo, sottolineano le opposizioni, suona come un alibi. Peppe Provenzano (PD) ha parlato di «parole buone 50mila morti fa», mentre Ricciardi (M5S) ha accusato frontalmente Meloni, Tajani e Salvini di essere «complici di uno sterminio». Il ministro degli Esteri ha affermato che «è essenziale mantenere aperto ogni canale con le autorità israeliane»: più che una posizione di equilibrio, la linea del governo appare come un equilibrismo a senso unico. Come da copione, nel corso dell’audizione Tajani si è giocato anche la solita carta del pericolo antisemita: «Dico a chi fomenta l’antisemitismo per piccole, miopi convenienze di bottega “Fermatevi ora!”», ha affermato.

La contraddizione più evidente resta quella del Memorandum d’intesa con Israele, che stabilisce una fitta rete di cooperazione tra l’Italia e lo Stato Ebraico nel comparto militare e della difesa. Nonostante la devastazione in corso a Gaza, l’Italia conferma che l’accordo con Israele non solo non sarà sospeso, ma sarà automaticamente rinnovato nell’aprile 2026. La linea ufficiale, espressa nel question time del pomeriggio dal ministro per i rapporti con il parlamento Ciriani, è quella del mantenimento di uno «strumento di dialogo». Un punto su cui l’opposizione fa sentire la sua voce, ricordando che il commercio di armi tra Italia e Israele nel 2024 è quintuplicato. «Ci parlate dell’assistenza ai bambini palestinesi, poi fornite supporto militare e logistico a chi li bombarda», ha attaccato in Aula il leader dei Verdi Angelo Bonelli.

La spaccatura tra Roma e il resto dell’Europa si fa ogni giorno più evidente, in particolare da quando Israele ha manifestato il piano di occupazione della Striscia di Gaza. Con grave ritardo, ora la presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen si è decisa a parlare di azioni «abominevoli» perpetrate da Israele, mentre Kaja Kallas, commissaria UE agli esteri, ha denunciato la sproporzione dell’uso della forza e la strage di civili. La Spagna, assieme a Irlanda, Belgio e Olanda, è in Europa il Paese più critico nei confronti delle azioni del governo Israeliano. Madrid spinge per sanzioni, embargo sulle armi e sospensione dell’accordo commerciale. Ma Germania, Italia e Polonia frenano. Il risultato è un’Europa divisa, paralizzata da chi – in particolare il governo Meloni – preferisce preservare i «canali di dialogo» piuttosto che difendere il diritto internazionale.

Nel frattempo, la scorsa settimana un gruppo di 10 giuristi italiani ha presentato una diffida formale al governo Meloni, sollecitando l’interruzione del rinnovo automatico del Memorandum di cooperazione militare con lo Stato Ebraico. Secondo i firmatari –  tra cui Ugo Mattei, Fabio Marcelli e Domenico Gallo – l’accordo rischia infatti di violare numerosi articoli della Costituzione italiana, oltre a rappresentare un sostegno implicito a crimini internazionali. Eppure, stando alle reazioni del governo, tale appello è destinato a rimanere lettera morta.

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Stefano Baudino

Laureato in Mass Media e Politica, autore di dieci saggi su criminalità mafiosa e terrorismo. Interviene come esperto esterno in scuole e università con un modulo didattico sulla storia di Cosa nostra. Per L’Indipendente scrive di attualità, politica e mafia.

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4 Commenti

  1. Non siamo ancora arrivati al punto più basso. Un governo che avesse avuto a cuore l’interesse strategico dell’Italia, da anni avrebbe rotto relazioni con Israele, inviato le portaerei e fregate al largo di Gaza e minacciato uno sbarco per portare aiuti alla popolazione…
    Sì sono sogni ad occhi aperti, ma ci pensate che si fa tutto questo per l’Ucraina?

  2. Ovviamente i fascisti non capiranno mai che la legge non dice il ladro é tizio ed il derubato Caio, dice che chi si comporta in un certo modo é il ladro.
    É proprio vivere secondo la legge che fa si che un giorno l’Ebreo sia la vittima, ma quando è lui che uccide é l’assassino, 9 guardi al nome e sei fascista o guardi solo il comportamento ed è la legge.

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