In Francia è scoppiato uno scandalo che rischia di scuotere la politica francese. Secondo un’inchiesta parlamentare sulle pratiche dei produttori di acqua in bottiglia, condotta tra il dicembre 2024 e il maggio 2025, avrebbe mostrato come l’azienda Nestlé abbia utilizzato tecniche di filtrazione dell’acqua illegali, per poi piegare la volontà politica ai suoi interessi imponendo una microfiltrazione più blanda, con soglia inferiore ai limiti di legge. Tali pratiche, avvenute con la connivenza della politica, potrebbero mettere in serio pericolo la salute dei consumatori, eppure le autorità non hanno intrapreso alcuna azione legale.
A denunciare quanto accaduto è stata la Commissione d’inchiesta del Senato francese, presieduta da Laurent Burgoa, che ha adottato un rapporto del senatore Alexandre Ouizille. Sono state 73 le audizioni di ministri, membri di gabinetti ministeriali, direttori dell’amministrazione, dirigenti aziendali, prefetti e servizi statali a livello locale, direttori di agenzie sanitarie regionali, nonché ricercatori e associazioni avvenute nel corso di sei mesi. Lo scandalo del trattamento delle acque minerali naturali con metodi non autorizzati è iniziato alla fine del 2019 con la segnalazione di un dipendente di Sources Alma, che commercializza i marchi Vichy Célestins, St-Yorre, Cristaline, Thonon e Châteldon. Un’indagine del Servizio Investigativo Nazionale (SNE) della Direzione Generale per la Concorrenza, il Consumo e la Repressione delle Frodi (DGCCRF) ha poi evidenziato l’utilizzo, da parte di diversi produttori, di microfiltrazioni inferiori alla soglia di 0,8 micron, considerata dalle autorità come soglia limite per evitare impatti sulla composizione dell’acqua. Il 31 agosto 2021, Nestlé Waters ha incontrato l’ufficio del ministro delegato per l’Industria, Agnès Pannier-Runacher, alla presenza della DGCCRF. Muriel Liénau, CEO di Nestlé Waters, ha riconosciuto l’utilizzo di filtri a carbone attivo e trattamenti ultravioletti, ovvero misure di disinfezione severamente vietate, nei suoi stabilimenti nelle regioni dei Vosgi e del Gard (Vittel, Hépar, Contrex, Perrier). Durante questo incontro, Nestlé Waters ha sostenuto, senza mostrare prove, che tali trattamenti non avrebbero influito sulla sicurezza alimentare o sulla composizione dell’acqua.
Nonostante la confessione della frode e i possibili danni sanitari a danno dei consumatori rappresentata dalla disinfezione dell’acqua con pratiche illegali, le autorità non hanno intrapreso alcuna azione legale in merito a queste rivelazioni. Il 14 ottobre 2021 è stata presa la decisione di deferire la questione all’Ispettorato Generale degli Affari Sociali (IGAS). L’indagine è stata avviata il 19 novembre 2021, mentre le aziende sanitarie regionali non sono state informate fino al 28 gennaio 2022. Già il 31 agosto 2021, i membri del settore e i gabinetti della DGCCRF erano stati informati dell’utilizzo da parte di Nestlé di trattamenti vietati che avrebbero potuto comportare la qualifica penale di frode. Le segnalazioni del fatto sono state tre. La prima, dell’ottobre 2022, da parte del direttore generale dell’ARS Grand Est. Le altre due tardive e solo dopo l’istituzione della commissione d’inchiesta: una da parte della DGCCRF il 19 febbraio 2025, l’altra del direttore generale dell’ARS Occitanie, del 18 aprile 2025, ovvero quasi 4 anni dopo le rivelazioni del 31 agosto 2021.
Nel suo rapporto, la commissione d’inchiesta si chiede perché la DGCCRF non abbia fatto uso dei suoi poteri amministrativi per porre fine alla massiccia frode di Nestlé ai danni dei consumatori già nel 2021. Dal 31 agosto 2021, Nestlé Waters ha adottato un atteggiamento transazionale, ponendo esplicitamente l’autorizzazione della microfiltrazione a 0,2 micron come condizione per l’interruzione dei trattamenti illegali che stava già compiendo, attraverso quello che viene definito un “piano di trasformazione”. Nestlé, grazie alla sua azione di lobbying, ha fatto adeguare la legge alla propria prassi e ai suoi interessi, in una logica completamente distorta rispetto a quella che dovrebbe essere la relazione tra lo Stato che definisce lo standard e il produttore che lo applica.
La decisione di autorizzare la microfiltrazione al di sotto della soglia di 0,8 micron è stata presa ai massimi livelli di governo. Facendo seguito alle decisioni prese dall’ufficio del primo ministro Elisabeth Borne, ma apparentemente senza che lei ne fosse informata, la consultazione interministeriale virtuale (CID) del febbraio 2023 ha implicitamente ma chiaramente convalidato la filtrazione a 0,2 micron. Dai documenti raccolti dalla commissione d’inchiesta, e resi disponibili ai cittadini, si conclude che la Presidenza della Repubblica sapeva, almeno dal 2022, che Nestlé aveva frodato per anni ed era consapevole che ciò creava una distorsione della concorrenza con altre società, nonché era a conoscenza della contaminazione batteriologica e persino virologica presente in alcuni siti di Nestlé.
Insomma, ancora una volta le multinazionali, in questo caso Nestlé (che non è nuova a comportamenti del genere, con scandali già scoppiati in passato su diversi prodotti dalla società o da sue controllate), pongono la politica al proprio servizio e secondo i dettami del profitto a discapito dei consumatori e della salute dei cittadini.
Da quello che si capisce dall’ articolo, sembra che Nestlè, per abbandonare gli attuali metodi di disinfezione, voglia filtrare particelle più piccole (0.2 micron anziché 0.8) per cui nell’acqua ci sarebbero meno residui. Come si fa a sostenere che sarebbe a discapito dei consumatori?
Fatemi capire