La multinazionale attiva nel settore frutticolo bananiero Chiquita ha annunciato il licenziamento di «tutti» i braccianti giornalieri di Panama. La misura potrebbe coinvolgere oltre 5.000 lavoratori ed è stata adottata in risposta a uno sciopero lanciato contro una legge che introduce modifiche alle pensioni. Dal lancio dello sciopero nel mese di aprile, Chiquita denuncia perdite per 75 milioni di dollari. In suo favore si sono espressi il Tribunale del lavoro, che ha dichiarato illegale lo sciopero, e lo stesso presidente del Paese, José Raúl Mulino, che, dopo l’annuncio dei licenziamenti di massa, ha difeso le azioni della multinazionale. «Lo sciopero», tuttavia, «continua», ha dichiarato Francisco Smith, segretario generale del Sindacato dei Lavoratori dell’Industria Bananiera (Sitraibana). Nell’ultimo mese le mobilitazioni hanno coinvolto anche operai, docenti e altri sindacati, che, a partire dalla provincia di Bocas del Toro si sono riversati per le strade di tutto il Paese, organizzando blocchi e marce di protesta.
L’annuncio dei licenziamenti di massa da parte di Chiquita è arrivato lo scorso venerdì 23 maggio, a un mese dal lancio della mobilitazione dei lavoratori. Sebbene Chiquita non abbia specificato il numero di lavoratori oggetto del taglio, i media ipotizzano che la mossa potrebbe coinvolgere un numero di persone compreso tra le 5.000 e le 6.500 unità. In una conferenza stampa convocata poco dopo l’annuncio di Chiquita, il presidente panamense Mulino ha preso le parti della multinazionale: «L’azienda dovrà agire di conseguenza, licenziando coloro che sono necessari per salvare le sue attività a Bocas. Credetemi, mi fa male, ma questa intransigenza non è buona», ha affermato. «Lo sciopero è illegale», ha aggiunto Mulino. «Il passo successivo, secondo il Codice del Lavoro, è il licenziamento per giusta causa, perché questo è uno sciopero di fatto, non uno sciopero legittimo». Le parole del presidente panamense non stupiscono se si considera che l’industria delle banane di Panama rappresenta una parte significativa dell’economia del Paese: Panama è infatti il 13° esportatore di banane al mondo, e la produzione bananiera vale al Paese circa 273 milioni di dollari l’anno.
Il taglio dei lavoratori annunciato da Chiquita arriva in risposta alle mobilitazioni lanciate dai lavoratori, che avrebbero causato una perdita di 75 milioni di dollari all’azienda. Dopo essere stato annunciato lo scorso 23 aprile, lo sciopero è iniziato lunedì 28 aprile e da allora non accenna a fermarsi. I lavoratori, prevalentemente provenienti dalla provincia di Bocas del Toro, dove Chiquita possiede 5.000 ettari di terreno destinati alla produzione di banane, si sono riuniti sotto il Sitraibana e hanno trovato il sostegno di operai, docenti, lavoratori edili e altri sindacati di categoria. Le ragioni della protesta risiedono nell’approvazione del disegno di legge 462: approvato a marzo, esso introduce modifiche al Fondo di previdenza sociale che potrebbero portare a una riduzione delle pensioni e che, secondo Sitraibana, danneggerebbero particolarmente i lavoratori del settore bananiero. Le proteste hanno costretto il governo a discutere di possibili emendamenti per includere tutele per i lavoratori del settore, ma non hanno ancora portato a un’intesa. Per tale motivo, nonostante l’opposizione di governo, corti e azienda, lo sciopero continuerà.
Nell’arco di quest’ultimo mese, le proteste dei braccianti panamensi hanno preso diverse forme, dalla diserzione del lavoro nei campi alle marce per strada. I manifestanti hanno inoltre portato avanti diversi blocchi stradali, colpendo svincoli e punti di snodo infrastrutturali, che hanno causato danni significativi ai trasporti e all’approvvigionamento di beni. Solo a Bocas, riportano i quotidiani locali, sono attualmente attivi almeno 25 “bloqueos”. A causa dei blocchi stradali, la provincia di Bocas del Toro sta ormai affrontando una crescente carenza di carburante e di beni alimentari, tanto che il governo è stato costretto a organizzare una spedizione di riso in elicottero.
Chiquita Brands International è nata nel 1984 dalle ceneri della United Fruit Company, la stessa azienda mandante del cosiddetto “Masacre de las Bananeras” del 1928. Lo scorso giugno, dopo un processo durato 17 anni, con una sentenza storica, una giuria dello Stato della Florida ha costretto Chiquita Brands International a risarcire le famiglie di nove delle vittime del gruppo paramilitare colombiano AUC (Forze di Autodifesa Unite della Colombia), che la multinazionale ha ammesso di aver finanziato per circa 13 anni. Tra il 1994 e il 2007, Chiquita ha infatti elargito alle AUC un centinaio di pagamenti, per un valore complessivo di 1,7 milioni di dollari, nella piena consapevolezza del loro ruolo nel massacrare e violare i diritti umani della popolazione civile.