giovedì 22 Maggio 2025

Israele circonda gli ultimi ospedali di Gaza e spara contro i diplomatici europei

Sullo sfondo della nuova operazione militare Carri di Gedeone, il Governatorato di Nord Gaza sta venendo preso di mira con sempre maggiore intensità. Da giorni, infatti, gli ultimi due ospedali operativi nel nord risultano circondati dalle forze israeliane: si tratta dell’ospedale indonesiano di Beit Lahiya e dell’ospedale di Al Awda di Jabaliya, ormai incapaci di ospitare nuovi pazienti a causa dei continui attacchi. Un terzo centro, l’ospedale Kamal Adwan, sempre situato a Beit Lahiya, è stato costretto a chiudere a causa della presenza di truppe israeliane e droni militari nelle immediate vicinanze. Nel frattempo, a Jenin, in Cisgiordania, le forze israeliane hanno aperto il fuoco contro una delegazione di diplomatici di Paesi arabi ed europei durante una visita promossa dall’autorità palestinese al campo profughi. Non sono stati registrati feriti, ma l’incidente è stato condannato da parte di numerosi Paesi.

La situazione degli ospedali nella Striscia di Gaza si aggrava ogni giorno di più. L’assedio all’ospedale indonesiano è stato lanciato nella sera di domenica 18 maggio, mentre dentro la struttura si trovavano ancora 55 persone. Oltre all’incursione terrestre, l’esercito israeliano ha preso di mira l’ospedale con colpi di artiglieria. Durante l’assedio, il cancello e il cortile dell’ospedale sono stati distrutti, e l’elettricità è stata interrotta; parte dei pazienti dell’ospedale, poco meno di 50, sono stati trasferiti presso l’ospedale di Kamal Adwan. Lo stesso giorno, le Forze di Difesa Israeliane (IDF) hanno accerchiato e colpito l’ospedale di Al Awda con colpi di artiglieria e di quadricotteri. Da quanto riporta il ministero della Sanità, nella sola notte tra domenica e lunedì sono stati lanciati almeno 10 attacchi aerei nei pressi della struttura, in seguito a cui ampie aree dell’ospedale sono state distrutte.

Martedì, mentre continuavano gli assedi e le operazioni di demolizione in entrambi gli ospedali, le IDF hanno guardato anche all’ospedale di Kamal Adwan, colpendolo con droni, colpi di artiglieria e fucilate. Accerchiati dalle truppe israeliane, i 18 medici all’interno della struttura sono stati costretti a evacuare a bordo delle ambulanze, che sono state bersagliate dal fuoco israeliano. I pazienti arrivati pochi giorni prima dall’ospedale indonesiano sono così stati trasferiti nuovamente, questa volta verso l’ospedale di Al Awda. Ieri, mentre l’aviazione continuava a prendere di mira generatori elettrici e serbatoi di carburante, è arrivato l’annuncio ufficiale della dismissione degli ospedali di Kamal Adwan e indonesiano – che risulta ancora sotto assedio. Nel frattempo, è continuato anche l’assedio dell’ospedale di Al Awda, che si è fatto man mano sempre più stringente: ieri i colpi di artiglieria hanno raggiunto il terzo piano della struttura, mentre oggi i veicoli pesanti hanno preso di mira il cortile, il reparto di chirurgia e il magazzino con dentro i medicinali.

Con gli attacchi e gli assedi ai maggiori ospedali del nord, sembra che in questo momento il Governatorato di Nord Gaza sia sprovvisto di strutture sanitarie aperte a ospitare nuovi pazienti; incerta, invece, la situazione degli ospedali da campo. In generale, il Governatorato di Nord Gaza, e nello specifico Beit Lahiya, è una delle aree più prese di mira dalla nuova operazione Carri di Gedeone, annunciata lo scorso venerdì e lanciata domenica. L’altro Governatorato su cui si sta concentrando l’operazione è quello di Khan Younis, a sud, dove gli ospedali stanno subendo analoghi attacchi. Gli assedi alle strutture di Nord Gaza, infatti, si sono svolti in parallelo agli intensi attacchi sull’ospedale da campo kuwaitiano e l’ospedale europeo di Khan Younis, a oggi fuori servizio.

Mentre nella Striscia gli attacchi continuano a intensificarsi, le aggressioni si aggravano anche in Cisgiordania. Oggi l’assedio alla città di Jenin è entrato nel 122esimo giorno consecutivo. In tutto il campo, proseguono le operazioni militari, gli arresti, le evacuazioni, i disboscamenti e le demolizioni: in totale, almeno 600 case sono state completamente demolite e la maggior parte delle altre ha subito danni parziali. Israele ha scavato e costruito circa 15 strade all’interno del campo, la cui superficie è inferiore a mezzo chilometro quadrato, e ha completamente distrutto le infrastrutture del campo, oltre ad aver spazzato via il 60% delle infrastrutture della città. Da quanto denunciano i palestinesi, insomma, lo scopo israeliano sarebbe quello di cambiare la conformazione della città nell’ottica di una parziale annessione.

Ieri, inoltre, l’Autorità Palestinese aveva organizzato una visita diplomatica con rappresentanti di una trentina di Paesi, tra cui l’Italia, per fare toccare con mano la criticità della situazione in cui si trova Jenin. Durante la visita, le IDF hanno sparato colpi di artiglieria come avvertimento, fermando il convoglio. Tra interviste in radio e post sui social, l’esercito ha rilasciato almeno due versioni diverse sostenendo prima che i diplomatici stessero deviando dal percorso prestabilito, poi che i militari non sapessero che il gruppo era formato da diplomatici. L’azione dei soldati israeliani ha scatenato una ondata di condanna globale: il ministro degli Esteri Tajani ha convocato l’ambasciatore israeliano per chiedere spiegazioni, mentre Spagna, Francia e l’Alta Rappresentante per gli affari esteri dell’UE Kaja Kallas hanno criticato la condotta israeliana.

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Dario Lucisano

Laureato con lode in Scienze Filosofiche presso l’Università di Milano, collabora come redattore per L’Indipendente dal 2024.

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