mercoledì 21 Maggio 2025

Il Regno Unito ha sospeso i negoziati per l’accordo di libero scambio con Israele

Il ministro degli Esteri britannico, David Lammy, ha annunciato la sospensione dei colloqui per un nuovo accordo di libero scambio con Israele. L’annuncio è stato dato in un discorso davanti al Parlamento in cui Lammy ha contestato le operazioni israeliane a Gaza e il lancio dell’operazione Carri di Gedeone, aggiungendo inoltre che il Paese sanzionerà individui, avamposti di coloni illegali e organizzazioni che sostengono la violenza contro le comunità palestinesi in Cisgiordania. Il fermo dei negoziati, specifica il governo britannico, non riguarda gli accordi ancora in corso, ma il ministro degli Esteri britannico ha affermato che, se Israele non cesserà le ostilità, il Paese potrebbe prendere ulteriori contromisure. Si tratta di una mossa dai risvolti più politici che concreti, insomma, volta a esercitare pressione sullo Stato ebraico senza cambiare troppo le carte in tavola, e ad ampliare il ventaglio di possibilità del Paese, assumendo una prima timida presa di posizione contro il genocidio del popolo palestinese.

L’annuncio del blocco dei negoziati con Israele è arrivato martedì 20 maggio ed è stato dato formalmente in un discorso nel Parlamento britannico. Negli oltre dodici minuti di intervento, Lammy ha parlato dell’attuale situazione a Gaza e dei crimini di guerra di cui si sta macchiando Israele, criticando le operazioni militari sulla Striscia e l’avvio dell’operazione Carri di Gedeone. Negli ultimi minuti del discorso, Lammy ha annunciato il blocco dei negoziati per estendere la sfera d’azione dell’accordo di libero scambio UK-Israele, e ha convocato l’ambasciatore israeliano per un colloquio. Il ministro, inoltre, ha dichiarato che il Paese rivedrà gli accordi nel quadro della cosiddetta “Tabella di marcia 2030”. Siglata nel 2023, la “roadmap” definisce il percorso delle relazioni bilaterali tra Regno Unito e Israele per i successivi anni, basandosi proprio sul trattato di libero scambio. Nello specifico, la Tabella di marcia prevede un’ampia cooperazione in materia di sicurezza e difesa, il contrasto al programma nucleare iraniano, la promozione degli Accordi di Abramo, investimenti industriali e tecnologici, nonché scambi accademici.

Nel suo discorso, Lammy ha parlato anche di sanzioni a coloni ed entità coloniali israeliane in Cisgiordania. In particolare, si legge nel comunicato governativo, il Regno Unito ha aggiunto alla lista degli individui sanzionati altri due coloni di spicco, tra cui Daniella Weiss, fondatrice di un insediamento e di un’associazione per lo sviluppo e la promozione delle colonie, insieme ad alcuni avamposti di coloni illegali e a due organizzazioni. La mossa segue la «drammatica impennata di violenze da parte dei coloni in Cisgiordania, con le Nazioni Unite che hanno registrato oltre 1.800 attacchi da parte dei coloni contro le comunità palestinesi dal 1° gennaio 2024». Individui ed entità sanzionati saranno ora soggetti a misure quali «restrizioni finanziarie, divieti di viaggio e interdizioni per amministratori».

La mossa sugli accordi del Regno Unito, per quanto significativa, ha di fatto limitati risvolti pratici perché – almeno per ora – non ferma alcun trattato in essere. L’aggiunta di 2 individui e 4 entità alla lista dei soggetti sanzionati risulta già più concreta, ma è ben lontana da una formale condanna dell’occupazione israeliana in Palestina e dal creare danni strutturali alla pratica: in totale, il Regno Unito ha infatti sanzionato 20 soggetti tra individui ed entità israeliane, ma, nella sola Cisgiordania, al 2017, risultavano presenti oltre 200 insediamenti in cui abitavano 620mila persone. La scelta di fermare i negoziati con lo Stato ebraico, aprire alla revisione della Roadmap 2030 e sanzionare le colonie sembra insomma avere una valenza prevalentemente politica, cambiando la postura del Regno Unito senza minare alla radice i rapporti con l’alleato. Con essa, comunque, Londra compie un primo passo per allontanarsi dallo Stato ebraico e apre a nuove possibili misure di pressione diplomatica.

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Dario Lucisano

Laureato con lode in Scienze Filosofiche presso l’Università di Milano, collabora come redattore per L’Indipendente dal 2024.

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