La Colombia di Gustavo Petro ha firmato questa settimana l’adesione alla “nuova Via della Seta” cinese, nell’ambito della quarta riunione ministeriale Cina-Celac (Comunidad de Estados Latinoamericanos y Caribenos), che comprende 33 Stati dell’America Latina e dei Caraibi, svoltasi a Pechino. La decisione rappresenta una svolta importante nella politica estera della Colombia, che negli ultimi decenni era stato un alleato chiave e affidabile degli Stati Uniti in America Latina, contribuendo così ad allontanare il continente sudamericano dalla sfera d’influenza statunitense. «La storia delle nostre relazioni estere sta cambiando. D’ora in poi la Colombia interagirà col mondo intero su un piano di uguaglianza e libertà», ha scritto su X il presidente colombiano Petro, la cui amministrazione è entrata in contrasto con il governo Trump. Mentre il capo della Casa Bianca era impegnato nel suo viaggio in Medio Oriente, dunque, la Cina era intenta a rafforzare i suoi legami commerciali con l’intera America Latina, annunciando un nuovo piano di investimenti del valore di 9,2 miliardi. L’accordo con la Colombia guarda proprio in questa direzione: come ha dichiarato Edwin Palma, Ministro delle Miniere e dell’Energia colombiano, «Non si tratta di una questione tra i due Paesi, ma di un piano importante che coinvolge la Cina e l’intera America Latina. Attraverso una cooperazione specifica, possiamo superare l’influenza esercitata dagli Stati Uniti sulla Colombia».
Palma ha dichiarato al giornale cinese Global Times che l’accordo garantirà alla Colombia maggiori opportunità nei trasporti e nel settore della connettività: «Faciliterà la crescita delle esportazioni del nostro Paese verso l’Asia, in particolare nelle aree in cui la Colombia ha potenziale. Soprattutto, questo guiderà lo sviluppo dell’economia del futuro», ovvero «l’economia basata sulla conoscenza», ha affermato. L’adesione alla nuova Via della seta (in inglese BRI, Belt and Road Initiative) inoltre, dovrebbe contribuire anche allo sviluppo dell’intelligenza artificiale, dei data center e delle infrastrutture interne. In particolare, la Cina potrebbe svolgere un ruolo importante nello sviluppo del sistema ferroviario della Nazione sudamericana, collegando diverse regioni del Paese, soprattutto le aree remote, come ha dichiarato il ministro dei Trasporti colombiano, Mamria Fernanda. All’evento che ha inaugurato la cooperazione commerciale tra Cina e Colombia, svoltosi mercoledì a Pechino, hanno partecipato circa 40 aziende cinesi, tra cui importanti società come Huawei, BYD e State Grid.
La cooperazione tra Cina e Colombia rappresenta un passaggio fondamentale nei rapporti tra Cina e America Latina e, in generale, è un passo avanti per lo sviluppo del cosiddetto Sud globale: «La Cina e i Paesi dell’America Latina e dei Caraibi sono membri importanti del Sud del mondo. Indipendenza e autonomia sono la nostra gloriosa tradizione. Sviluppo e rivitalizzazione sono un nostro diritto intrinseco. E l’equità e la giustizia sono la nostra ricerca comune», ha affermato il presidente cinese durante il discorso di apertura del forum Cina-Celac. Con un implicito, ma chiaro riferimento, agli Stati Uniti, Global Times sottolinea come “La Cina e i paesi dell’America Latina e dei Caraibi hanno dimostrato, attraverso una cooperazione pragmatica, che l’America Latina non è il “cortile di casa” di nessuno, né un “campo di battaglia a somma zero” per la rivalità tra grandi potenze”. Oltre due terzi dei paesi dell’America Latina fanno già parte della BRI, l’enorme progetto infrastrutturale e commerciale annunciato dal presidente cinese Xi Jinping nel 2013 che prevede l’investimento di centinaia di miliardi di dollari per le infrastrutture in Africa, Asia e America Latina. L’obiettivo è quello di implementare il commercio globale secondo la logica cinese “win-win” su un piano di parità e nell’ottica del multilateralismo. La maggior parte delle nazioni occidentali, però, considera il progetto solamente in un’ottica di competitività sul piano dell’influenza che può esercitare sulla nazioni in via di sviluppo.
La Colombia di Gustavo Petro si è allontanata recentemente dall’orbita statunitense in seguito a contrasti con l’amministrazione Trump, avvenuti nelle prime settimane del nuovo governo USA: Bogotà aveva rifiutato di fare atterrare due aerei statunitensi con a bordo migranti colombiani espulsi dall’amministrazione statunitense. Come ritorsione, gli USA hanno imposto dazi del 25% e il governo di Petro era stato costretto a inviare aerei per recuperare i cittadini colombiani in territorio statunitense. Da quel momento il governo di Bogotà ha deciso di rivedere i suoi rapporti commerciali con Washington e non ha perso occasione per allacciare più strette relazioni con altri attori geopolitici internazionali come Pechino, aderendo alla BRI. Già nel 2024 gli scambi tra Cina e Colombia hanno raggiunto i 149,63 miliardi di yuan nel 2024, con un aumento del 13,1% rispetto all’anno precedente, mentre nei primi quattro mesi del 2025 hanno raggiunto il record di 48,34 miliardi di yuan (6,7 miliardi di dollari). La decisione di Petro rappresenta un chiaro segnale di discontinuità rispetto alla politica estera seguita fino a poco tempo fa dalla Colombia e un messaggio preciso all’amministrazione Trump sulle posizioni geostrategiche e commerciali che intende perseguire il governo colombiano. Una situazione che avvantaggia Pechino nel suo piano di espansione commerciale e di influenza politica sui Paesi della regione.