Nel momento più buio di Gaza, dopo che Israele ha annunciato ufficialmente i propri piani di occupazione totale del territorio, nel mezzo di un genocidio portato avanti a suon di bombardamenti ininterrotti e privazione di cibo, acqua e qualunque altro mezzo utile per la sopravvivenza della popolazione, la società civile torna in piazza per chiedere la fine del massacro in Palestina. Nella giornata di oggi, normalmente dedicata alle celebrazioni per l’unificazione dell’Europa, è stato organizzato il Gaza Last Day (L’Ultimo Giorno di Gaza), una giornata di mobilitazioni su tutto il territorio nazionale per rompere il silenzio assordante della politica e delle istituzioni nazionali ed europee e chiedere la fine del genocidio.
L’evento è stato organizzato da Paola Caridi, Claudia Durastanti, Micaela Frulli, Giuseppe Mazza, Tommaso Montanari, Francesco Pallante ed Evelina Santangelo e ha visto presto l’adesione di numerose realtà a livello nazionale. «Per rompere il silenzio colpevole useremo la rete, che è il solo mezzo attraverso cui possiamo vedere Gaza, ascoltare Gaza, piangere Gaza. Perché possano partecipare tutte e tutti, anche solo per pochi minuti. Anche chi è prigioniero della sua casa, e della sua condizione: come i palestinesi, i palestinesi di Gaza lo sono»: con queste parole gli organizzatori e le organizzatrici hanno scelto di richiamare l’attenzione attraverso un appello sulle pagine X, Facebook e Instagram dell’evento.
La lettera, sottoscritta da centinaia di persone appartenenti al mondo dello spettacolo e della cultura in Italia, fa un appello a non smettere di parlare mai della situazione drammatica che è costretta a vivere la striscia di Gaza: attraverso l’utilizzo degli hashtag #gazalastday e #ultimogiornodigaza l’obiettivo è quello di fare rumore e smuovere la coscienza attraverso gli strumenti che ci stanno permettendo di vedere, quasi in tempo reale, gli orrori di un genocidio compiuto impunemente con la complicità di quelle istituzioni che dovrebbero ripudiare la guerra, ma che continuano a finanziare le azioni ripugnanti messe in atto dal criminale di guerra Benjamin Netanyahu.
Numerosi sono i collettivi che hanno espresso il proprio sostegno all’iniziativa, tra questi Arci Nazionale, Collettivo Fabbrica GKN, Purple Square e il CSD Peppino Impastato (nello stesso giorno in cui ricorre il quarantasettesimo anniversario dell’omicidio dell’attivista e giornalista di Cinisi). Al clamore virtuale si aggiungono le manifestazioni annunciate già in varie città italiane: sit-in, presidi, discussioni, cineforum e molte altre iniziative sono state organizzate da Roma a Bologna, Pesaro, Forlì, L’Aquila, Cesena e varie altre città. La lista è in continuo aggiornamento ed è consultabile sulle pagine social dell’iniziativa. Anche noi de L’Indipendente ci uniamo al coro di protesta, rilanciando un’iniziativa messa in campo da tempo: tutte le informazioni sono disponibili sulla nostra pagina dedicata.
Simultaneamente il 10 maggio anche nella capitale spagnola Madrid avranno luogo delle concentrazioni a sostegno della causa palestinese. Muévete por Palestina – Fin al comercio de armas y a las relaciones con Israel (Muoviti per la Palestina – fine al commercio di armi e alle relazioni con Israele), questo è il nome della manifestazione che si prevede interesserà migliaia di manifestanti provenienti da varie parti dello stato spagnolo, grazie alla messa a disposizione di autobus organizzati dalle varie associazioni e collettivi presenti su tutto il territorio. Davanti alle indagini che hanno svelato le almeno 134 operazioni di compravendita avvenute dal 7 ottobre 2023 tra Governo spagnolo ed aziende belliche israeliane, nonostante la promessa del ministero della difesa spagnolo di aver cessato ogni relazione commerciale con lo stato di Israele, anche la società civile spagnola ha scelto di non rimanere in silenzio.
«Con la consapevolezza che noi siamo loro. E che a noi – italiani ed europei – verrà chiesto conto della loro morte. Perché a compiere la strage è un nostro alleato, Israele. Per ripudiare l’Europa delle guerre antiche e contemporanee, per proteggere l’Europa di pace nata da un conflitto mondiale, esiste un solo modo: proteggere le regole, il diritto, e la giustizia internazionale. E soprattutto guardarci negli occhi, e guardarci come la sola cosa che siamo. Umani», scrivono gli organizzatori.
Mentre l’Europa si arrocca con un piano di riarmo finalizzato a proteggersi da presunte, quanto apparentemente incombenti minacce anti atlantiste, sulle coste orientali di quel mare che per secoli è stato scambio culturale e strumento di giogo militare per il nostro continente, la popolazione gazawi è destinata ad un annientamento annunciato. Il 9 maggio può essere il giorno giusto per fare i conti con la nostra coscienza ed esprimere il nostro dissenso.
Il silenzio è stato rotto da tempo. Mettersi contro ad una amministrazione come quella israeliana è un errore. Assassini sono e assassini rimangono. L’uso della forza come difesa ha dei limiti che solo la prudenza può gestire. In questo caso, da parte di Israele, nessuna prudenza ma solo pianificazione e volontà di sterminio. Il male richiama male, la violenza richiama violenza, l’odio richiama odio, Chi sarà veramente in grado di rompere questo infinito inganno di vendette e sopraffazioni? Ora Israele dovrà esaurire la sua volontà di morte e noi tutti dovremo solo imparare a difenderci da costoro, senza però volere il loro male, muovendoci su un labile confine tra difesa e vendetta. Mettere alla sbarra il pazzo non vuol dire nuocergli ma renderlo innocuo. Dobbiamo riuscirci, è la nostra ed unica missione, fare in modo che tutti gli “israeliani” di questo pianeta non ci nuocciano veramente più. L’uso della prepotenza non porterà a nulla. Quale giustizia potremo mai richiamare? La giustizia che richiama su sé stesso colui che vuole e infligge dolore e disperazione sugli altri suoi fratelli!!!