domenica 4 Maggio 2025

Migranti: il Decreto Flussi del governo finisce davanti alla Corte Costituzionale

Si apre un nuovo fronte di potenziale scontro tra magistratura e governo sul tema delle politiche migratorie. La Corte d’Appello di Lecce ha infatti sollevato la questione di legittimità costituzionale del “decreto Flussi” (decreto legge 145/2024), convertito in legge nel dicembre scorso, per una serie di presunte criticità giuridiche. A firmare le due ordinanze è il consigliere di turno Giuseppe Biondi, che ha sospeso il giudizio sulla proroga del trattenimento di due migranti nel Cpr di Restinco (Brindisi) per i quali era pendente anche il ricorso contro il rigetto della richiesta di protezione internazionale. Quattro i principali profili di incostituzionalità individuati: la compressione del diritto alla difesa, l’assenza dei requisiti di necessità e urgenza che devono giustificare i decreti legge, la mancanza di specializzazione del giudice designato per esprimersi su questioni complesse come le convalide dei trattenimenti e la violazione dell’articolo 3 della Costituzione, che garantisce l’eguaglianza davanti alla legge.

Il fulcro della questione ruota attorno al passaggio delle competenze sulle convalide dei trattenimenti dai Tribunali specializzati in immigrazione alle Corti d’Appello, stabilito dall’esecutivo attraverso il decreto dopo che alcune ordinanze del Tribunale di Roma avevano bloccato i trasferimenti in Albania. Secondo il giudice, «affinché lo spostamento di competenza possa ritenersi rispettoso del principio del giudice naturale, di cui all’articolo 25, comma 1, della Costituzione, è necessario che sia previsto dalla legge in funzione di esigenze di rilievo costituzionale». Ma, osserva il giudice, tale passaggio appare motivato più da una volontà politica di aggirare l’opposizione di parte della magistratura che da reali esigenze normative. Nel provvedimento si rileva inoltre che «l’originaria previsione, che già non si fondava su alcuna ragione esplicita di straordinaria urgenza e necessità, è stata stravolta in sede di conversione del decreto-legge, ancora una volta senza che ciò fosse giustificato da esplicite ragioni di straordinaria urgenza e necessità». Il riferimento è all’articolo 77 della Costituzione, che limita il ricorso alla decretazione d’urgenza a situazioni eccezionali e documentate, secondo Biondi assenti nel caso del decreto 145/2024.

Particolarmente rilevante è anche il passaggio in cui il giudice, oltre a evidenziare possibili profili di incostituzionalità in riferimento all’articolo 3 della Costituzione (in cui si legge che «tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, razza, lingua, religione, opinioni politiche, condizioni personali e sociali»), afferma non può essere taciuta «l’irragionevole compressione dei diritti difensivi scaturita dalla modifica apportata al giudizio di impugnazione relativo al provvedimento di convalida». Dal punto di vista organizzativo, inoltre, le norme avrebbero generato caos e disorganicità. Si legge nella pronuncia: «La non felice formulazione delle norme ha determinato sul piano organizzativo l’attribuzione di questa materia in maniera disorganica ora alle Sezioni civili delle Corti di Appello, ora alle sezioni Penali delle stesse», mentre in Cassazione i ricorsi sono assegnati alla Prima sezione penale, con ulteriore disorientamento istituzionale. Otre che alla Corte Costituzionale, che sarà presto chiamata a vagliare le carte, le due ordinanze sono state trasmesse anche alla Presidenza del Consiglio e ai presidenti di Camera e Senato.

Il decreto flussi è stato definitivamente approvato dal Parlamento lo scorso dicembre. Al suo interno è stata inserita la misura che toglie alle sezioni specializzate dei tribunali la competenza sulle convalide dei trattenimenti, affidandola alle Corti d’Appello, nel tentativo di fermare le sentenze che hanno progressivamente ostacolato i trasferimenti in Albania dei migranti, nonché quella che ha introdotto una nuova lista di Paesi considerati “sicuri” (tra cui l’Egitto). Presenti anche una stretta sul diritto al ricongiungimento familiare e sanzioni più severe per le ONG che operano in mare e una norma che ha secretato i contratti relativi alla fornitura di mezzi e materiali destinati al controllo delle frontiere sono da ora secretati, la quale comporta che i dettagli sulle forniture alla Guardia Costiera di Libia e Tunisia non vengano più resi pubblici. Immediatamente dopo l’approvazione del provvedimento al Senato, sono giunte dure reazioni dal CSM,  che ha in particolare criticato la decisione di trasferire dai tribunali alle Corti d’Appello alcune competenze in materia di trattenimento dei migranti, e da una serie di ONG, che hanno definito il decreto Flussi «un’altra legge dannosa, propagandistica e disumana, oltreché palesemente illegittima» volta ad «aggirare il diritto internazionale».

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Stefano Baudino

Laureato in Mass Media e Politica, autore di dieci saggi su criminalità mafiosa e terrorismo. Interviene come esperto esterno in scuole e università con un modulo didattico sulla storia di Cosa nostra. Per L’Indipendente scrive di attualità, politica e mafia.

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