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Oggi celebrano la giornata dell’ambiente, ma in tutta Europa si reprimono gli attivisti

L’attenzione della stampa mainstream è oggi rivolta verso le celebrazioni della giornata mondiale dell’ambiente. Ciò che manca, tra carte di giornale verdi e approfondimenti ad hoc, è un pensiero a chi dell’ambiente ne ha fatto un impegno quotidiano: gli ecoattivisti. Questi ultimi, nonostante la disobbedienza civile non violenta, sono finiti nella rete dello stigma sociale e della repressione. Lo scorso aprile, in Italia, i militanti di Ultima generazione sono stati accusati [1]dalla Procura di Padova di costituire un’associazione a delinquere. Per lo stesso reato, a cui si è aggiunto l’aggravante del sabotaggio, la procura generale di Monaco di Baviera ha autorizzato perquisizioni e sequestro di beni nei confronti di sette attivisti di Ultima generazione. A fine maggio, in Olanda, la polizia ha arrestato 1.500 persone che stavano manifestando senza autorizzazione ma in modo pacifico contro i sussidi ai combustibili fossili che, secondo l’Agenzia internazionale dell’energia (IEA), sono raddoppiati tra il 2021 e il 2022, raggiungendo la soglia del trilione di dollari.

La strada intrapresa dai Paesi europei, e non solo (come dimostrano i casi di repressione negli Stati Uniti [2]), segna un punto di rottura tra i governanti e le “ultime generazioni” in grado di agire per contrastare la crisi ecologica. Lo scorso aprile, il governo Meloni ha presentato [3] al Senato un disegno di legge che amplierebbe la possibilità di arresto in flagranza degli ambientalisti in caso di imbrattamento di beni culturali o paesaggistici. Da dicembre 2021, gli attivisti di Ultima generazione hanno collezionato in Italia 2mila denunce e 90 fogli di via, a fronte di 120 proteste realizzate. Stephane Dujarric, portavoce del Segretario generale delle Nazioni Unite António Guterres, ha dichiarato: «gli attivisti per il clima, guidati dalla voce morale dei giovani, hanno continuato a perseguire i loro obiettivi anche nei giorni più bui. Devono essere protetti, abbiamo bisogno di loro ora più che mai. I manifestanti sono stati determinanti in momenti cruciali per spingere i governi e i leader delle imprese a fare molto di più. Gli obiettivi climatici globali sarebbero già fuori portata senza di loro».

Per richiamare l’attenzione sulla necessità di interventi seri e strutturali per fermare, o quantomeno limitare, i cambiamenti climatici, gli ecoattivisti hanno fatto ricorso a vari strumenti: dagli iniziali blocchi del traffico si è arrivati al lancio di vernice lavabile su quadri (protetti da vetri) o monumenti. Al di là dei metodi adottati, che negli ultimi mesi hanno diviso l’opinione pubblica tra “favorevoli” e contrari”, dovrebbe preoccupare la scelta dei governanti europei di cavalcare l’onda della repressione per continuare a guardare il dito, ignorando la luna: punire la disobbedienza civile non violenta non affrontando il problema alla base, dunque la tutela dell’ambiente. Quest’ultima scelta richiederebbe d’altronde uno scontro frontale con lobby [4] e gruppi di interesse potenti [5], a cui il mondo politico ha da tempo ceduto il passo.

[di Salvatore Toscano]