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Aumenti ingiustificati: le principali società energetiche italiane nel mirino dell’Antitrust

L’Antitrust, ente che tutela il diritto alla concorrenza, ha avviato sette istruttorie e adottato altrettanti provvedimenti cautelari contro le principali società fornitrici di energia, ovvero Enel, Eni, Hera, A2A, Edison, Acea ed Engie, per presunte modifiche unilaterali illegittime del prezzo di fornitura di energia elettrica e gas naturale. Queste ultime, derogando al divieto di aumentare le tariffe contenuto nel decreto Aiuti bis [1], avrebbero causato un danno economico a milioni di utenti tra consumatori, condomini e microimprese. Le società, che in Italia rappresentano ben l’80% del mercato della fornitura di energia, avranno a disposizione una settimana per difendersi dalle accuse. In caso di esito negativo, dovranno sospendere l’applicazione delle nuove condizioni economiche e ripristinare i prezzi praticati prima del 10 agosto 2022, data di entrata in vigore del decreto Aiuti bis.

La norma approvata dal governo Draghi, convertita dalla legge [2] 21 settembre 2022 n. 142, aveva come obiettivo la tutela delle famiglie e delle microimprese dai rincari energetici. Per questo motivo, era stata disposta la sospensione – dal 10 agosto 2022 al 30 aprile 2023 – delle clausole contrattuali che consentono alle società di vendita di modificare il prezzo di fornitura, fatta eccezione per i cambi già perfezionati prima del 10 agosto. Le modifiche unilaterali si traducono spesso in rialzi automatici delle bollette per adattare i prezzi delle forniture alle fluttuazioni del mercato. Nonostante tale pratica sia sospesa dalla legge italiana, negli ultimi mesi sono stati oltre sette milioni e mezzo gli utenti che hanno ricevuto le comunicazioni di variazione delle condizioni economiche. Di questi, circa oltre due milione e seicentomila avrebbero subito un illegittimo aumento di prezzo.

L’intervento dell’Antitrust è l’ennesimo tassello di una storia di odi et amo tra le compagnie energetiche e le autorità italiane. Con il decreto Aiuti, il governo Draghi ha introdotto una tassa [3] del 25% sugli extraprofitti delle compagnie energetiche, calcolata sulla base dell’incremento del saldo tra operazioni attive e passive (quantificate sulla base delle comunicazioni trasmesse ai fini IVA) realizzato dal 1° ottobre 2021 al 30 aprile 2022, rispetto al medesimo periodo tra il 2020 e il 2021. Si trattava di una misura una tantum, divisa in due rate, che non ha avuto seguito. A giugno, l’esecutivo guidato da Mario Draghi ha deciso infatti di eliminare dal decreto Bollette una tassa [4] sugli extraprofitti delle compagnie energetiche relativa a un periodo di soli tre mesi e a somme comunque esigue (10% di un importo ancora da definire nei dettagli). Strappo evitato con i colossi del settore capeggiati da Eni, il cui amministratore delegato ha accompagnato [5] nell’ultimo anno l’ex ministro degli Esteri Luigi di Maio nelle spedizioni alla ricerca di gas e petrolio tra Africa e Medio Oriente.

[di Salvatore Toscano]