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Lockdown: ora Trudeau e Bassetti difendono le proteste in Cina (sconfessandosi da soli)

«Tutti in Cina dovrebbero essere autorizzati a protestare. Continueremo ad assicurarci che la Cina sappia che sosterremo i diritti umani e le persone che si esprimono». Così il Primo Ministro canadese Justin Trudeau ha appoggiato [1] martedì i manifestanti in Cina, difendendo il loro diritto di protestare contro la politica di “tolleranza zero” al Covid, che ha visto il susseguirsi di lockdown molto rigidi e i test Pcr quasi quotidiani della popolazione. Trudeau ha aggiunto che è importante che le autorità cinesi rispettino il diritto dei giornalisti a informare, «a fare il loro lavoro». 

Dietro l’apparente anelito per la libertà a supporto della libera informazione e delle proteste in Cina, c’è lo stesso leader politico che, pochi mesi fa, ha adottato misure repressive e liberticide contro il Freedom Convoy [4]Il premier canadese, che ora si appella alla libertà di protesta e di espressione, è lo stesso che tra fine gennaio e febbraio ha schiacciato con la violenza le rivendicazioni dei camionisti contro l’abolizione dell’obbligo vaccinale per i lavoratori transfrontalieri voluto dal governo. Quando la protesta si è diffusa a macchia d’olio oltreoceano ad altri Paesi, Trudeau si è visto costretto a scappare e a invocare l’Emergencies Act [5], un provvedimento che ha autorizzato il Governo ad adottare “misure temporanee speciali”. La polizia ha inoltre represso con la violenza le proteste usando spray urticanti e granate stordenti, arrestando i manifestanti e rimorchiando i veicoli. Come se non bastasse, il governo canadese ha congelato i conti bancari di alcune persone ritenute coinvolte nelle proteste, dimostrando che l’allarme lanciato da ricercatori e attivisti negli ultimi anni era tutt’altro che una paranoia cospirazionista [6]: con l’identità e la moneta digitali si rischia di reprimere il dissenso cancellando con un click la liquidità di coloro che dovessero manifestare contro il Sistema. 

Se tali grottesche contorsioni mentali fanno breccia su coloro che hanno la memoria corta e si sono già dimenticati le misure liberticide adottate dal governo canadese che, è bene ricordarlo, sono state tra le più radicali al mondo, a essere vittima di una simile forma di bipensiero orwelliano è, nel nostro Paese, Matteo Bassetti

A cinguettare un post a sostegno delle proteste cinesi e a parlare di “scintilla di libertà” è lo stesso infettivologo [10] che, non solo non ha mai speso una sola parola a sostegno delle proteste contro il Green Pass nel nostro Paese, ma a dicembre del 2021 invocava l’obbligo vaccinale e auspicava l’intervento dei carabinieri per i No vax: «Per queste persone ci vorrebbe l’obbligo vaccinale, ma quello serio: ti mando i carabinieri a casa a prenderti». 

Lo stesso Bassetti [11], che ora paragona le proteste in Cina a quelle di Piazza Tienanmen del 1989 e su Facebook [12] critica la politica cinese zero Covid, giudicandola «assolutamente sbagliata, antiscientifica, assurda e autoreferenziale», è lo stesso che nell’agosto 2021 equiparava gli scettici del siero a “terroristi”: «Vanno trattati come tali, sono un movimento sovversivo, sono dei terroristi». Bassetti, che è stato complice nel processo di criminalizzazione del dissenso, ora, paradossalmente, saluta i manifestanti in Cina come eroi rivoluzionari. 

Il popolo del web si è scatenato contro Trudeau e Bassetti, rinfacciando loro, chi con rabbia e chi con ironia, la falsità mostrata e ricordando quanto da questi sostenuto fino a pochi mesi fa.

La schizofrenia delle dichiarazioni di leader ed esperti che si sconfessano da soli, sta manifestando il cortocircuito delle politiche adottate per il contrasto della pandemia, ora che sempre più studi scientifici [13] ne stanno avvalorando non solo l’inconsistenza ma anche gli errori macroscopici che hanno portato alla costituzione di nuove forme di autoritarismo tecno-sanitario fatto di compressione delle libertà, vessazioni e discriminazioni, creando un pericoloso precedente per le democrazie occidentali.

Se cambiare opinione è assolutamente lecito, piegare la verità alle proprie esigenze, falsare il passato, ingannare l’opinione pubblica appare semplicemente un espediente retorico, una tattica propagandistica, una forma di convenienza per ricucirsi un’aura di credibilità e riciclarsi quando il castello di carte inizia a sgretolarsi perché il vento cambia. 

[di Enrica Perucchietti]