- L'INDIPENDENTE - https://www.lindipendente.online -

È finito lo stato di emergenza, ma per molti italiani non cambia nulla

Da questa mattina non è più in vigore, dopo oltre due anni, lo stato di emergenza legato alla pandemia: nonostante ciò, però, diverse restrizioni sono ad oggi in vigore, motivo per cui la vita dei cittadini sarà in diversi ambiti ancora limitata. Con il recente decreto-legge [1] relativo al “superamento delle misure di contrasto alla diffusione dell’epidemia da Covid-19, in conseguenza della cessazione dello stato di emergenza”, è stata infatti definita la roadmap per il ritorno alla normalità che sarà solo graduale, ragion per cui diverse restrizioni a diritti e libertà sono tuttora presenti. In tal senso, se da un lato a partire da oggi tramonta ad esempio il sistema dei colori ed il green pass (sia base che rafforzato) non è più necessario in diversi luoghi tra cui negozi ed uffici pubblici, dall’altro il super green pass è ancora in vigore – e lo sarà fino al 30 aprile – per accedere tra l’altro a sale gioco, centri benessere, eventi sportivi al chiuso, piscine e palestre nonché servizi ed attività relativi allo sport di squadra e di contatto.

Proprio quest’ultimo punto rappresenta il primo tema da approfondire dato che, seppur da oggi sia possibile praticare sport all’aperto senza alcuna certificazione, gli over 12 privi del super green pass non potranno fare sport nei modi sopracitati. A tal proposito, non si può non porre la lente d’ingrandimento in maniera particolare sulla situazione relativa ai ragazzi [2] che, nonostante siano già stati ampiamente danneggiati [3] dalle restrizioni pandemiche, dovranno ancora esibire il lasciapassare sanitario per, ad esempio, potersi allenare in palestra. Un problema di non poco conto, con il benessere psico-fisico dei giovani privi del green pass rafforzato che rischia di essere ulteriormente compromesso non potendo ancora svolgere tutti i tipi di attività sportiva.

Oltre a ciò, un’altra questione da ricordare è quella dell’obbligo vaccinale, presente per diverse categorie tra cui innanzitutto quelle del personale sanitario e degli operatori delle Rsa. Per gli appartenenti a queste ultime, infatti, l’obbligo vaccinale vi sarà fino al 31 dicembre 2022, pena la sospensione dalle mansioni e dallo stipendio. Per categorie quali il personale scolastico e le forze dell’ordine nonché per gli over 50, invece, l’obbligo di sottoporsi al vaccino anti Covid terminerà il 15 giugno. Tuttavia, a differenza del personale sanitario, per accedere al luogo di lavoro è adesso sufficiente per gli appartenenti a tali categorie mostrare semplicemente il green pass base.

Una menzione speciale deve essere indubbiamente riservata ai docenti scolastici non vaccinati, che sono stati autorizzati a tornare a lavoro in maniera alquanto discutibile non potendo entrare nelle classi per svolgere la propria professione. Il decreto-legge, infatti, considera l’adempimento dell’obbligo vaccinale condizione necessaria per lo svolgimento delle attività didattiche a contatto con gli alunni, motivo per cui prevede che il dirigente scolastico debba “utilizzare il docente inadempiente in attività di supporto all’istituzione scolastica”. I professori, in pratica, sono stati riammessi a scuola da paria [4].

Dunque la fine dello stato di emergenza in Italia non concide affatto con la fine delle restrizioni e di quelle che anche Amnesty International ha definito “discriminazioni verso i non vaccinati”. Il certificato verde rimane necessario per svolgere molte attività così come l’obbligo vaccinale per molti cittadini. E per tutti la fine del sistema del green pass (o meglio la sua sospensione, dato che il governo si è riservato la possibilità di riattivarlo) non sarò nemmeno il primo maggio come riportato su molti media. Non sarà così, ad esempio, per le visite nelle Rsa e nei reparti di degenza delle strutture ospedaliere (dove rimarrà obbligatoria la certificazione rafforzata addirittura fino al 31 dicrembre). Non sarà così nemmeno per gli obblighi vaccinali: questi rimarranno in vigore fino al 15 giugno per gli ultra-cinquantenni e ancora fino al 31 dicembre per personale sanitario e operatori delle Rsa.

[di Raffaele De Luca]