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La scienza ai tempi del Draghistan

Con le nuove regole emanate ieri in Italia ai non vaccinati sarà impedito non solo accedere a qualsiasi sembianza di vita sociale, ma persino assolvere a molte esigenze di base della vita quotidiana. Non potranno andare dal barbiere, a comprare vestiti e nemmeno alle pompe funebri. Potranno accedere ad alimentari e farmacie, ma su questo punto si attende un prossimo Dpcm che li autorizzi a pagare con i soldi del Monopoli, visto che quello attuale sancisce che “la riscossione presso gli sportelli di Poste italiane Spa e degli istituti di credito abilitati, di pensioni o emolumenti comunque denominati non soggetti ad obbligo di accredito non fa parte delle esigenze essenziali e primarie o di quelle attività indifferibili e urgenti”. Sono misure che si aggiungono alle enormi restrizioni già presenti, che impediscono ai non vaccinati di accedere a tutti i mezzi pubblici e obbligano di fatto al confino [1] gli abitanti delle isole. Sono misure, bene sottolinearlo da subito, che non hanno pari in nessun altro Paese d’Europa. Nessuno. Anzi, le nuove restrizioni arrivano mentre molti stati stanno muovendo in direzione opposta.

Persino Israele, nazione che da inizio pandemia è stata considerata l’apripista delle restrizioni e delle vaccinazioni di massa (sono già alla quarta dose), sta facendo marcia indietro sul passaporto vaccinale, con il ministro delle Finanze che ha giudicato [2] il green pass una misura che si è rivelata «senza alcuna logica medica ed epidemiologica». Lo stesso green pass che stanno abbandonando, insieme al grosso delle restrizioni, anche Regno Unito [3], Scozia e Irlanda. Mentre altri Paesi europei come la Spagna non lo hanno mai adottato, nemmeno nella sua forma base. Sono tutti fessi tranne noi? A giudicare dai dati non sembra proprio. Non vi è giorno nel quale la propaganda governativa non ripeta che green pass, super green pass ed obbligo vaccinale sono misure che hanno permesso di salvare migliaia di vite, eppure basta consultare i dati ufficiali [4] messi a disposizione dalla John Hopkins University per constatare l’inganno: l’Italia è ad oggi il grande paese europeo con il maggior tasso di mortalità per Covid: 236,48 per centomila abitanti, contro i 194,57 della Spagna senza green pass e i 229,99 del Regno Unito di quel cattivone di Boris Johnson, spesso dipinto sui media nostrani come il principe del male perché non ha voluto saperne di reintrodurre le chiusure nemmeno durante il picco della quarta ondata. Lo stesso vale anche prendendo in considerazione la letalità, ovvero il tasso di decessi non sul totale della popolazione ma su quello dei positivi: 1,0% in Regno Unito e Spagna, 1,5% in Italia. Analizzando i dati si scopre che solo Romania, Polonia e Croazia hanno fatto peggio dell’Italia tra i 27 membri dell’Unione Europea.

I più accaniti sostenitori del governo potrebbero provare a ribattere che si tratta di dati che tengono insieme l’intero biennio pandemico e che l’introduzione del green pass sia servita proprio a invertire la rotta. Ebbene, anche di questo non vi è alcuna evidenza. Per settimane, mentre il picco della quarta ondata menava forte in Germania e negli altri paesi del nord Europa e pareva sotto controllo in Italia, la linea del governo Draghi e dei media compiacenti era stata quella di leggere il dato come la dimostrazione incontrovertibile del successo della certificazione verde. Poi è successo quello che chiunque guardasse i numeri senza paraocchi ideologici aveva immaginato. L’ondata si è spostata verso il sud Europa e l’Italia ne è stata travolta. Il confronto con la Spagna è ancora una volta illuminante: anche il paese iberico si trova ormai da una settimana abbondante nella cosiddetta fase di plateau (quella in cui la curva dei contagi non è più in ascesa ma nemmeno scende), ma vi si trova con meno casi positivi. In Spagna la media si è attestata attorno ai 130mila positivi giornalieri, il 2,75% della popolazione, mentre in Italia è attorno ai 180mila casi, il 3,02%. Ma il green pass non era quello strumento che ci assicurava di stare tra persone non contagiose? Nemmeno Draghi ha avuto il coraggio di ripeterlo nell’ultima conferenza stampa. Ora – visto che questa narrazione non è evidentemente sostenibile di fronte ai dati – dal governo accreditano la linea che il green pass serva a non riempire gli ospedali. In quale modo non è dato saperlo, ma almeno sarà vero? Spagna, senza green pass: media di 16.000 ricoverati positivi (8,9% dei contagiati) Italia, con green pass e super green pass: media di 21.000 ricoverati positivi (11,7% dei contagiati).

Questi sono dati, trasparenti, oggettivi, accessibili a tutti. Dal governo invece da mesi, si ottengono solo frasi ad effetto e la demonizzazione di chiunque osi mettere in discussione la narrazione dominante. Di fronte a questa nuova manovra di accerchiamento verso i diritti di milioni di italiani sarebbe ora che dal governo rispondessero ad una sola e semplice domanda, e che lo facessero dimostrando una volta tanto quanto affermano: in base a quali dati, ricerche scientifiche e statistiche in possesso dell’esecutivo si continua a sostenere che green pass e super green pass siano misure che si stanno dimostrando efficaci nel risolvere la crisi pandemica? Una sola domanda alla quale i cittadini meritano una risposta non propagandistica, o è chiedere troppo ai tempi del Draghistan?

[di Andrea Legni – direttore de L’Indipendente]