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La crisi del gas in Europa sta arricchendo gli esportatori USA

La crisi energetica che sta attraversando l’Unione Europea, che ha fatto schizzare i prezzi a livelli record, ha senz’altro fatto contenti gli esportatori di gas naturale liquefatto (GNL) statunitensi. Nel dicembre scorso le esportazioni in direzione dell’Europa hanno toccato un livello senza precedenti [1]. Una flotta di navi fa da spola nell’Atlantico per assicurare che l’Europa sia rifornita di energia.

L’Asia è in genere la destinazione principale per i carichi di GNL degli Stati Uniti ma questo inverno la significativa richiesta europea di energia ha portato a puntare sul mercato del “Vecchio Continente” e i terminal di esportazione di gas naturale liquefatto degli USA operano a capacità superiore per riuscire a soddisfare tutta la domanda. Metà dell’intera esportazione statunitense di GNL del mese passato è andata in Europa segnando un incremento del 37% rispetto al gennaio 2021: circa 7,15 milioni di tonnellate di GNL sono state spedite il mese scorso a bordo di 106 navi cisterna.

Secondo quanto riportato da Bloomberg [2], dall’inizio dell’anno, su 76 carichi di GNL statunitensi in transito, 10 navi cisterna che trasportano 1,6 milioni di metri cubi combinati di combustibile per centrali elettriche e di riscaldamento hanno dichiarato come destinazione l’Europa. Inoltre, 20 petroliere che trasportano circa 3,3 milioni dimetri cubi di petrolio da scisto stanno attraversando l’Atlantico per attraccare nei porti europei.

Oltre alle gravi difficoltà subite dalla catena di approvvigionamento globale innescata dalla pandemia, la crisi energetica europea ha senz’altro nelle sue ragioni le tensioni politico-economiche che insistono nei confronti della Russia e le continue pressioni statunitensi. La questione in Ucraina e il Nord Stream 2 sono il pomo della discordia centrale nella contesa geostrategica tra le due superpotenze, per cui l’Europa non sa prendere una posizione decisa rispetto ai suoi stessi interessi. Il raddoppio del passaggio a Nord del gas russo permetterebbe di far arrivare in Europa 55 miliardi di metri cubi di gas all’anno.

Nel settembre scorso [3] la costruzione del Nord Stream 2 è terminata, ma un giudice tedesco ha successivamente bloccato la sua messa in funzione. Il regolatore tedesco ha infatti sospeso il processo di approvazione utile per l’avvio del gasdotto, ritenendo necessario che Nord Stream 2 AG crei una società con sede legale in Germania e presenti una nuova domanda di certificazione, conformemente alla legislazione europea. Solo dopo tale procedimento riprenderà l’iter burocratico al cui esito si dovrà esprimere la Commissione Europea. Nel frattempo [4], il Presidente ucraino Vladimir Zelensky ha esortato i politici statunitensi ad approvare un disegno di legge che impegni la Casa Bianca ad imporre sanzioni sul progetto russo-europeo a cui partecipano, oltre Gazprom, Royal Dutch Shell, OMV, Engie, Uniper e Wintershall.

Intanto [5] che si compiono i giochi di potere, le famiglie e le imprese vengono duramente colpite dall’aumento vertiginoso dell’energia. Gli unici che stanno traendo beneficio economico dalla situazione sono dunque gli Stati Uniti, ovvero coloro che stanno anche intimando ai Paesi europei di agire contro il proprio interesse [6], rinviando l’attivazione del gasdotto Nord Stream 2 e proseguendo nella politica delle sanzioni a Mosca. Follow the money for understanding the truth (Segui i soldi per capire la verità), un vecchio adagio che pare spendibile anche nei casi più scottanti della geopolitica contemporanea.

[di Michele Manfrin]