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Nigeria, la Shell pagherà per le fuoriuscite di petrolio

La Royal Dutch Shell, una tra le quattro multinazionali private più importanti per il settore petrolifero, dovrà pagare 95 milioni di euro (111, 6 milioni di dollari) alla Nigeria per ciò che è accaduto nel 1970: una fuoriuscita di petrolio, che ha causato gravi danni ambientali. All’epoca, infatti, il versamento del corrispettivo di ben 250 barili di greggio ha inquinato in maniera irreversibile i territori nell’area della Nigeria meridionale. È dal 1958 che la multinazionale Royal Dutch Shell estrae greggio nei territori in cui è avvenuto, nel 1970, il grave episodio. Dal 2008 ha poi avuto inizio la causa contro la Royal Dutch Shell, per volontà di quattro agricoltori nigeriani unitosi con Milieudefensie [1], una filiale dell’Ong olandese Friends of Earth. Il Tribunale internazionale dell’Aja ha quindi ordinato alla Shell di risarcire tre dei quattro agricoltori che hanno presentato la causa e, oltre all’importante risarcimento, la Shell è ora tenuta a installare un sistema di rilevamento, per riconoscere immediatamente eventuali perdite dalle condotte di greggio.

Mercoledì, un portavoce locale della Shell Petroleum Development Company of Nigeria si è così pronunciato: «L’ordine di pagamento di 111 milioni di dollari ai ricorrenti è per la piena e definitiva soddisfazione della sentenza». Dopo la sentenza della Corte d’Appello dell’Aja, la multinazionale operante nel settore petrolifero ha accettato di pagare la cifra ai querelanti e ai loro concittadini. Gli avvocati coinvolti hanno infatti precisato che la cifra spetta di diritto alle comunità della Nigeria meridionale per le fuoriuscite di greggio del 1970. Le comunità nigeriane hanno da tempo combattuto importanti battaglie legali per tutti i danni ambientali causati dalle fuoriuscite di petrolio; ora, la giustizia ha avuto la meglio e la Shell è tenuta a pagare i danni causati anni fa. L’ avvocato che rappresenta la comunità Ejama-Ebubu nello stato di Rivers, Lucius Nwosa, ha così confermato la decisione: «Hanno finito i trucchi e hanno deciso di venire a patti. La decisione è una rivendicazione della risolutezza della comunità per la giustizia». Da Shell hanno comunque voluto precisare che le fuoriuscite per cui la multinazionale è stata riconosciuta responsabile, sono in realtà – a loro dire – state conseguenza dai diversi danni causati agli oleodotti e alle infrastrutture durante la guerra civile nigeriana del 1967-70 [2] (guerra del Biafra).

Questa volta, però, il loro punto di vista non è stato considerato come veritiero e la Shell dovrà risarcire per i danni causati; è un’importante sentenza quella della Corte dell’Aja, che ha ritenuto una potente multinazionale responsabile per il suo duty of care, riconoscendo quanto il cosiddetto “oilspill” abbia portato a gravi conseguenze nel breve e nel lungo termine, tanto all’ambiente quanto ovviamente alle comunità che vivono nei territori in cui ha avuto luogo il versamento di petrolio. Non è la prima volta che la Shell si trova faccia a faccia con la giustizia: lo scorso 26 maggio, ha avuto luogo una sentenza storica [3] in Olanda, da parte del Tribunale dell’Aja. È infatti stato messo in evidenza quanto i termini dell’Accordo di Parigi per il contenimento dell’aumento della temperatura, vadano ovviamente a vincolare anche le società responsabili dell’emissione di Co2. Il giudice ha dunque imposto la revisione degli obiettivi ambientali della multinazionale, imponendo a Shell di tagliare le proprie emissioni del 45% entro il 2030. Non solo, ma tanto Shell quanto Eni (che opera nella stessa area di Shell in Nigeria) sono anche state indagate per corruzione, portando il governo nigeriano a ritirare la licenza petrolifera OPL 245 [4].

[di Francesca Naima]